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Piemonte, virus respiratori in rimonta: 336mila casi e pronto soccorso sotto pressione

336mila persone già a letto, contagi in aumento e il picco deve ancora arrivare

Piemonte, virus respiratori in rimonta

Piemonte, virus respiratori in rimonta: 336mila casi e pronto soccorso sotto pressione (foto di repertorio)

Chi sta davvero riempiendo ambulatori e reparti piemontesi? I numeri tracciano una fotografia netta: la nuova ondata di virus respiratori sta correndo più veloce delle abitudini quotidiane e delle difese individuali. Dall’inizio della stagione sono 336 mila i piemontesi che hanno già fatto i conti con sintomi influenzali. Nell’ultima settimana monitorata, dal 1 al 7 dicembre, i nuovi casi stimati hanno toccato quota 62 mila, e gli epidemiologi avvertono che il picco non è ancora arrivato.

Per ora il contagio colpisce soprattutto i più giovani, ma lo schema è quello che si ripete ogni inverno: prima i bambini, poi gli adulti. Prepararsi significa osservare i dati e capire che cosa sta iniziando a muoversi.

L’ultimo report del Seremi, il Servizio regionale di epidemiologia, registra una crescita marcata delle infezioni respiratorie acute, arrivate a 14,6 casi ogni mille assistiti. Un livello che fa salire l’intensità complessiva da “bassa” a “media”. Dentro questo quadro un elemento emerge con forza: nella fascia 5-14 anni l’intensità è già “alta”. Un segnale evidente della forte circolazione del virus in scuole e nuclei familiari, da cui la trasmissione tende poi a estendersi alla popolazione adulta.

Il meccanismo è noto: i più giovani diventano il primo acceleratore del contagio e, nel giro di poche settimane, febbre, tosse e mal di gola iniziano ad arrivare anche a genitori, nonni e colleghi. Le proiezioni parlano chiaro: nelle prossime due settimane il peso dell’epidemia si sposterà gradualmente sugli adulti, con ricadute sulla gestione familiare, sulle attività lavorative e sui servizi sanitari.

A complicare il quadro c’è la co-circolazione di diversi virus. L’influenza, in crescita a livello nazionale, rappresenta circa un quarto dei casi, con una prevalenza del ceppo H3N2. Accanto ad essa continuano a circolare rhinovirus, adenovirus e virus parainfluenzali, responsabili di una parte consistente delle assenze e delle richieste di assistenza. È anche per questo che i quadri clinici osservati nei pronto soccorso sono molto variabili: sintomi diversi, durata diversa, intensità diversa da paziente a paziente.

Nel contesto italiano, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna e Sardegna risultano tra le regioni con la maggiore incidenza. In Piemonte, l’impatto più evidente si registra nell’area metropolitana di Torino, dove i pronto soccorso stanno iniziando a percepire un aumento sensibile degli accessi.

Dal territorio arriva conferma. «Il momento di maggiore difficoltà nei pronto soccorso lo abbiamo registrato nella prima metà della settimana scorsa», osserva Fabio De Iaco, direttore della Medicina d’urgenza dell’ospedale Maria Vittoria di Torino. L’ospedale ha appena inaugurato l’ampliamento del pronto soccorso, grazie alla rifunzionalizzazione del padiglione F, circa 300 metri quadrati destinati a percorsi più efficienti e alla separazione tra pazienti contagiati e non contagiati. Un modello organizzativo maturato negli anni del Covid e ora applicato anche a una stagione influenzale in risalita.

Segnali analoghi arrivano anche dalle Molinette, dove il carico di virus respiratori si è fatto sentire. Il messaggio degli operatori è prudente ma costante: la pressione potrebbe crescere ulteriormente con l’aumento dei contagi tra gli adulti.

In questo scenario tornano centrali alcune indicazioni consolidate: la vaccinazione antinfluenzale, anche a stagione avviata, può ridurre il rischio di forme più severe e contenere l’impatto sugli ospedali. Rimangono essenziali anche le misure di igiene quotidiana, dal lavaggio delle mani all’attenzione a tosse e starnuti. Restare a casa in presenza di febbre o malessere è una scelta di responsabilità che limita la diffusione dei virus in famiglia, a scuola e sul lavoro. Anche l’aerazione degli ambienti e la riduzione della prossimità quando compaiono i sintomi restano strumenti efficaci per rallentare la circolazione virale.

Il quadro che emerge è quello di una crescita rapida dei contagi, con un’incidenza in progressivo aumento, una pressione già alta sulle fasce scolari e un prevedibile allargamento agli adulti nelle prossime settimane. Torino sta potenziando le sue strutture e riorganizzando i percorsi assistenziali, ma la tenuta complessiva dipenderà anche dalle scelte quotidiane di ciascuno.

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