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Sudafrica, dodici uomini armati assaltano un pub e uccidono nove persone: chi controlla davvero le armi nel Gauteng?

Sparatoria di massa al KwaNoxolo Tavern di Bekkersdal, a ovest di Johannesburg. Fuoco incrociato dentro e fuori dal locale, almeno dieci feriti, assalitori in fuga. La polizia parla di AK-47 e pistole, ma il movente resta ignoto

Sudafrica, dodici uomini armati assaltano un pub e uccidono nove persone: chi controlla davvero le armi nel Gauteng?

Johannesburg

La musica del pub si è interrotta di colpo, sostituita da un crepitio secco e ritmato, impossibile da confondere. Era poco prima dell’una di notte di domenica 21 dicembre 2025 quando, nella township di Bekkersdal, a circa 40–46 chilometri a ovest di Johannesburg, un gruppo di uomini arrivati su due veicoli ha aperto il fuoco all’interno del KwaNoxolo Tavern e poi in strada, contro chiunque cercasse di fuggire. In pochi minuti il bilancio è diventato insostenibile: nove persone uccise e almeno dieci ferite, alcune in condizioni gravi. Tra i corpi a terra c’era anche quello di un autista di un servizio di ride-hailing, che aveva appena accompagnato un cliente. Le autorità parlano di circa dodici assalitori, armati di pistole e almeno un fucile d’assalto AK-47 (Avtomat Kalašnikova modello 1947), arrivati a bordo di un minibus bianco e di una berlina argentata, poi fuggiti lungo le strade polverose della cintura mineraria mentre continuavano a sparare.

Secondo la ricostruzione preliminare della South African Police Service (SAPS, Servizio di Polizia Sudafricano) e dei media pubblici sudafricani, il commando sarebbe entrato nel locale senza scambiare una parola e avrebbe sparato indiscriminatamente contro i clienti. Una parte degli aggressori sarebbe rimasta all’esterno, pronta a colpire chi tentava di scappare. All’uscita, la violenza è proseguita lungo la via principale della sezione di Tambo, coinvolgendo anche pedoni di passaggio. Le armi utilizzate, pistole 9 millimetri e almeno un AK-47, richiamano modalità operative già osservate in attacchi di gang e in regolamenti di conti legati a reti criminali e armi illegali, ma al momento la polizia non indica alcun movente confermato. È stata avviata una vasta caccia all’uomo con l’impiego di unità forensi e di intelligence e il coinvolgimento delle squadre Serious and Violent Crime Investigations e Crime Detection Tracing Unit. Nelle prime ore successive all’attacco si è parlato anche di dieci morti, ma il dato ufficiale di nove vittime è stato confermato in seguito, a dimostrazione della confusione che accompagna spesso le prime fasi di emergenze di questa portata.

Tra le vittime ci sono clienti seduti ai tavoli, persone colpite mentre correvano verso le uscite e almeno un passante. I dieci feriti sono stati trasportati negli ospedali della provincia del Gauteng. A parlare con i cronisti è stato, tra gli altri, il Maggiore Generale Fred Kekana, vertice operativo della polizia provinciale del Gauteng, che ha confermato la presenza di circa dodici assalitori e una dinamica definita “senza provocazione”. Resta da chiarire se gli aggressori conoscessero alcune delle vittime o se l’obiettivo fosse lanciare un messaggio dimostrativo sul territorio. La SAPS ha invitato i cittadini a fornire informazioni tramite la linea Crime Stop e l’applicazione MySAPS.

Per comprendere Bekkersdal occorre guardare alla geografia del Rand West City Municipality, un’area segnata da decenni di attività estrattive e industriali che hanno modellato l’economia locale e che negli ultimi anni hanno lasciato spazio a chiusure, disoccupazione elevata e fragilità sociali. La presenza di miniere abbandonate ha favorito la crescita del fenomeno degli zama-zama, minatori illegali dell’oro che operano in gallerie dismesse e che si muovono in una zona grigia tra povertà, sfruttamento e criminalità organizzata. In questo contesto proliferano armi illegali e reti di protezione, e diversi analisti locali sottolineano come, dove lo Stato arretra, l’accesso alla sicurezza, al lavoro e al credito diventi merce controllata da clan e bande.

Il Sudafrica dispone di un impianto normativo relativamente rigoroso sul possesso di armi da fuoco, e molte persone detengono legalmente pistole per difendersi da rapine e intrusioni. L’equilibrio reale, però, è alterato dalla vasta circolazione di armi illegali, spesso rubate a legittimi proprietari, sottratte a depositi o provenienti da vecchi arsenali passati di mano attraverso contrabbando e conflitti locali. Gli attacchi multipli con armi automatiche non sono quotidiani, ma si ripetono con una frequenza che desta preoccupazione. Le statistiche nazionali indicano che tra aprile e settembre 2025 il Paese ha registrato in media oltre 60 omicidi al giorno, con oscillazioni trimestrali anche più alte. Il quadro resta grave, nonostante fasi di temporaneo calo seguite da nuovi aumenti, rendendo fragile qualsiasi lettura semplificata del fenomeno.

Sul piano operativo, la SAPS continua ad annunciare operazioni mirate, sequestri di armi e arresti, pur lavorando spesso sotto pressione per carichi elevati, carenze investigative e tempi giudiziari lunghi. Dal fronte politico, partiti di opposizione come la Democratic Alliance chiedono da tempo la creazione di task force specializzate e una maggiore devoluzione di poteri investigativi a livello municipale per ridurre i colli di bottiglia. Il dibattito è aperto, ma la macchina della sicurezza pubblica procede più lentamente rispetto alla capacità di adattamento delle reti criminali.

Quella di Bekkersdal è la seconda sparatoria di massa in tre settimane nel Paese. Il 6 dicembre 2025, un attacco contro un ostello per lavoratori nell’area di Pretoria aveva provocato almeno 11 morti, tra cui un bambino di tre anni, e oltre una dozzina di feriti. Nella memoria collettiva restano anche gli attacchi del 2022: il 9 luglio a Sowetofurono uccise 16 persone in una taverna, mentre lo stesso giorno a Pietermaritzburg si contarono 4 vittime e 8 feriti. In molti di questi casi emerge uno schema ricorrente: spazi di socialità spesso sovraffollati, talvolta irregolari o poco protetti, che diventano bersagli facili perché concentrano persone e denaro e dove eventuali misure di sicurezza private non sono sufficienti contro commando armati.

Le autorità, al momento, non indicano una pista investigativa univoca. In episodi simili gli inquirenti hanno valutato in passato l’ipotesi di rapine degenerate in violenza estrema, di guerre per il controllo del territorio tra bande o di regolamenti di conti mirati mascherati da attacchi indiscriminati. Le parole del Maggiore Generale Fred Kekana, che ha parlato di azione “non provocata”, non sono sufficienti a chiarire il quadro. È probabile che le unità balistiche e forensi stiano ora analizzando bossoli e tracce per confrontarle con il database nazionale delle armi, cercando collegamenti con altri episodi. La conformazione di Bekkersdal, con miniere dismesse e insediamenti informali, rende complessa la raccolta di indizi, anche perché chi possiede informazioni spesso teme ritorsioni. La SAPS assicura protezione ai testimoni e anonimato nelle segnalazioni.

Nel racconto dell’Associated Press, della Reuters, della South African Broadcasting Corporation (SABC) e di altre testate internazionali compaiono elementi ricorrenti: l’orario dell’attacco, intorno all’1:00, il numero degli aggressori, stimato in circa dodici, i veicoli utilizzati, l’uso combinato di pistole e AK-47, e il fuoco aperto sia all’interno sia all’esterno del locale durante la fuga. A queste informazioni fa da riferimento istituzionale la voce del Maggiore Generale Fred Kekana, che invita la comunità a collaborare e ricorda i canali ufficiali per le segnalazioni, tra cui Crime Stop (08600 10111) e l’applicazione MySAPS.

Al momento è certo che le vittime siano nove, che i feriti siano almeno dieci, e che l’attacco sia avvenuto nella notte del 21 dicembre 2025 nella sezione Tambo di Bekkersdal. È confermato che gli assalitori siano arrivati su due veicoli e abbiano sparato prima all’interno del KwaNoxolo Tavern e poi in strada. È noto che tra le vittime ci sia un autista di piattaforme di trasporto e che alcune persone siano state colpite mentre tentavano di fuggire. Non è invece noto il movente, e non risultano arresti.

Ogni sparatoria di massa nel Gauteng riporta al centro del dibattito temi già noti: la rapidità dei soccorsi, la prevenzione situazionale nei locali affollati, la tracciabilità delle armi e il rapporto di fiducia tra comunità e forze dell’ordine. Organizzazioni civiche e osservatori sottolineano da tempo che interventi come illuminazione pubblica, manutenzione urbana, telecamere funzionanti e presidi costanti possono essere efficaci quanto un’operazione di polizia successiva. Viene anche richiesta una maggiore collaborazione tra polizia, municipalità, associazioni di commercianti e gestori di locali per ridurre la vulnerabilità degli spazi di aggregazione.

Quando si parla di oltre 60 omicidi al giorno in Sudafrica, si fa riferimento a medie che variano nel tempo e che risentono di fattori stagionali e di operazioni straordinarie. In alcuni periodi il dato cresce ulteriormente, in altri diminuisce, ma l’effetto complessivo resta una pressione costante su comunità, ospedali e sistema giudiziario. Il caso di Bekkersdal si inserisce in questo contesto, mostrando come la violenza armata colpisca luoghi della vita quotidiana: un bar di quartiere, un ostello di lavoratori, una strada di passaggio. Accanto ai numeri restano costi sociali meno visibili, che incidono sull’economia locale e sulla fiducia collettiva.

Ora la polizia è alla ricerca di dodici uomini e di due veicoli. Gli ospedali del Gauteng continuano a curare i feriti. Nove famiglie si preparano a funerali che cadono in un periodo già carico di significati. Sullo sfondo rimangono domande che tornano con regolarità: come ridurre la circolazione di armi illegali, come rendere i luoghi affollati meno vulnerabili, come intervenire su territori dove povertà, disuguaglianze e criminalità si rafforzano a vicenda. Bekkersdalè un punto preciso sulla mappa del Sudafrica, ma le sfide che emergono da questa notte di violenza sono comuni a molte altre aree del Paese.

Fonti: South African Police Service (SAPS), Associated Press, Reuters, South African Broadcasting Corporation (SABC), media sudafricani locali.

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