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17 Dicembre 2025 - 08:41
Fentanyl “arma di distruzione di massa”: perché Trump parla di 300 mila morti l’anno se i dati ufficiali dicono altro?
All’ingresso di una clinica di Philadelphia, un cartello avverte semplicemente: Naloxone qui. Dentro, un infermiere sistema alcune fiale in frigorifero e poi alza lo sguardo verso il televisore acceso nella sala d’attesa. Le immagini mostrano Donald Trump, che il 16 dicembre 2025, alla Casa Bianca, firma un ordine esecutivo con cui dichiara il fentanyl un’“arma di distruzione di massa”. Nello stesso momento, in quella clinica nessuno parla di geopolitica: si continua a segnare quante overdose sono state evitate e quante no. Due piani che si sfiorano senza incontrarsi davvero: la retorica della sicurezza nazionale e la quotidianità della sanità pubblica. In mezzo, i numeri. E un dato che non torna: il Presidente parla di “tra le 200.000 e le 300.000 vittime l’anno”, ma le statistiche ufficiali raccontano un’altra storia.

Con l’Ordine Esecutivo firmato il 15 dicembre 2025, Trump designa il fentanyl illecito e i suoi “precursori fondamentali” come WMD (Weapons of Mass Destruction, armi di distruzione di massa), una categoria finora riservata ad agenti chimici, biologici, radiologici o nucleari. Nel testo si afferma che 2 milligrammi possono essere letali, che i cartelli della droga finanziano violenze sistemiche e che esiste un rischio di utilizzo terroristico mirato. L’atto ordina una risposta federale coordinata che coinvolge il Dipartimento di Giustizia, il Dipartimento della Difesa, il Dipartimento di Stato, il Dipartimento per la Sicurezza Interna e il Dipartimento del Tesoro. Indagini, sanzioni, aggiornamento dei piani di risposta a incidenti chimici e uso di strumenti di intelligence tipici del contrasto alla proliferazione diventano parte della strategia. In sintesi, il fentanyl non viene più trattato solo come una droga, ma come una minaccia strategica. È un cambio di cornice politica rilevante, rivendicato dalla Casa Bianca nel comunicato ufficiale del 15 dicembre 2025.
Il problema emerge quando si passa dalle definizioni ai dati. Presentando la misura, Trump parla di centinaia di migliaia di morti l’anno. Le stime ufficiali più recenti del CDC (Centers for Disease Control and Prevention, Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie) e del NCHS (National Center for Health Statistics, Centro nazionale per le statistiche sanitarie) dicono altro. Nel 2023 le morti per overdose negli Stati Uniti sono state stimate in circa 107.543, con un calo del 3% rispetto al 2022. I decessi che coinvolgono oppiacei sintetici, in gran parte fentanyl, sono stati circa 74.702. Nel 2024 il dato complessivo scende in modo più netto, a circa 80.391 decessi, pari a un calo del 26,9%, il livello più basso dall’inizio della pandemia. Le morti che coinvolgono oppiacei, considerando tutte le categorie, scendono a circa 54.743. Le stime sui soli oppiacei sintetici variano a seconda delle finestre temporali considerate, ma restano nell’ordine delle decine di migliaia, non delle centinaia di migliaia. Anche le proiezioni più ampie, basate su periodi mobili di dodici mesi fino a settembre 2024, parlano di poco più di 55.000 decessi. Il dato definitivo per l’intero 2024 è ancora in fase di consolidamento, ma è lontano dalle cifre citate dal Presidente.
Questo non ridimensiona la gravità della crisi, ma impone precisione. Il calo registrato nel 2024, che molti esperti collegano a una maggiore diffusione del naloxone, a un accesso più ampio ai trattamenti e a strategie locali di riduzione del danno, non cancella l’emergenza. Mostra però che le politiche pubbliche possono incidere. E che la credibilità di quelle politiche passa anche dall’accuratezza dei numeri utilizzati per giustificarle.
Dal punto di vista giuridico, negli Stati Uniti la definizione di arma di distruzione di massa è contenuta nel Titolo 18 dello United States Code, sezione 2332a, che include dispositivi o sostanze progettate per causare morte o gravi lesioni attraverso il rilascio di agenti chimici tossici o dei loro precursori. L’ordine esecutivo non modifica direttamente il codice federale, ma segnala l’intenzione dell’amministrazione di trattare il fentanyl illecito come un agente in grado di attivare strumenti tipici della risposta CBRN (Chemical, Biological, Radiological and Nuclear, chimica, biologica, radiologica e nucleare). In concreto, questo significa più cooperazione tra agenzie, un uso più ampio dell’intelligence, sanzioni finanziarie mirate e l’inclusione del fentanyl nei piani di risposta a incidenti chimici. È un salto concettuale che sposta l’asse dalla politica antidroga tradizionale a una logica di contro-proliferazione. Resta aperta la domanda centrale: è questo lo strumento più efficace per ridurre overdose che avvengono quasi sempre in contesti di consumo, non di attacco deliberato.
La comunità scientifica, in particolare quella tossicologica, mantiene una posizione articolata. Gli specialisti concordano sul fatto che il fentanyl sia un oppiaceo estremamente potente, capace di deprimere rapidamente la respirazione fino alla morte. Ma, secondo la letteratura indipendente, la sua efficacia come arma chimica su larga scala è bassa e logisticamente complessa. Organizzazioni come l’American College of Medical Toxicology e l’American Academy of Clinical Toxicology hanno più volte chiarito che il rischio di esposizione passiva per operatori sanitari e forze dell’ordine è molto inferiore a quanto spesso rappresentato nel dibattito pubblico. Le evidenze disponibili non documentano ricoveri o decessi tra operatori esposti in servizio. Anche il NIOSH (National Institute for Occupational Safety and Health, Istituto nazionale per la sicurezza e la salute sul lavoro) del CDC raccomanda protocolli di prudenza, ma precisa che un contatto cutaneo breve, se gestito correttamente, non dovrebbe causare tossicità clinicamente significativa. Il messaggio degli esperti è duplice: il fentanyl illecito è una minaccia sanitaria enorme, ma la narrativa da “agente chimico” non deve oscurare la necessità di risposte cliniche e di sanità pubblica come il trattamento, le MOUD (Medications for Opioid Use Disorder, terapie farmacologiche per il disturbo da uso di oppiacei), la distribuzione capillare di naloxone e i sistemi di allerta sulle adulterazioni, dalla xilazina ai nitazeni.
Sul piano internazionale, le valutazioni della DEA (Drug Enforcement Administration, Agenzia antidroga statunitense) e i report del Congresso indicano che la maggior parte del fentanyl illecito che arriva negli Stati Uniti è prodotto in Messico, in particolare da organizzazioni come il Cartello di Sinaloa e il CJNG (Cartel Jalisco Nueva Generación), spesso utilizzando precursori chimici e attrezzature provenienti dalla Cina. Le rotte cambiano rapidamente in risposta alla pressione investigativa e sfruttano merci a doppio uso, etichette ingannevoli e intermediazioni attraverso Paesi terzi. Le autorità cinesi ricordano di aver introdotto dal 1° maggio 2019 controlli per classe su tutte le sostanze correlate al fentanyl, mentre indagini del Congresso statunitense hanno evidenziato incentivi fiscali all’export chimico, sollecitando ulteriori interventi da parte di Pechino. Nel 2024 è ripartito un gruppo di lavoro congiunto USA-Cina sui precursori, con risultati rivendicati da entrambe le parti ma anche tensioni persistenti.
Sul fronte interno, la designazione WMD arriva dopo mesi di escalation politica: la classificazione dei cartelli come organizzazioni terroristiche straniere, operazioni militari contro imbarcazioni sospette nel Pacifico e nei Caraibi, e un linguaggio che assimila l’epidemia di overdose a una minaccia alla sicurezza dell’intero emisfero. Media e giuristi hanno sollevato dubbi sulla proporzionalità e sulla base giuridica di alcune di queste azioni, osservando che le prove pubbliche sui bersagli non sempre sono state rese note. Il rischio, segnalano diversi osservatori, è uno spostamento del baricentro dalla cura alla sorveglianza. I dati del 2024, però, mostrano che una combinazione di interventi sanitari ha funzionato: in Stati come Ohio, Virginia, West Virginia e Wisconsin le morti sono diminuite di oltre il 35%, anche grazie ai fondi derivanti dai risarcimenti per oltre 50 miliardi di dollari ottenuti dagli Stati nelle cause contro le aziende farmaceutiche, alla maggiore disponibilità di naloxone e alla semplificazione dell’accesso a buprenorfina e metadone.
La Casa Bianca difende la scelta parlando di deterrenza e di “potenziale bellico”. Anche se raro, sostiene l’amministrazione, un uso intenzionale del fentanyl in forma aerosolizzata o in matrici particolari potrebbe configurare un attacco chimico, e come tale va pianificato. Gli esperti di medicina delle catastrofi riconoscono la necessità di prepararsi a scenari estremi, ma ricordano che storicamente i gruppi terroristici hanno mostrato scarso interesse per gli oppiacei come agenti offensivi, sia per le difficoltà di dispersione sia per la disponibilità diffusa di antidoti.
Le dinamiche di mercato suggeriscono inoltre che ogni stretta sull’offerta produce adattamenti rapidi: nuove molecole, nuove miscele, nuove rotte. La DEA ha già segnalato il ruolo crescente di adulteranti che complicano diagnosi e trattamento, con il rischio di pazienti che non rispondono al naloxone perché la depressione respiratoria è amplificata da sostanze non oppioidi. In questo contesto, gli operatori territoriali chiedono continuità nei finanziamenti, regole più semplici per l’accesso ai trattamenti e sistemi di allerta rapidi sulla composizione delle sostanze in circolazione.
La decisione di Trump intercetta una paura reale, ma l’uso di cifre non supportate dai dati rischia di spostare il dibattito dalla valutazione degli effetti reali delle politiche. L’etichetta di arma di distruzione di massa può rafforzare strumenti investigativi e finanziari. La riduzione delle morti, però, dipenderà dalla capacità di consolidare i risultati ottenuti nel 2024, di misurare con trasparenza l’impatto delle operazioni di interdizione e di garantire, in ogni territorio, accesso immediato a farmaci salvavita e cure. È la prima volta che una droga viene formalmente definita WMD. A fare la differenza, come sempre, saranno i fatti e i numeri.
Fonti: Casa Bianca, Fact Sheet Casa Bianca 15 dicembre 2025, CDC, NCHS, NIOSH, DEA, American College of Medical Toxicology, American Academy of Clinical Toxicology, Congressional Research Service, report del Congresso degli Stati Uniti, analisi di stampa internazionale.
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