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Niente favole, solo gerarchie: il Napoli spegne il Bologna e si prende la Supercoppa

David Neres decide la finale con una doppietta: il Napoli batte il Bologna 2-0 e conquista la Supercoppa Italiana, terzo trionfo il 22 dicembre tra spettacolo calibrato e 9,5 milioni di premio.

Niente favole

Niente favole, solo gerarchie: il Napoli spegne il Bologna e si prende la Supercoppa

Nessuna magia, nessun colpo di scena, nessun lieto fine alternativo. Questa volta la favola Bologna resta nel cassetto e a vincere è semplicemente la squadra più forte. Il Napoli batte il Bologna 2-0 nella finale di Supercoppa italiana e alza il trofeo per la terza volta nella sua storia, dopo il 1990 e il 2014. Curiosità del calendario: anche allora era il 22 dicembre. Evidentemente, certe date non si discutono.

Decide tutto David Neres, con una doppietta distribuita con precisione chirurgica tra primo e secondo tempo. Un brasiliano che non fa poesia, ma prosa efficace. E soprattutto gol.

Conte aveva avvisato tutti dopo la semifinale col Milan: partita seria, scudetto onorato. Detto, fatto. Il Napoli entra in campo come una squadra che sa benissimo perché è lì. Aggressione alta, ritmo, fisicità. Il Bologna di Italiano, invece, sembra arrivato al limite del serbatoio. Più stanco che sorpreso, più spettatore che protagonista.

Neres ci prova subito, Elmas anche, Spinazzola spinge. Ravaglia tiene in piedi il Bologna finché può, poi al 39’ arriva la giocata che spacca la partita: tiro a giro di Neres, imprendibile, e gara in discesa. 1-0 all’intervallo è quasi poco per quanto visto. Un Bologna irriconoscibile nella prima frazione, uno dei più brutti della stagione.

Il secondo tempo non cambia il copione. Napoli ancora forte, ancora dentro la partita. Ravaglia salva su Højlund ed Elmas, il Bologna prova una reazione timida con Ferguson, poi il vuoto. E quando Ravaglia sbaglia il disimpegno con Lucumí, Neres ringrazia, firma il 2-0 e chiude i conti. Fine. Senza discussioni.

E così il Napoli porta a casa il primo trofeo stagionale, qualche certezza in più e soprattutto 9,5 milioni di euro. Dettaglio tutt’altro che secondario.

Tutto il resto è contorno, ma un contorno che dice molto. L’ingresso in campo trasformato in un evento da palinsesto, gli annunci enfatici, la regia attenta più allo show che al gioco, un pubblico che reagisce più per copione che per appartenenza. La sensazione è quella di un calcio messo in vetrina, lucidato e adattato al contesto, lontano dalla sua natura più autentica.

È uno spettacolo costruito, in cui la partita sembra spesso un dettaglio. Ma dietro le luci e la coreografia resta un elemento che di artificiale non ha nulla: il ritorno economico. Perché mentre la forma può apparire distante, la sostanza è chiarissima. Il premio è concreto, pesa sui bilanci e incide sulle stagioni. E il Napoli, senza farsi distrarre dalla scenografia, ha semplicemente fatto quello che doveva fare: vincere e incassare.

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