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20 Dicembre 2025 - 10:31
Era già morta quando è salita sull’aereo? Il volo easyJet che riapre il buco nero dei controlli sanitari
La scena è quasi immobile, come in una fotografia: la sedia a rotelle scorre lentamente sull’alluminio del corridoio, la testa dell’anziana sostenuta da una mano, le parole sussurrate “sta solo dormendo”. Poi il brusco contrordine: l’aereo lascia la pista, torna al gate, i paramedici salgono a bordo, l’equipaggio parla a bassa voce. In cabina cala un silenzio pesante. Poco dopo arriva la certezza più difficile da accettare: la passeggera, ottantanove anni, è morta. Attorno restano sconcerto, accuse incrociate, smentite ufficiali e un ritardo di quasi dodici ore che trasforma un volo ordinario in un caso destinato a far discutere a lungo.
Secondo una serie di testimonianze circolate sui social network, alcuni passeggeri avrebbero sospettato che la donna fosse già priva di vita mentre la famiglia, cinque parenti, la accompagnava sull’aereo in sedia a rotelle. La versione della compagnia, easyJet, è però opposta: la signora, sostiene il vettore, “era viva al momento dell’imbarco”, ed era munita di un certificato medico di idoneità al volo; il decesso sarebbe sopraggiunto solo in seguito, poco prima del decollo, durante le fasi di rullaggio. A supporto di questa ricostruzione viene citata la sequenza operativa: l’interruzione della manovra, il rientro al gate, l’arrivo dei soccorsi sanitari e la constatazione del decesso a bordo dell’aeromobile.
Il racconto più rilanciato online è quello di Petra Boddington, che in un video ha descritto l’ingresso della donna in cabina affermando che, “a occhio nudo sembrava già morta, piegata sulla sedia a rotelle”. Un’altra passeggera, Tracy-Ann Kitching, ha scritto di aver visto qualcuno sostenere la testa dell’anziana durante il passaggio nel corridoio e di aver sentito dire che “un medico a bordo” avrebbe confermato che la morte era intervenuta prima che la donna venisse sistemata al posto. Queste parole, rimbalzate tra TikTok e Facebook, hanno alimentato il sospetto che la famiglia stesse cercando di far passare la nonna per una persona semplicemente stanca o assopita. Diverse testate britanniche e spagnole hanno raccolto e rilanciato queste versioni, contribuendo a un’ondata di reazioni indignate e interrogativi sulle procedure seguite in aeroporto e in cabina. Fonti giornalistiche locali hanno inoltre riferito che la Guardia Civil è stata chiamata a bordo e che il decesso è stato formalmente constatato sull’aeromobile.
Non tutte le testimonianze, però, puntano il dito. Alcuni passeggeri hanno riconosciuto la complessità della situazione e hanno elogiato la calma del co-pilota e il comportamento dell’equipaggio, che avrebbe tenuto informati i viaggiatori senza alimentare il panico. Dai resoconti emerge un quadro frammentato: c’è chi era convinto di trovarsi davanti a una persona già deceduta e chi, pur turbato, ha preferito attendere una valutazione medica ufficiale.
La risposta di easyJet è stata netta. La compagnia ha espresso cordoglio e vicinanza alla famiglia, ma ha ribadito due punti centrali: secondo la sua ricostruzione, la passeggera disponeva di un certificato fit to fly, cioè di idoneità al volo, richiesto quando esistono condizioni sanitarie che necessitano di una valutazione specifica; inoltre, “mostrava segni di vita” al momento dell’imbarco. Per il vettore, il rientro al gate non rappresenta la prova di un errore, ma la conseguenza di una richiesta di assistenza medica urgente quando il personale di cabina ha ritenuto necessario interrompere le operazioni di decollo. Le autorità spagnole intervenute, tra cui la Guardia Civil, hanno poi constatato il decesso.
In assenza di una versione definitiva da parte delle autorità investigative, la compagnia respinge quindi l’ipotesi di un imbarco consapevole di una persona già morta e rivendica il rispetto delle procedure: verifica della documentazione, confronto con i familiari, coinvolgimento dei servizi di assistenza speciale e attivazione dei soccorsi non appena si è manifestata l’emergenza sanitaria.
Un punto centrale della vicenda riguarda proprio il certificato di idoneità al volo. Nella pratica dell’aviazione civile, quando la condizione clinica di un passeggero è dubbia o instabile, le compagnie possono richiedere il MEDIF(Medical Information Form, modulo di informazioni mediche) o un certificato del medico curante che attesti la capacità di affrontare il viaggio. Le linee guida internazionali, contenute nell’IATA Medical Manual (International Air Transport Association Medical Manual, manuale medico dell’Associazione internazionale del trasporto aereo), offrono un quadro di riferimento per la gestione di patologie, necessità di ossigeno a bordo e accompagnamento sanitario. Molte compagnie specificano che il certificato deve essere recente e dettagliato, descrivendo diagnosi e bisogni del paziente. Non si tratta quindi di un lasciapassare generico, ma di uno strumento che dovrebbe consentire una valutazione concreta dei rischi.
Nel caso di Málaga, easyJet afferma che la passeggera fosse in possesso della documentazione richiesta e che, al momento dell’imbarco, non vi fossero elementi evidenti per impedirle l’accesso al volo. Resta però la distanza tra le carte e le percezioni di alcuni viaggiatori, che parlano di una persona apparentemente inerme, e la valutazione operativa effettuata al gate e in cabina. Una distanza che coinvolge anche i servizi aeroportuali di assistenza ai passeggeri a mobilità ridotta, incaricati di accompagnare a bordo chi viaggia in sedia a rotelle.
La vicenda si è sviluppata lungo due binari paralleli. Da un lato la sequenza operativa, ricostruibile attraverso orari e comunicazioni ufficiali: il volo, previsto in partenza intorno alle 11:00–11:15, è rimasto a terra e i passeggeri sono ripartiti solo in tarda serata, verso le 22:47, atterrando a Gatwick poco prima di mezzanotte. Dall’altro lato la narrazione social, alimentata da testimoni con smartphone alla mano, fatta di immagini e brevi video potenti ma spesso parziali, privi dei riscontri clinici che solo un intervento sanitario può fornire. Questo scarto tra i tempi della verifica e quelli della viralità ha inciso sul dibattito pubblico, spingendo molti a chiedere risposte immediate senza attendere accertamenti completi.
Tra gli elementi che hanno alimentato i sospetti compare anche la questione dei costi di rimpatrio di una salma. Trasferire all’estero una persona deceduta comporta procedure consolari e sanitarie, imbalsamazione, una bara idonea al trasporto aereo e il coordinamento con imprese funebri e compagnie. I listini pubblici indicano che un rimpatrio tra Spagna e Regno Unito può costare tra 2.300 e oltre 6.000 sterline, con cifre più alte in presenza di ulteriori complessità. È un dato che spiega perché online qualcuno abbia ipotizzato un movente economico, ma che resta, allo stato attuale, una supposizione priva di riscontri.
Molte domande restano aperte. Qual era esattamente la condizione clinica della passeggera? Come era formulato il certificato medico? Chi ha dato l’ultimo via libera all’imbarco e su quali elementi? E soprattutto, in quale momento preciso è intervenuto il decesso? Le autorità spagnole e i servizi sanitari potranno chiarire aspetti temporali e clinici che oggi si ricostruiscono solo attraverso testimonianze spesso discordanti. Eventuali esami medico-legali potranno confermare o smentire le percezioni dei passeggeri.
Al di là delle responsabilità individuali, l’episodio solleva interrogativi più ampi sulle procedure e sulla capacità di riconoscere tempestivamente quando un viaggio aereo non è più sostenibile per una persona molto fragile. La sicurezza non riguarda solo le checklist di decollo o la cabina pressurizzata, ma anche la prontezza, umana e organizzativa, di fermarsi quando emergono segnali che impongono una valutazione diversa. In attesa di risposte ufficiali, questa resta l’unica conclusione possibile.
Fonti: dichiarazioni ufficiali di easyJet; testimonianze pubbliche di Petra Boddington e Tracy-Ann Kitching diffuse su TikTok e Facebook; articoli di stampa britannici e spagnoli; informazioni operative della Guardia Civil; IATA Medical Manual dell’International Air Transport Association.
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