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Il Canavesano imbruttito
27 Novembre 2025 - 07:05
Trump pacifista per convenienza, Europa muta e Italia alla deriva
E’ proprio così, Donald Trump, cieco e sordo di fronte ai quotidiani bombardamenti israeliani in Palestina, Libano e Cisgiordania, dopo aver ricollocato la Bolivia nel “giardino di casa”, attraverso “libere” elezioni un po’ condizionate dalla C.I.A.; dopo aver minacciato la Colombia e un po’ bombardato il Venezuela, pare essere intenzionato a passare alla storia come uomo di pace.
L’Unione Europea ha solo più occhi e orecchie per il riarmo e in Italia è lo stesso, infatti, abbiamo contratto e continuiamo a farlo, debiti che mai potranno essere restituiti se non, in parte, sfoltendo a tappeto i conti correnti dei risparmiatori italiani e così gli americani, fra un Hamburger, un sorriso, un hot dog e una stretta di mano, ecco che tornano a parlare di pace fra Ucraina e Russia e sembra che lo facciano seriamente. Certo, non si conosce nulla o quasi del trattato di pace fatto avere a Zelensky per la firma e così ognuno in questo periodo dice la sua, ma le uniche cose sicure in merito sono la nullità dell’Europa e l’ultimatum dato a Zelensky che, se le notizie sono giuste, dovrebbe essere il 27 novembre, in America il “Giorno del Ringraziamento”, in Ucraina e in tutta l’Unione Europea, grazie a Trump, il “Giorno del tacchino ripieno”.

Intanto le polemiche abbondano, c’è chi sente tradito e chi aspetta ordini da Washington per comunicare come si sente, in ogni caso è una questione di poche ore o, se si andrà oltre il 27 novembre, di pochi giorni, l’unica cosa che cambierà, visto che la grande controffensiva di Kiev si è tradotta in una inevitabile, disastrosa sconfitta, sarà la porzione di Ucraina che tornerà a far parte di mamma Russia.
Intanto di iniziative utili a raddrizzare la “baracca” Italia non se ne vede neanche l’ombra, in Veneto, Campania e Puglia i vincitori, visto l’esagerato astensionismo alle urne, rappresentano, sì e no, un quarto dei cittadini aventi diritto di voto e questo, l’ho scritto più volte, soprattutto in questo clima caratterizzato da aria pesante, che tanto ricorda quella che si respirava negli anni dell’oro alla Patria, non fa certo ben sperare per il futuro.
L’astensione viaggia ormai spedita verso percentuali altissime, di questo passo fra qualche anno vincerà le elezioni chi ha le famiglie più numerose, più parenti e più amici e credo, anche l’ultimo degli idioti dovrebbe concordare, non si potrà pretendere di governare Stato, Regioni, Province e città, rappresentando, quando va bene, il 60% di poco più di niente. Non c’è neanche da scandalizzarsi e nemmeno da prendersela col popolo elettore, quando non c’è alternativa al peggio è impossibile scegliere il meglio.
Questo è il problema, non esiste nulla di meglio, tutti parlano di “vecchio” e di “nuovo”, ma nessuno parla del “meglio”. In questi ultimi anni e addirittura in questi ultimi giorni ci è toccato sentire di tutto, fra la triade di Governo, Meloni, Salvini, Tajani e ministri alla Crosetto, oppositori alla Calenda ed eurodeputati alla Picierno, in Italia si è dato il via ad uno “spettacolo” a dir poco osceno. Abbiamo sentito, a reti unificate, la Giorgia, mamma cristiana, scommettere i nostri soldi, ovviamente persi senza possibilità di ritentare, sulla vittoria dell’Ucraina. Abbiamo sentito Crosetto, ancora in questi giorni, battere cassa per inviare altri 100 milioni di euro all’Ucraina, necessari, pare, a far superare l’inverno alla patria di Zelensky perché, sembra certo, da quelle parti il troppo caldo dei cambiamenti climatici made in U.E. non è mai arrivato. Abbiamo sentito Calenda straparlare di quanto paura metteva ai russi il suo nuovo tatuaggio e di quanto questo lo rendesse sicuro della vittoria ucraina. Abbiamo sentito Tajani parlare di quanto sia indispensabile il ponte sullo Stretto di Messina, soprattutto per un'eventuale evacuazione se attaccati militarmente da sud. L’abbiamo anche sentito sproloquiare, neanche ne avesse parlato con i legittimi proprietari russi, sull’utilizzo dei beni a loro confiscati e congelati, a suo dire da impiegare per la ricostruzione in Ucraina.
Insomma, tutto questo mentre la legge di bilancio 2026 è in fase di votazione parlamentare, mentre tutto sembra impossibile, mentre pare non ci siano soldi per niente, tranne che per l’Ucraina e mentre, ormai accertato, il nostro sistema fiscale, unico al mondo, pare essere ispirato all'improvvisazione. Un vero e proprio “puzzle” demenziale di inasprimenti, deroghe, imposizioni, condoni, coefficienti rivalutati, vecchie e nuove esenzioni e le classiche, esclusivamente made in Italy, una tantum permanenti.
Questo è! Abbiamo un Governo che sta in piedi per demeriti acquisiti, mentre la Schlein e gli altri boys di via Sant’Andrea delle Fratte, comunque, seppur virtuale, l’opposizione più votata dagli italiani che ancora votano, è di fatto, grazie alla sua pochezza, alla sua imperizia e alla sua evanescenza, il miglior puntello sul quale poggiarsi per Meloni & Co., quasi un alleato sul quale fare affidamento nei momenti difficili. L’ennesimo paradosso del nostro regime impazzito, dove tutti i “grandi capi” vorrebbero essere abbracciati da Trump e dove alcuni, però, sia fra quelli che fanno parte del nulla che governa, sia fra quelli che rappresentano il nulla che fa “opposizione”, pare non abbiano gradito l’ultimatum per la pace fra Ucraina e Russia legato al giorno del “tacchino imbottito”, chissà, seppur ci credo poco, forse per qualcuno è iniziato il momento della consapevolezza dolorosa, o forse no. Certo, sono più portato a credere alle parole che ci ha lasciato George Bernard Shaw, scrittore, drammaturgo e linguista irlandese: “Il valore di una persona dipende dal numero di cose delle quali si vergogna” e allora, da noi, nonostante la situazione in cui ci troviamo, non esiste politico che sappia dove stia di casa la vergogna, quindi, ecco scartata la “consapevolezza dolorosa”. Che si siano offesi per essere stati considerati per ciò che sono?
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