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La cucina italiana conquista l’Unesco e divide l’Italia: applausi al Colosseo, critiche feroci dagli chef

Tra esultanze istituzionali e accuse di “riconoscimento vago”, il trionfo diventa battaglia culturale

La cucina italiana è stata iscritta nel Patrimonio Immateriale dell’Umanità (Conferenza UNESCO di NewDelhi)

La cucina italiana è stata iscritta nel Patrimonio Immateriale dell’Umanità (Conferenza UNESCO di NewDelhi)

La cucina italiana entra ufficialmente nella lista dei patrimoni culturali immateriali dell’umanità, prima al mondo a essere riconosciuta nella sua interezza. La decisione del Comitato intergovernativo dell’Unesco, riunito a New Delhi, è stata accolta da un lungo applauso e ha acceso un’ondata di celebrazioni in tutta Italia, culminate con l’illuminazione del Colosseo. Un riconoscimento che va oltre la tavola: celebra un mosaico sociale, culturale e antropologico costruito nei secoli e trasformato in uno dei più potenti simboli del made in Italy.

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha espresso il proprio compiacimento in una telefonata al ministro dell’Agricoltura, sottolineando che il traguardo «rafforza il prestigio italiano nel mondo». A ruota, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni definisce la cucina italiana «un formidabile ambasciatore» che «accompagna il turismo, arricchisce l'offerta culturale italiana e annuncia in tutto il mondo il desiderio di essere presente nei tanti luoghi e tra le persone che rendono l'Italia una comunità». Presente alla proclamazione anche il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri Antonio Tajani, secondo cui il risultato «riflette l'impegno più ampio del Governo nella salvaguardia del nostro patrimonio agroalimentare e nella promozione della cucina e della nostra filiera di imprese agroalimentari come strumento di dialogo, cooperazione, solidarietà e pace».

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L’entusiasmo attraversa il mondo della ristorazione. Chef come Massimo Bottura, Alessandro Circiello, Massimo Oldani e Niko Romito celebrano la decisione, considerata un riconoscimento alla qualità e alla storia gastronomica nazionale. Ma non mancano voci fuori dal coro. Arrigo Cipriani frena l’euforia: «Non esiste una possibile generalizzazione della cucina italiana», sostiene, definendo il riconoscimento «vago» e ritenendo più opportuno premiare le trattorie. Un giudizio che contrasta con quello di Slow Food, che sottolinea il valore dato dall’Unesco a biodiversità e artigianalità. Gianfranco Vissani, invece, sfrutta l’occasione per attaccare la cucina molecolare: «Un segnale forte che riporta al centro il senso stesso del mangiare, lontano da mode effimere e tecnicismi esasperati».

Il fronte agricolo è compatto nell’esultare: Confagricoltura, Coldiretti (con i cuochi contadini), Cia-Agricoltori Italiani, Copagri, Confcooperative Fedagripesca, Fipe, Federalimentare, Confcommercio e Union Food parlano di una vittoria che valorizza le filiere italiane. Per il mondo del vino, il presidente di Uiv, Lamberto Frescobaldi, la definisce «un riconoscimento alla carriera, ma con ancora lunghi secoli davanti».

I numeri raccontati dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida spiegano perché questa proclamazione abbia un peso economico enorme. In Aula, il ministro osserva che la cucina italiana «vale 251 miliardi di euro, con una crescita del +4,5% annuo» e rappresenta «il 19% del mercato globale dei ristoranti». Il turismo enogastronomico nel 2024 ha generato 40,1 miliardi di euro, con un incremento del 12% sul 2023 e del 49% rispetto al 2016. Lollobrigida ricorda anche il ruolo del riconoscimento contro l’Italian sounding e sottolinea che il primo a congratularsi è stato il ministro francese.

Dietro il dossier c’è il lavoro di Pier Luigi Petrillo, curatore della candidatura e direttore della Cattedra Unesco all’Università Unitelma Sapienza. Collegato con l’assemblea di Confagricoltura subito dopo l’annuncio, Petrillo ha spiegato: «Negli anni la cucina italiana ha assorbito di tutto e poi ha creato originalità». E aggiunge: «Il dossier è stato difficile e complesso, perché è la prima volta al mondo che la cucina viene riconosciuta nella sua interezza, con i suoi valori e le sue differenze. C’era una grossa competizione ma ce l’abbiamo fatta». In totale sono stati 60 i dossier valutati, provenienti da 56 Paesi.

Il percorso verso l’Unesco è iniziato nel marzo 2023 e ha attraversato numerosi eventi di rilievo: l’Amerigo Vespucci, la missione spaziale Axiom 3, campagne culturali e iniziative internazionali. La definizione dell’Unesco riassume il senso profondo della candidatura: una pratica che «enfatizza l'intimità con il cibo, il rispetto per gli ingredienti e i momenti condivisi attorno alla tavola», radicata nelle ricette anti-spreco e nella trasmissione familiare dei saperi.

Un mosaico complesso, celebrato, discusso, criticato. Ma ora ufficialmente patrimonio dell’umanità.

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