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15 Dicembre 2025 - 10:09
Chiude un consultorio, avanza il privato: a Torino la sanità pubblica viene smontata pezzo dopo pezzo
Un altro pezzo di sanità pubblica che scompare, un altro servizio di prossimità che viene cancellato nel silenzio generale. A Torino sta per chiudere il consultorio familiare e pediatrico di via Bellono, un presidio storico per un intero quadrante della città. La notizia, esplosa ieri 14 dicembre, ha immediatamente acceso la protesta politica e sociale, perché non si tratta di una semplice riorganizzazione interna, ma dell’ennesimo arretramento dello Stato proprio dove la fragilità sociale è più evidente.
A denunciare quanto sta accadendo è Potere al Popolo Torino, che parla senza mezzi termini di «ennesimo atto di smantellamento della sanità territoriale». Parole pesanti, che riflettono una preoccupazione concreta: «Sta per chiudere il consultorio familiare e pediatrico di via Bellono, un presidio fondamentale per la salute e i diritti delle donne, delle famiglie, delle persone giovani e di tutte le fasce popolari del quartiere». Non un servizio qualunque, ma un punto di riferimento quotidiano per chi non può permettersi alternative private.
La chiusura non è un dettaglio logistico. Significa spostare, complicare, scoraggiare. «Migliaia di residenti saranno costretti a rivolgersi al consultorio di via Monginevro, già sovraccarico e con servizi ridotti, oppure addirittura a quello di via Farinelli, a quasi dieci chilometri di distanza», denuncia il movimento. Una distanza che, per chi ha pochi mezzi, per chi lavora con orari rigidi, per chi ha figli piccoli o problemi di salute, diventa una barriera reale.

A rendere la situazione ancora più grave, secondo Potere al Popolo, è il metodo. «A rendere tutto ancora più grave è l’assoluta mancanza di informazioni alla cittadinanza». Nessun confronto pubblico, nessuna comunicazione chiara, nessuna spiegazione preventiva. Una decisione che cala dall’alto e che colpisce un servizio essenziale senza nemmeno il rispetto della trasparenza.
Il nodo, però, è politico. E viene rivendicato apertamente. «La chiusura dei consultori non è mai un fatto tecnico: è una scelta politica», afferma Potere al Popolo. «È la conseguenza diretta di decenni di tagli, privatizzazioni, esternalizzazioni e di un modello sanitario che considera i consultori un costo anziché ciò che sono davvero». Parole che inchiodano una visione della sanità sempre più orientata al bilancio e sempre meno ai diritti.
Il caso di via Bellono si inserisce infatti in una tendenza più ampia. Negli ultimi anni i consultori pubblici sono stati progressivamente svuotati di personale, funzioni e risorse. Meno orari, meno specialisti, meno accessibilità. Un processo lento ma costante, che oggi arriva alla chiusura vera e propria di strutture che per decenni hanno garantito accesso gratuito e universale a servizi fondamentali come la tutela della salute riproduttiva, il supporto psicologico, l’assistenza pediatrica e l’accompagnamento alla genitorialità.
Nel mirino finiscono direttamente le responsabilità istituzionali. «Chi governa oggi la Regione Piemonte e chi gestisce l’Asl è responsabile di questa situazione vergognosa», accusa il movimento. E il confronto con il privato è impietoso: «Mentre la città si riempie di cliniche private che prosperano, i consultori pubblici vengono chiusi uno dopo l’altro». Un modello che seleziona per reddito, che trasforma il diritto alla salute in una prestazione da acquistare.
Il rischio, denunciano i militanti, è che a pagare il prezzo più alto siano sempre gli stessi: donne, giovani, famiglie fragili, persone straniere, chi vive nei quartieri popolari. Tutti coloro per cui il consultorio non è una comodità, ma spesso l’unica porta d’accesso al sistema sanitario. «Lasciando sempre più persone senza un punto di accesso gratuito e universale», sottolinea Potere al Popolo, riassumendo il senso di una battaglia che va oltre un singolo indirizzo.
Via Bellono diventa così un simbolo. Non solo di una chiusura, ma di una scelta di campo. Da una parte una sanità territoriale che arretra, dall’altra un sistema privato che avanza. In mezzo, una città che rischia di perdere pezzi fondamentali del proprio welfare senza nemmeno accorgersene, fino a quando non è troppo tardi.
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