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A Palazzo Canavese nasce il museo diffuso. Mecalera illumina il ricetto

Successo per Mecalera: ricerca di Elsa Giovannini e Luci nel ricetto

Elsa Giovannini, fondatrice dell’associazione Ricetto di Palazzo Canavese

Elsa Giovannini, fondatrice dell’associazione Ricetto di Palazzo Canavese

Cosa accade quando un luogo parla da sé, ma qualcuno trova le parole giuste per farlo ascoltare a tutti? A Palazzo Canavese, il ricetto intorno alla torre dell’orologio ha ritrovato voce e centralità grazie a Mecalera, il museo diffuso che ha raccolto uno straordinario successo fin dal suo debutto. Un progetto capace di restituire sguardo e attenzione a un patrimonio storico che aspettava solo di essere riscoperto.

Il cuore del progetto è il ricetto, quell’intreccio di spazi e memorie che si stringono attorno alla torre dell’orologio. Mecalera lo mette in scena senza effetti speciali: basta la bellezza dei luoghi, riportata in primo piano, per ricordare quanto un tessuto urbano possa custodire identità, lavoro, gesti quotidiani, stratificazioni di storia.

A guidare questa rinascita c’è il lavoro di Elsa Giovannini, fondatrice dell’associazione Ricetto di Palazzo Canavese. Le sue ricerche hanno riaperto percorsi, ricomposto storie, illuminato dettagli che rischiavano di restare invisibili. È un’azione culturale che parte dalla conoscenza, per arrivare alla valorizzazione concreta: perché il patrimonio, quando viene compreso, torna a vivere.

In foto, Elsa Giovannini



All’inaugurazione del 7 ha fatto da cornice l’evento “Luci nel ricetto”, un titolo che dice già molto: non soltanto un apparato scenografico, ma un invito a guardare, a sostare, a lasciarsi guidare. La luce, qui, è un linguaggio: mette in evidenza, accompagna i passi, unisce i presenti attorno a un’idea comune di spazio pubblico e memoria condivisa.

Perché un museo diffuso? Perché restituisce al paesaggio il ruolo di protagonista e trasforma l’esperienza culturale in un percorso, non in una sosta. Mecalera dimostra che la qualità di un progetto non sta nella quantità degli apparati, ma nella precisione dello sguardo: selezionare, raccontare, suggerire. Così il ricetto torna ad essere non solo scenografia, ma racconto vivo.

Il successo riscontrato è un punto di partenza. Il patrimonio storico emerso grazie a queste ricerche merita continuità, cura e programmazione: visite, percorsi tematici, iniziative che consolidino la relazione tra abitanti e visitatori. Perché la bellezza, quando accade in modo condiviso, genera responsabilità. E Palazzo Canavese ha appena acceso una luce che vale la pena tenere accesa.

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