Il Piemonte invecchia più del resto d’Italia, fa meno figli e si prepara a un futuro demografico complesso. Ma, allo stesso tempo, mostra un volto che smentisce molti luoghi comuni: quello di una popolazione che, pur con un’età media più alta, adotta stili di vita più salutisti rispetto al resto del Paese. È il quadro che emerge dai dati della XXII edizione del Rapporto Osservasalute, presentata a Roma dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute come Bene Comune, con sede all’Università Cattolica.
Nel panorama nazionale il Piemonte si colloca al sesto posto per numero di residenti over 65, confermandosi tra le regioni più anziane d’Italia. A questo si aggiunge uno dei tassi di fecondità più bassi: 1,17 figli per donna, un valore superato in negativo solo da sei regioni. Numeri che raccontano un territorio dove la transizione demografica è già realtà e dove l’equilibrio tra generazioni si fa sempre più fragile.
Eppure, accanto a questo dato strutturale, il rapporto fotografa una regione che reagisce con comportamenti individuali più virtuosi sul fronte della salute. Il sovrappeso riguarda il 31,7% dei piemontesi, una quota inferiore alla media italiana del 34,6%. Ancora più marcata la differenza tra i più giovani: tra bambini e ragazzi dai 3 ai 17 anni, il 21,3% risulta in sovrappeso, contro una media nazionale che sale al 26,7%. Un segnale che suggerisce una maggiore attenzione precoce all’alimentazione e agli stili di vita.
Anche sul fronte dell’attività fisica il Piemonte fa meglio della media: il 30,2% degli abitanti dichiara di non praticare alcuno sport, contro il 35% registrato a livello nazionale. Non è un dato esaltante in assoluto, ma indica una tendenza meno sedentaria rispetto al resto del Paese, soprattutto se letta insieme alle altre abitudini salutari.
È però sull’alimentazione che il Piemonte mostra il suo profilo più distintivo. Il consumo quotidiano di verdura riguarda il 57,2% della popolazione, ben otto punti sopra la media italiana ferma al 49%. Ancora meglio va con la frutta, consumata ogni giorno dal 75,3% dei piemontesi, contro il 71,5% degli italiani. In questo indicatore, solo la Liguria fa registrare performance superiori.
Il Rapporto Osservasalute restituisce così l’immagine di una regione che, pur dovendo fare i conti con l’invecchiamento della popolazione e con una natalità in forte sofferenza, sembra aver interiorizzato una maggiore cultura del benessere quotidiano. Non una garanzia automatica di salute futura, ma un fattore che può contribuire a contenere l’impatto dell’età avanzata sui sistemi sanitari e sociali.
Resta però il nodo di fondo: vivere più a lungo e vivere meglio non sono la stessa cosa se non accompagnati da politiche pubbliche adeguate. Il Piemonte appare oggi come una regione che prova a compensare la propria fragilità demografica con comportamenti individuali più consapevoli. Ma la sfida, come suggeriscono implicitamente i dati di Osservasalute, sarà trasformare questo capitale di buone abitudini in una strategia strutturale capace di reggere l’urto dell’età che avanza.