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20 Dicembre 2025 - 18:55
Manovra 2026, più imprese che cittadini: cosa c’è davvero nel maxi-emendamento
Il maxi-emendamento del governo alla Manovra 2026 approdato in Commissione Bilancio al Senato concentra risorse su imprese e grandi opere, ma solleva rischi e mancata tutela dei cittadini. Tra le misure più rilevanti ci sono crediti d’imposta, incentivi alla Transizione 5.0 e alle Zes, contributi assicurativi da 1,3 miliardi, stanziamenti per il Piano casa e il rifinanziamento delle somme legate al Ponte sullo Stretto. Sul fronte dei lavoratori, il testo introduce l’adesione automatica dei neo-assunti alla previdenza complementare e elimina — per ora — l’anticipo della pensione di vecchiaia tramite fondi complementari, lasciando però aperta la possibilità di norme ad hoc in futuro.
Trasparenza e responsabilità: molte misure appaiono inserite nel maxi-emendamento senza adeguata valutazione d’impatto né confronto pubblico; decisioni che impegnano risorse rilevanti devono passare da analisi costi-benefici e controlli indipendenti.
Spostamento di risorse verso imprese e grandi opere: priorità fiscali orientate principalmente al sostegno alle imprese e a infrastrutture controbilanciano poco interventi diretti per famiglie, lavoratori precari e pensionati più deboli.
Previdenza complementare e diritti dei lavoratori: l’adesione automatica dei neo-assunti alla previdenza integrativa può essere utile se accompagnata da robusti diritti d’informazione e da facili procedure di opt-out; senza garanzie aumenta il rischio che lavoratori con minori tutele finanziarie subiscano scelte non pienamente consapevoli.
Rischio di privatizzazione e trasferimento di costi: l’affidamento di parti della previdenza ai fondi complementari e l’aumento dei crediti d’imposta a favore delle imprese possono tradursi in trasferimenti di rischio dal settore pubblico al privato, con effetti redistributivi non chiari.
Danni potenziali al bilancio pubblico: stanziamenti e contributi straordinari (assicurazioni, grandi opere) comportano rischi di spesa futura non sostenuta da coperture solide; la menzione di coperture da “piani Inps e alcuni investimenti” è vaga e insufficiente.
Mancata tutela dei territori e dei beni comuni: il rifinanziamento del Ponte sullo Stretto e altri interventi infrastrutturali richiedono valutazioni ambientali, sociali e di sostenibilità economica che non emergono nel nuovo testo.
Richiedere piena trasparenza sui costi, le coperture e le analisi d’impatto delle singole misure; accesso ai documenti e tempi adeguati per il dibattito parlamentare.
Garanzie per i lavoratori in caso di adesione automatica alla previdenza complementare: obbligo di informazione chiara, periodo minimo di prova e procedura semplice di opt-out senza penalizzazioni.
Vincoli di condizionalità per i crediti d’imposta e gli incentivi alle imprese: monitoraggio dei risultati occupazionali, ambientali e di investimento concreto, con revoca delle agevolazioni se non rispettati.
Controlli indipendenti su grandi opere e rifinanziamenti (inclusa valutazione ambientale e cost-benefit), con sospensione di erogazioni fino a risposte soddisfacenti.
Protezione delle fasce più deboli: destinare risorse certe a misure di sostegno per pensionati a basso reddito, lavoratori con redditi instabili e giovani in ingresso nel mercato del lavoro.
La Manovra così formulata rischia di privilegiare incentivi alle imprese e grandi opere a scapito di trasparenza, equità e tutela dei cittadini. Occorre che Parlamento e società civile pretendano maggiori garanzie, controlli e un riequilibrio delle priorità verso protezioni sociali e responsabilità nell’uso delle risorse pubbliche.
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