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15 Dicembre 2025 - 13:59
Ancora guai giudiziari per Elkann: ecco perchè vuole vendere tutto. Il giudice lo manda a processo
La vicenda giudiziaria legata alla residenza fiscale di Marella Caracciolo Agnelli, vedova dell’Avvocato Gianni Agnelli, torna al centro dell’attenzione con una decisione destinata a far discutere. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Torino ha ordinato oggi alla Procura di formulare l’imputazione coatta nei confronti di John Elkann per due capi d’accusa, respingendo la richiesta di archiviazione avanzata dai pubblici ministeri.
Il provvedimento rappresenta un punto di svolta in un procedimento complesso, che negli anni ha intrecciato profili penali, fiscali e successori, coinvolgendo alcuni membri della famiglia Elkann-Agnelli e professionisti che hanno seguito la gestione patrimoniale di Donna Marella.
L’indagine nasce dalla contestazione della residenza fiscale effettiva di Marella Agnelli negli ultimi anni di vita. Secondo l’ipotesi accusatoria originaria, la nobildonna avrebbe avuto il centro dei propri interessi in Italia, pur risultando formalmente residente all’estero. Da qui l’attenzione della magistratura torinese su una possibile elusione fiscale e su presunte condotte penalmente rilevanti nella gestione degli aspetti amministrativi e dichiarativi.
Nel fascicolo finiscono John Elkann, in qualità di erede, e il commercialista Gian Luca Ferrero, oggi presidente della Juventus, per il loro ruolo nelle vicende successive alla morte di Donna Marella, avvenuta nel 2019.

Marella e Gianni Agnelli
Nel corso dell’inchiesta, la Procura di Torino ha progressivamente ridimensionato il quadro accusatorio, chiedendo l’archiviazione per diversi profili ritenuti infondati o non penalmente rilevanti. Su questi punti il gip ha dato ragione ai pm, disponendo alcune archiviazioni.
Per due specifici capi d’accusa, però, il giudice ha ritenuto che gli elementi raccolti non consentissero di chiudere il procedimento senza un passaggio processuale vero e proprio. Da qui la decisione di ordinare l’imputazione coatta, atto che obbliga la Procura a esercitare l’azione penale anche contro la propria valutazione.
Parallelamente, John Elkann ha avanzato una richiesta di messa alla prova, strumento previsto dall’ordinamento che consente, in presenza di determinati requisiti, di estinguere il reato attraverso un percorso alternativo al processo. Questa parte della vicenda segue però un iter autonomo, affidato a un altro giudice, e non è direttamente influenzata dall’ordinanza sull’imputazione coatta.
La reazione dei legali di Elkann è netta. In una nota, gli avvocati parlano di una decisione “abnorme e difficile da comprendere”, annunciando un ricorso per Cassazione contro l’ordinanza del gip.
Secondo la difesa, l’imposizione dell’imputazione sarebbe in contrasto con richieste di archiviazione “solide e ben argomentate” formulate dalla stessa Procura, e rappresenterebbe un uso improprio dello strumento dell’imputazione coatta.
Nel merito, i legali ribadiscono che le accuse sono prive di fondamento e sottolineano che l’eventuale adesione a soluzioni procedurali non implica alcuna ammissione di responsabilità. Viene inoltre ricordato che le questioni fiscali con l’Agenzia delle Entrate sono state definite, sul piano tributario, senza contenziosi pendenti.
Nonostante le archiviazioni parziali e la chiusura dei profili fiscali, il caso Marella Agnelli resta dunque giudiziariamente aperto. L’imputazione coatta imposta dal gip obbliga ora la Procura a portare in aula un procedimento che sembrava destinato a esaurirsi nella fase delle indagini preliminari.
Sarà la Corte di Cassazione, se investita del ricorso, a stabilire se l’ordinanza del giudice torinese regga sul piano giuridico o se debba essere annullata. Fino ad allora, una delle vicende giudiziarie più delicate e simboliche legate alla famiglia Agnelli continua a muoversi sul crinale tra diritto penale, fisco e grandi patrimoni.
È stata invece disposta l'archiviazione completa del procedimento nei confronti di Ginevra e Lapo Elkann, fratelli di John Elkann. La stessa decisione è stata presa per il notaio svizzero Urs Robert von Gruenigen. Erano stati i pubblici ministeri della procura di Torino chiedere l'archiviazione per tutti gli indagati.
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