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17 Dicembre 2025 - 18:15
"Questa città è una fogna..." urla al telefono un cittadino di Settimo Torinese
“Questa città è una fogna!” urla un cittadino arrabbiato al telefono della redazione. “Ditelo. Scrivetelo. Chiamate le televisioni. Perché qui non ce la facciamo più”.
La voce trema, ma la rabbia è lucida. E le immagini che accompagnano la segnalazione non lasciano spazio a interpretazioni né a smentite di rito.
Siamo a Settimo Torinese, in via Pascoli e via Silvio Pellico. Non in una periferia dimenticata da Google Maps, non in una strada sterrata di campagna, ma in quartieri abitati, vissuti, attraversati ogni giorno da pedoni, anziani, famiglie, lavoratori. Qui le strade sono rotte, l’asfalto si sgretola, i tombini affondano e le buche si moltiplicano come se qualcuno avesse deciso di testare la resistenza delle caviglie dei residenti.
I marciapiedi, quando va bene, sono dissestati. Quando va male, spariscono proprio. Invasi dalle siepi mai potate, costringono le persone a scendere in strada, a camminare sull’asfalto mentre le auto passano a pochi centimetri. Altro che sicurezza stradale, altro che città a misura di persona: qui il pedone è un intralcio da spostare dove capita, possibilmente in mezzo al traffico.
In via Silvio Pellico la situazione supera il grottesco. Quello che una volta era un marciapiede oggi è diventato “una cosa incredibile”, raccontano i cittadini. All’angolo, una siepe trasformata di fatto in bagno pubblico abusivo, un punto fisso dove le persone si fermano per i loro bisogni fisiologici. Odori, degrado, sporcizia. Uno schifo, senza giri di parole. Altro che decoro urbano: abbandono totale, certificato giorno dopo giorno.
Poi c’è il capitolo foglie. Ovunque. Ammassate sui marciapiedi, nei parcheggi, sotto le auto, tra le ruote. Foglie che non vengono rimosse, che rendono scivoloso ogni passo, che nascondono buche e avvallamenti. L’autunno, a Settimo Torinese, sembra ancora una sorpresa inattesa, un evento imprevedibile, qualcosa per cui nessuno ha avuto il tempo di organizzarsi. Peccato che succeda ogni anno, puntualmente.
Le foto mostrano parcheggi trasformati in tappeti marroni, auto affondate in strati di fogliame fradicio, spazi pubblici lasciati lì, a marcire. Manutenzione ordinaria assente, o forse semplicemente dimenticata in qualche cassetto del Comune, insieme alle segnalazioni dei residenti.
Ed è proprio questo il punto che fa esplodere la rabbia: le segnalazioni. Perché i cittadini parlano, chiamano, scrivono, segnalano. Ma la sensazione diffusa è sempre la stessa: nessuno ascolta. E allora la domanda, amara, arriva spontanea: "Dobbiamo davvero andare in televisione per farci sentire? Serve il servizio scandalistico, la troupe, il microfono sotto il naso, per ottenere ciò che dovrebbe essere normale amministrazione?"
“Siamo già in diverse persone che la pensano così”, dice chi ci ha contattato. E non è difficile credergli. Perché il degrado, quando è così evidente, non è mai una percezione isolata. È una condizione quotidiana.
La chiamano ancora “città”, ma a giudicare da strade, marciapiedi e spazi pubblici, qualcuno l’ha lasciata scivolare lentamente verso altro. Verso l’abbandono. Verso una normalizzazione dello schifo che fa più rumore di qualsiasi slogan.
E allora sì, forse dirlo è brutto. Ma guardando queste immagini, ascoltando queste voci, viene difficile trovare parole migliori: questa città è ridotta a una fogna.
E la cosa più grave non è nemmeno il degrado. È l’idea che tutto questo sia diventato normale.
Di sottofondo i racconti "da rimbambimento", tra un sorrisetto e l'altro (ride sempre....) della sindaca Elena Piastra su di una città che tutto il mondo invidia all'Italia... innovativa, moderna, funzionale, sociale...
Silenzio. Lasciamola dormire.... Sta sognando!
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