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Bielorussia, prigionieri politici scambiati con il potassio: il patto segreto tra Lukashenko e gli Stati Uniti

Liberati 123 detenuti, tra cui Ales Bialiatski e Maria Kolesnikova. Washington allenta le sanzioni sui fertilizzanti bielorussi, mentre l’Europa resta ferma. Diritti umani usati come leva diplomatica

Bielorussia, prigionieri politici scambiati con il potassio: il patto segreto tra Lukashenko e gli Stati Uniti

Lukashenko

Nel gelo di Minsk, il cancello di una colonia penale si apre e tra i primi a varcarlo c’è Maria Kolesnikova, musicista e figura centrale della protesta del 2020, che esce con passo controllato e un sorriso accennato. Poco distante, Ales Bialiatski, premio Nobel per la Pace, alza la mano verso chi lo attende. Sono due dei 123 detenuti politici liberati dal regime di Alexander Lukashenko al termine di un negoziato diretto con l’inviato statunitense John Coale. In parallelo, Washington ha annunciato la revoca delle sanzioni sul potassio, materia prima strategica per l’economia bielorussa e pilastro dell’export nazionale. Coale ha chiarito che la decisione rientra in un percorso di possibile normalizzazione dei rapporti bilaterali e che ulteriori misure restrittive potrebbero essere riviste se seguiranno altri segnali concreti. È uno scambio che non ha precedenti recenti e che riporta al centro una pratica discussa: l’uso dei prigionieri politici come leva diplomatica.

La liberazione riguarda 123 persone, tra cui alcune delle figure più note del movimento democratico bielorusso. L’annuncio è arrivato subito dopo la decisione statunitense di consentire nuovamente il commercio del potassio bielorusso, in particolare dei fertilizzanti a base di cloruro di potassio, settore colpito dalle sanzioni imposte dopo la repressione delle proteste del 2020 e dopo il sostegno di Minsk alla guerra russa in Ucraina. Secondo fonti ufficiali, parte dei liberati è stata trasferita o accolta in Lituania e in Ucraina, attraverso canali umanitari. Resta però elevato il numero di persone ancora detenute per motivi politici, che le organizzazioni indipendenti stimano in oltre 1.000.

Ales Bialiatski, fondatore del centro per i diritti umani Viasna, ha ricevuto il Nobel per la Pace nel 2022 per il suo impegno documentato contro gli abusi dello Stato. Arrestato e condannato con accuse contestate da osservatori internazionali, è diventato un riferimento per la società civile bielorussa. Maria Kolesnikova, flautista e dirigente dell’opposizione, è stata tra le protagoniste delle manifestazioni contro il sesto mandato di Lukashenko. Il suo arresto, dopo il rifiuto di lasciare il Paese, l’ha resa uno dei simboli della resistenza non violenta.

L’operazione segue un precedente avvenuto l’11 settembre 2025, quando Minsk liberò 52 detenuti dopo colloqui con una delegazione degli Stati Uniti d’America (USA). In quell’occasione, Washington aveva alleggerito le restrizioni sulla compagnia aerea statale Belavia. Quella mossa era stata interpretata come una prova di affidabilità reciproca. Il rilascio di dicembre segna un salto di scala e conferma una strategia di concessioni graduali.

Il nodo centrale resta il potassio. Prima delle sanzioni, la Bielorussia, attraverso il gruppo statale Belaruskali e il consorzio commerciale BPC (Belarusian Potash Company), copriva circa il 20% del mercato globale. Le restrizioni e le difficoltà logistiche hanno ridotto la quota fino a circa il 9% nel 2022, secondo stime di analisti internazionali. Il parziale sblocco statunitense può offrire un sollievo immediato in termini di entrate e valuta, ma non garantisce un ritorno ai livelli precedenti senza l’accesso al mercato europeo.

Sviatlana Tsikhanouskaya

Sviatlana Tsikhanouskaya

L’Unione Europea (UE), infatti, mantiene un quadro sanzionatorio rigido. Nel 2025 ha confermato e inasprito le misure contro il regime di Lukashenko, introducendo nuove tariffe su prodotti agricoli e fertilizzanti di origine bielorussa e russa a partire dal 1 luglio 2025. Paesi come la Lituania hanno ribadito che continueranno a bloccare i fertilizzanti bielorussi anche in caso di allentamenti statunitensi, segnando una divergenza evidente tra Bruxelles e Washington.

L’opposizione in esilio, guidata da Sviatlana Tsikhanouskaya, ha accolto la notizia con sollievo ma anche con cautela. La liberazione di 123 persone viene considerata un passo importante, ma insufficiente se le carceri restano piene e la repressione prosegue con altri strumenti. Le stime più accreditate parlavano, fino a poche settimane fa, di oltre 1.200 prigionieri politici ancora detenuti, spesso in condizioni severe.

Per Lukashenko, la mossa ha anche una valenza geopolitica. Alleggerire la pressione statunitense significa tentare di recuperare margini di manovra rispetto alla Federazione Russa, da cui la Bielorussia dipende sul piano militare ed economico. Il Paese ospita infrastrutture russe e, secondo fonti occidentali, anche armamenti nucleari, ed è stato utilizzato come retrovia nell’offensiva contro l’Ucraina. Ogni apertura verso l’Occidente deve quindi essere calibrata per non incrinare il rapporto con Mosca.

Per gli USA, l’accordo rappresenta un risultato concreto sul fronte dei diritti umani e una possibile leva per ridurre l’allineamento totale di Minsk a Mosca. John Coale ha parlato esplicitamente di ulteriori passi se i rilasci continueranno e se verranno verificati segnali di allentamento repressivo.

Sul piano economico interno, l’export di potassio resta una componente centrale. Le sanzioni hanno costretto Belaruskali a vendere con forti sconti e a utilizzare rotte più costose, con un calo produttivo che nel 2022 alcuni analisti statunitensi hanno stimato attorno al 60%. Lo sblocco statunitense può migliorare i flussi finanziari, ma senza l’Europa l’impatto resterà parziale.

A livello internazionale, osservatori e media sottolineano la portata della liberazione, la più ampia degli ultimi anni, ma invitano alla prudenza. Le istituzioni europee ribadiscono la richiesta di una liberazione totale dei prigionieri politici e il mantenimento della pressione sul regime. Le nuove tariffe europee resteranno in vigore almeno fino al 28 febbraio 2026, data fissata per l’estensione del regime sanzionatorio.

Resta aperta la questione della verifica. Un indicatore decisivo sarà l’assenza di nuovi arresti politici e la possibilità per i liberati di accedere a cure, documenti e libertà di movimento senza rischiare nuove incriminazioni. Organizzazioni come Viasna chiedono di poter monitorare senza ostacoli la situazione dentro e fuori le colonie penali.

Per i lettori italiani, l’effetto più diretto riguarda il mercato dei fertilizzanti. Una maggiore disponibilità di potassio a livello globale potrebbe contribuire, nel medio periodo, a ridurre i costi lungo le filiere agricole, anche se molto dipenderà dai contratti internazionali e dalle scelte dei grandi trader. Sul piano politico, l’intesa tra USA e Bielorussiaapre un tema di coordinamento transatlantico che l’UE dovrà gestire senza rinunciare ai propri principi.

L’apertura di quel cancello in una colonia penale bielorussa segna un passaggio rilevante. La diplomazia ha permesso la liberazione di 123 persone, tra cui Ales Bialiatski e Maria Kolesnikova, ma la sostanza dell’accordo sarà misurata nei prossimi mesi. La fine degli arresti politici, la revisione delle leggi sull’“estremismo”, la riapertura degli spazi mediatici e civici restano i veri indicatori di cambiamento. Fino ad allora, ogni concessione economica dovrà essere accompagnata da controlli indipendenti sui diritti fondamentali. In questa partita, la posta in gioco non è una materia prima strategica, ma il destino delle persone ancora detenute.

Fonti: Viasna Human Rights Centre, Nobel Committee, Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, Commissione Europea, Reuters, Associated Press, BBC News, Human Rights Watch.

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