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Konecta, il 22 dicembre il giorno della verità per Ivrea e Asti

Oltre 1.100 lavoratori coinvolti nel piano di accorpamento su Torino. Sindacati contrari alla chiusura delle sedi e pronti alla mobilitazione, istituzioni chiamate al confronto

Konecta, il 22 dicembre il giorno della verità per Ivrea e Asti

Konecta, il 22 dicembre il giorno della verità per Ivrea e Asti

Il 22 dicembre è la data cerchiata in rosso sul calendario della vertenza Konecta. È il giorno in cui azienda, sindacati e istituzioni si siederanno allo stesso tavolo per discutere il futuro delle sedi piemontesi di Ivrea e Asti, dopo l’annuncio del piano di riorganizzazione che prevede l’accentramento delle attività su Torino e la chiusura dei due siti entro il 2026. Un appuntamento che arriva al termine di settimane di tensione crescente e che viene considerato decisivo per capire se esistano margini reali per evitare quello che, nei fatti, appare come un ridimensionamento pesante della presenza aziendale sul territorio.

Il piano industriale è stato comunicato da Konecta ai sindacati a inizio dicembre. La multinazionale spagnola del customer care, subentrata negli anni alla storica Comdata, ha motivato la scelta con esigenze di razionalizzazione e di efficientamento organizzativo. Tradotto: concentrare le attività sulla sede torinese di strada del Drosso e dismettere progressivamente Ivrea e Asti. Una riorganizzazione che coinvolge oltre 1.100 lavoratrici e lavoratori, circa 700 a Ivrea e 400 ad Asti, molti dei quali impiegati con contratti part-time e salari medio-bassi.

konecta

Ed è proprio qui che la vertenza assume un peso sociale che va ben oltre i numeri. Per i sindacati – Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil – non si tratta di una semplice riorganizzazione, ma di una chiusura di fatto, mascherata da accorpamento. Il trasferimento a Torino, spiegano, non è sostenibile per centinaia di persone che vivono nel Canavese e nell’Astigiano: tempi di percorrenza lunghi, costi di viaggio elevati, difficoltà di conciliazione familiare e un impatto economico che rischia di azzerare stipendi già contenuti, spesso compresi tra i 700 e i 1.100 euro al mese.

Per questo, nei giorni successivi all’annuncio aziendale, è scattata la mobilitazione. I sindacati hanno avviato la procedura di raffreddamento, convocato assemblee nelle sedi di Ivrea e Asti e iniziato a costruire un percorso di confronto con i lavoratori, in vista proprio del tavolo del 22 dicembre. Assemblee che hanno restituito un clima di forte preoccupazione, ma anche la volontà diffusa di non subire passivamente una decisione calata dall’alto.

La vertenza Konecta ha rapidamente superato i confini aziendali ed è approdata sul piano istituzionale. In Regione Piemonte sono state presentate interrogazioni consiliari che chiedono alla Giunta di intervenire per scongiurare la perdita di oltre mille posti di lavoro e per difendere due presìdi occupazionali storici. Il consigliere regionale Sergio Bartoli ha parlato di un colpo durissimo per territori già segnati da processi di deindustrializzazione, mentre altri esponenti politici hanno sollecitato un ruolo attivo della Regione nel confronto con l’azienda.

Anche a livello locale le reazioni non si sono fatte attendere. Ad Asti, il sindaco Maurizio Rasero ha definito la possibile chiusura della sede una vera e propria «bomba sociale», sottolineando l’impatto che la perdita di circa 400 posti di lavoro avrebbe sull’economia cittadina, sull’indotto e sul tessuto commerciale. Una preoccupazione condivisa anche a Ivrea, dove la presenza di Konecta rappresenta uno degli ultimi grandi bacini occupazionali del settore dei servizi.

Il 22 dicembre, dunque, non sarà un incontro come gli altri. Attorno al tavolo si confronteranno visioni opposte: da un lato l’azienda, che rivendica la necessità di riorganizzare; dall’altro i sindacati, che chiedono il ritiro del piano di chiusura e l’apertura di un vero confronto su soluzioni alternative, capaci di garantire continuità occupazionale e radicamento territoriale. Sullo sfondo, le istituzioni, chiamate a giocare un ruolo di mediazione in una partita che riguarda non solo un’azienda, ma il futuro di oltre mille famiglie piemontesi.

A pochi giorni dalle festività natalizie, la vertenza Konecta resta aperta e carica di incognite. Il tavolo del 22 dicembre dirà se esistono spiragli per una soluzione condivisa o se il rischio è quello di assistere all’ennesimo arretramento occupazionale, consumato in silenzio, lontano dai riflettori ma con conseguenze profonde per Ivrea, Asti e l’intero territorio piemontese. Insomma, una data che pesa come un macigno e che potrebbe segnare un prima e un dopo nella storia recente del lavoro in regione.

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