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18 Dicembre 2025 - 17:57
A Ivrea 4 petizioni per Gaza: per un ulivo, per la cittadinanza onoraria ad Albanese, per la bandiera per la dichiarazione
Quattro petizioni popolari depositate, firme raccolte una dopo l’altra, mesi di iniziative pubbliche, assemblee, manifestazioni, banchetti, camminate. E ora le carte sono sul tavolo del sindaco di Ivrea. Martedì 16 dicembre 2025 il Comitato Ivrea per la Palestina ha formalmente consegnato agli uffici comunali quattro petizioni complete delle sottoscrizioni richieste dallo statuto. Un passaggio istituzionale, sì. Ma soprattutto un messaggio politico che difficilmente potrà essere archiviato come routine amministrativa.
Le proposte nascono all’inizio di aprile e vengono presentate pubblicamente per la prima volta il 24 maggio, durante una manifestazione co-organizzata con il Presidio per la Pace. Da quel momento in poi, la raccolta firme diventa un filo rosso che attraversa la città: il 13 settembre con lo ZAC, il 3 ottobre, l’8 novembre insieme a Ivreatronic, fino alle assemblee pubbliche e ai momenti informali di confronto. Una mobilitazione costante, ostinata, che oggi chiede al Consiglio comunale di assumersi una responsabilità chiara.
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La prima petizione parte da un gesto semplice solo in apparenza. Chiede di piantumare un ulivo, in una zona centrale di Ivrea, e di accompagnarlo con una targa dedicata agli oltre 18 mila bambini uccisi a Gaza. L’ulivo come simbolo di pace, ma anche di radicamento e memoria. Un segno che resti, che non possa essere rimosso con il passare dei titoli di giornale, che costringa chi passa a fermarsi, leggere, ricordare.
La seconda petizione alza il livello dello scontro politico. I cittadini chiedono al Comune di Ivrea di prendere posizione contro le politiche di riarmo promosse dal Governo italiano e dall’Unione Europea, nel quadro del piano ReArm Europe, e contro il nuovo Decreto Sicurezza 48/2025. Non una mozione generica, ma una richiesta esplicita di inviare una comunicazione formale a Roma, a nome della città. È la rivendicazione di un ruolo politico anche per gli enti locali, chiamati a dire se stanno dalla parte dell’escalation militare o di un’idea diversa di sicurezza.
La terza petizione è un vero e proprio atto di accusa morale e insieme una proposta di riconoscimento. Si chiede di conferire la cittadinanza onoraria di Ivrea a Francesca Albanese, giurista e Relatrice Speciale ONU per i diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati. Nel testo non ci sono mezze misure: si parla di crimini di guerra, apartheid, pulizia etnica, genocidio. Si richiama il rapporto Anatomy of a Genocide del 2024 come un documento storico, un atto di verità che ha messo nero su bianco responsabilità precise e complicità internazionali. Conferire la cittadinanza onoraria, sostengono i firmatari, significherebbe schierarsi apertamente dalla parte del diritto internazionale e rompere il silenzio che troppo spesso accompagna le grandi tragedie.
La quarta petizione chiede un gesto immediato, visibile, impossibile da ignorare: l’esposizione della bandiera palestinese sul municipio e di uno striscione che chieda esplicitamente di fermare il genocidio. Non un simbolismo astratto, ma una presa di posizione davanti a ciò che sta accadendo a Gaza, dove ai bombardamenti si affianca il blocco degli aiuti umanitari, condannando milioni di persone a una morte lenta per fame e sete.
Ora tutto passa al Consiglio comunale. Le petizioni sono state depositate, le firme ci sono, la volontà popolare è stata formalmente espressa. Resta da capire se Ivrea intenda limitarsi a prendere atto o se voglia davvero assumere una posizione politica chiara, coerente con quella storia di resistenza e solidarietà che spesso viene evocata nelle celebrazioni ufficiali. Perché, questa volta, non si tratta di parole. Si tratta di scegliere da che parte stare.
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