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Pavone Canavese, la minoranza affonda DUPS e Bilancio: «Qui non si governa, si amministra un condominio»

Crescita e Futuro, con Valentina Bessolo, boccia senza appello la programmazione dell’Amministrazione: nessuna visione, paese che perde abitanti, risorse concentrate sulla macchina comunale e zero strategia per sviluppo e giovani

Pavone Canavese, la minoranza affonda DUPS e Bilancio: «Qui non si governa, si amministra un condominio»

Valentina Bessolo

Altro che visione, altro che futuro.
La minoranza Crescita & Futuro boccia senza appello il Documento Unico di Programmazione (DUPS) e il Bilancio di previsione 2026–2028 del Comune di Pavone Canavese e lo fa con parole che pesano come macigni. Per il gruppo guidato dalla capogruppo Valentina Bessolo, i due documenti cardine dell’azione amministrativa certificano una realtà difficile da contestare: qui non si governa un paese, si amministra un condominio.

Una critica frontale, politica prima ancora che tecnica, che mette nero su bianco un’accusa precisa: a Pavone Canavese manca completamente un’idea di futuro.

Secondo Crescita & Futuro, il DUPS – che dovrebbe rappresentare il cuore pulsante della programmazione, lo strumento capace di indicare la rotta da seguire – si riduce a un adempimento formale. Un documento senz’anima, che guarda al presente senza il coraggio di immaginare il domani. «Dovrebbe dirci dove sarà Pavone Canavese tra cinque o dieci anni – spiegano dai banchi della minoranza – invece è una fotocopia stanca degli anni precedenti, un esercizio burocratico privo di ambizione».

C’è poi un numero che, più di ogni parola, fotografa lo stato di salute del paese: 3.619 abitanti. Un dato secco, che racconta un declino silenzioso ma costante. Un paese che perde residenti, che vede i giovani andare via, che fatica a trattenere famiglie e nuove energie. «Questo numero dovrebbe accendere tutte le spie rosse – sottolinea Valentina Bessolo – e invece nel DUPS non troviamo una sola idea forte per invertire la rotta».

Il sindaco di Pavone Endro Bevolo

Nessuna politica incisiva per le giovani coppie, nessuna strategia per attrarre nuove attività economiche, nessuna visione sui servizi di cui Pavone avrà bisogno nei prossimi anni. Di fronte a un quadro demografico che parla da solo, la risposta dell’Amministrazione, secondo la minoranza, è l’immobilismo.

Tolto il grande progetto del pluriuso – che Crescita e Futuro definisce senza mezzi termini «un pozzo senza fondo, come avevamo previsto» – il resto della programmazione è pura gestione dell’esistente. Ordinaria amministrazione, manutenzioni, piccoli interventi. Nulla che assomigli a una scelta coraggiosa, a una scommessa sul futuro. «Un Comune non è un condominio da amministrare – ribadisce Bessolo – è una comunità da guidare. Qui invece si fa l’amministratore di condominio e si spera che tutto resti com’è».

Le stesse perplessità emergono con forza analizzando il Bilancio di previsione. Dal punto di vista tecnico il documento regge, ma è l’impostazione politica a non convincere. Oltre un milione di euro destinato al funzionamento della macchina comunale, a fronte di appena 54 mila euro per il commercio e zero risorse per industria, artigianato e piccole imprese. «Così il Comune spende per mantenere se stesso – attacca la capogruppo – ma rinuncia a essere un motore di sviluppo per il territorio».

A rendere il quadro ancora più paradossale è la gestione delle entrate. I conti parlano di un fondo cassa iniziale che supera il milione e mezzo di euro, ma le aliquote IMU restano ai massimi consentiti. «Il bilancio si regge sul recupero dell’evasione come se fosse una stampella strutturale – denuncia Crescita & Futuro – e alla fine a pagare sono sempre e solo i cittadini onesti».

Una fotografia che la minoranza rifiuta di accettare come destino inevitabile. «Questo è il programma di chi si accontenta di tirare a campare – conclude Valentina Bessolo – mentre noi crediamo che Pavone Canavese meriti di volare alto».

Da qui il voto contrario sia al DUPS sia al Bilancio di previsione: una scelta politica netta, che segna una distanza profonda dall’attuale amministrazione e riapre con forza il dibattito sul futuro del paese. Insomma, più che numeri e tabelle, in Consiglio comunale si è scontrata un’idea diversa di comunità: da una parte la gestione dell’esistente, dall’altra la pretesa – scomoda, ma inevitabile – di tornare a pensare in grande.

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