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17 Dicembre 2025 - 17:11
C’è stato un momento, in Municipio a Ivrea, in cui hanno davvero pensato di “morire”. Non metaforicamente. Proprio così. Un attimo di panico puro, di quelli che fanno impallidire anche il più navigato dei funzionari, quando capisci che qualcosa di banale, quotidiano, apparentemente innocuo sta per trasformarsi in un disastro di proporzioni bibliche.
Il servizio di pubbliche affissioni – quello dei manifesti, dei necrologi, delle comunicazioni ufficiali, insomma di tutto ciò che finisce sui muri prima ancora che sui social – sparito nel nulla in un nano secondo. Puff. Evaporato. Non per un atto rivoluzionario, non per una scelta politica coraggiosa, non per una visione futuristica della città senza carta. No. Per una ragione molto più terra terra: il gestore aveva deciso di mollare.

La ditta Cirillo Prisco, titolare di un contratto che sulla carta avrebbe dovuto accompagnare Ivrea fino al 2027, a novembre fa sapere che non ce la fa più. Stop alle affissioni commerciali. Al massimo, con grande magnanimità, può occuparsi dei manifesti funebri e di quelli istituzionali. Poi, come in ogni fuga che si rispetti, arriva anche la lettera dell’avvocato. Due parole chiave, eleganti e asettiche: sopravvenuta onerosità. Traduzione dal burocratese all’eporediese corrente: ci conviene andarcene, ci costa troppo.
Ed è quasi inevitabile immaginare la scena, con l’ex gestore che alza le spalle e, più o meno, fa capire il concetto: «Io con questi guadagni non ci sto dentro. Andate voi a incollare i manifesti».
Abbandonati senza preavviso, con la leggerezza di chi posa le chiavi sul tavolo, saluta e chiude la porta. Fine. Arrangiatevi.
A Palazzo civico, a quel punto, qualcuno ha probabilmente iniziato a sudare freddo. Perché il tempismo è di quelli perfetti per farsi del male: Natale alle porte, commercianti pronti a promuovere eventi, iniziative, saldi, associazioni culturali con manifesti già stampati, necrologi che – per definizione – non possono aspettare. Fuori dalla parola, per dirla senza giri: un potenziale assalto di gente inferocita. Imprese incazzate, associazioni in coda, cittadini a chiedere spiegazioni.
Ed è qui che l’ironia si ferma un attimo, perché la realtà – quella vera – è tutta scritta nero su bianco negli atti ufficiali. In un provvedimento affisso all’albo pretorio il Comune di Ivrea parla esplicitamente di abbandono del servizio, di pregiudizio creato consapevolmente all’ente e, soprattutto, mette le mani avanti: si riserva ogni opportuna azione per ottenere il risarcimento dei danni subiti. Tradotto: non è finita con una stretta di mano. Qui si va dritti per le vie legali.
Nel frattempo, però, c’è un problema molto concreto: i manifesti non si appendono da soli. E così, mentre il battito cardiaco della macchina comunale torna lentamente regolare, Palazzo civico è costretto a muoversi in modalità emergenza. Affidamenti diretti, soluzioni tampone, il classico “poi sistemiamo”. Il servizio è stato rattoppato e garantito fino a giugno 2026, il tempo necessario – si spera – per rimettere ordine con una procedura pubblica degna di questo nome. LR Sviluppi di Luca Ligioni per le affissioni pubblicitarie, Actis Giorgio Gianfranco per manifesti funebri e istituzionali. Un vero e proprio pronto soccorso delle affissioni.
Morale? A Ivrea i muri sono tornati a riempirsi, questo è certo.
Ma questa storia, molto probabilmente, non finisce qui.
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