Cerca

Attualità

Torino non molla i Giochi 2030: l’Oval sfida l’Olanda e il rischio di restare fuori

Lo Russo rilancia sul pattinaggio di velocità, ma Heerenveen parte avanti e il tempo stringe

Torino non molla i Giochi 2030: l’Oval sfida l’Olanda e il rischio di restare fuori

Torino non molla i Giochi 2030: l’Oval sfida l’Olanda e il rischio di restare fuori. Foto: Stefano Lo Russo

Torino non esce di scena. Anzi, rilancia. Mentre l’Olanda avanza con una candidatura forte e strutturata, il sindaco Stefano Lo Russo rivendica con decisione che il capoluogo piemontese è ancora pienamente in corsa per ospitare il pattinaggio di velocità dei Giochi Olimpici invernali del 2030, assegnati alle Alpi francesi. Una partita complessa, tutta giocata sul filo tra investimenti, sostenibilità e geopolitica sportiva, nella quale Torino prova a far valere il peso della sua storia olimpica e la carta dell’Oval.

Il nodo è noto da settimane. Per la disciplina del pattinaggio di velocità, Torino ha messo sul tavolo l’Oval del Lingotto, già protagonista delle Olimpiadi del 2006, proponendosi come sede esterna ai confini francesi in nome della cooperazione alpina e della razionalizzazione dei costi. Ma sullo stesso tavolo si è seduta Heerenveen, in Olanda, con un vantaggio difficile da ignorare: una pista già esistente e pienamente operativa, dove le squadre si allenano regolarmente. Un dettaglio che, nell’era dei Giochi “sobri” e a basso impatto, pesa eccome.

Lo Russo non lo nega. Anzi, lo ammette apertamente. I concorrenti olandesi, spiega, partono con un vantaggio competitivo evidente. Ma Torino non intende arretrare. La Città ha già dichiarato la propria disponibilità a investire per allestire la pista all’Oval, un impegno economico rilevante che Palazzo Civico considera giustificato dall’importanza strategica dell’evento. Non solo in termini sportivi, ma anche di posizionamento internazionale e ritorno d’immagine.

La scommessa torinese si gioca su altri fattori. La vicinanza geografica con le Alpi francesi, i rapporti storici tra le città alpine, la cooperazione transfrontaliera già sperimentata in passato e, soprattutto, il tema della sostenibilità ambientale, diventato uno dei criteri chiave nelle scelte olimpiche degli ultimi anni. Ridurre gli spostamenti, limitare la costruzione di nuove strutture permanenti, valorizzare impianti esistenti o già inseriti nel tessuto urbano: su questo terreno Torino prova a ribaltare la partita.

Stefano Lo Russo

C’è poi un elemento politico che pesa più di quanto sembri. La decisione finale, spiega il sindaco, ha subito ritardi legati alla situazione non semplice del governo francese, che ha rallentato il lavoro del comitato organizzatore. Una fase di stallo che tiene aperti i giochi, ma che allo stesso tempo aumenta l’incertezza e accorcia i tempi per chi, come Torino, deve convincere gli interlocutori internazionali della bontà della propria proposta.

La posta in palio è alta. Ospitare una disciplina olimpica significherebbe riportare Torino, a quasi venticinque anni dal 2006, dentro il perimetro dei grandi eventi sportivi globali, rafforzando una narrazione che l’amministrazione Lo Russo porta avanti da inizio mandato: una città che non vive di nostalgia olimpica, ma che prova a capitalizzare quell’eredità in chiave contemporanea, tra riuso degli impianti, innovazione e relazioni europee.

Allo stesso tempo, il rischio è evidente. Se la candidatura non dovesse andare in porto, Torino resterebbe fuori da un’Olimpiade che si svolgerà a poche centinaia di chilometri, con il paradosso di un territorio alpino fortemente coinvolto e una grande città che osserva da bordo campo. È anche per questo che il sindaco insiste sul concetto di “essere in corsa”: una formula che segnala fiducia, ma anche la consapevolezza di una competizione tutt’altro che scontata.

La decisione finale non è ancora stata presa. Le valutazioni sono in corso e il confronto resta aperto. Torino scommette sull’Oval, sull’asse con la Francia e su un’idea di Olimpiadi più leggere e cooperative. L’Olanda risponde con infrastrutture pronte e una tradizione dominante nel pattinaggio di velocità. In mezzo, il tempo che passa e una scelta che dirà molto non solo dei Giochi 2030, ma anche del peso reale delle città ex olimpiche nel nuovo corso dello sport internazionale.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori