Cerca

Esteri

Sarkozy affondato: la Cassazione lo condanna senza appello

Condanna definitiva per il caso Bygmalion: per l’ex presidente si riapre il capitolo del braccialetto elettronico mentre la giustizia francese gli presenta il conto di anni di scandali.

Dall’Eliseo alla cella con vista: Sarkozy si prepara al trasloco

Sarkozy

Nel silenzio ovattato di un palazzo di giustizia, l’unico rumore percepibile è stato il clic secco di un interruttore: la Corte di Cassazione francese ha spento l’ultima possibilità di Nicolas Sarkozy di ribaltare la condanna nel dossier Bygmalion. Un atto formale, eppure di un peso politico enorme. Il ricorso è stato rigettato, la sentenza è definitiva, la sanzione penale resta. Per l’ex capo dell’Eliseo — un uomo che aveva trasformato la velocità e l’iperattivismo in cifra personale — la giustizia francese ha imposto un punto fermo. Ed è ora quella domanda, concreta e affilata, a rimbalzare nella politica: tornerà al regime di detenzione con il braccialetto elettronico? Le condizioni giuridiche lo rendono altamente probabile, quasi inevitabile.

La Cour de Cassation, vertice dell’ordine giudiziario, ha confermato integralmente il verdetto della corte d’appello del 14 febbraio 2024: un anno di reclusione, con sei mesi effettivi, da eseguire in forma alternativa alla detenzione. Significa niente cella, ma misure come la sorveglianza elettronica domestica, che saranno definite davanti al giudice dell’esecuzione. La Cassazione, in Francia, non riscrive i fatti: verifica la corretta applicazione della legge. E in questo caso, per i giudici, quella legge è stata applicata senza sbavature. Fine della partita sul terreno nazionale. Per l’ex presidente è la seconda condanna definitiva che entra nel casellario dopo il dossier Bismuth, il caso intercettazioni, chiuso il 18 dicembre 2024: anche lì un anno da scontare con braccialetto elettronico. Sarkozy, oggi settuagenario, ha indossato il dispositivo dal 7 febbraio al 14 maggio 2025, quando è arrivato l’anticipo di liberazione per età. Quel precedente, ora, funziona come un tracciato già pronto per l’esecuzione della pena Bygmalion.

Per capire la portata della decisione occorre tornare a quella stagione politica, la campagna presidenziale del 2012, quella che Sarkozy avrebbe perso contro François Hollande. La legge fissava un tetto di spesa di 22,5 milioni di euro: il comitato del candidato, accertano i giudici, ne spese oltre 42 milioni, alimentando una serie di eventi in stile americano, comizi spettacolari e logistiche faraoniche. Per nascondere il disavanzo, secondo l’impianto accusatorio, fu costruito un sistema di doppia fatturazione: una quota rilevante dei costi venne spostata dal comitato al partito presidenziale UMP (oggi Les Républicains) tramite convenzioni fittizie, mentre l’agenzia Bygmalion figurava tra gli attori principali della catena contabile. L’obiettivo era uno: aggirare la soglia di legge. La Cassazione ha giudicato pienamente integrato il reato di finanziamento illegale: non serviva la firma del candidato su ogni documento, bastava che fosse informato, avesse percepito la deriva e avesse convalidato il prosieguo della campagna in quelle condizioni. Una responsabilità che in Francia è personale, saldata alla figura del “candidato”.

Nel faldone non c’è solo Sarkozy. Assieme a lui restano definitivamente condannati l’ex direttore di campagna Guillaume Lambert e gli ex dirigenti UMP Eric Cesari e Pierre Chassat. Anche i loro ricorsi sono stati respinti. Il mosaico accusatorio delinea un triangolo: il comitato del candidato, il partito e la macchina di comunicazione esterna. È su quell’incrocio che i giudici hanno individuato il “sistema”. Ora si apre la fase dell’“aménagement de peine”, l’adattamento della pena: in concreto, significa che Sarkozy non tornerà in cella, ma sconterà i sei mesi effettivi con modalità alternative. Il ventaglio è quello noto in Francia: braccialetto elettronico, semi-libertà, restrizioni alla mobilità. Spetterà al juge de l’application des peines convocarlo nelle prossime settimane. Un copione già visto, in cui l’età dell’ex capo di Stato ha già inciso.

Ma la storia giudiziaria dell’ex presidente non si ferma qui. Sullo sfondo avanza il fascicolo più sensibile per la memoria pubblica di Sarkozy: il presunto finanziamento libico della campagna 2007. Il 25 settembre 2025, in primo grado, è arrivata una condanna a cinque anni di reclusione per associazione a delinquere nell’ambito di un presunto piano, tra il 2005 e il 2007, quando era ministro dell’Interno, per ottenere fondi dal regime di Mu’ammar Gheddafi in cambio di contropartite politiche. L’ex presidente respinge le accuse e ha presentato appello: il nuovo processo si celebrerà dal 16 marzo al 3 giugno 2026. Nell’attesa, a ottobre 2025, ha scontato 20 giorni nella prigione della Santé a Parigi, prima della liberazione in attesa del giudizio di secondo grado.

A complicare il quadro, nel 2024 i giudici istruttori hanno iscritto Sarkozy anche per tentata influenza su testimone nello stesso dossier. E la moglie, Carla Bruni-Sarkozy, è stata raggiunta da imputazioni preliminari per un presunto coinvolgimento in un’operazione di condizionamento del testimone chiave Ziad Takieddine, poi morto nel settembre 2025 a Beirut. Anche qui, sarà la giustizia a decidere se procedere con il rinvio a giudizio. L’altro tassello è il precedente Bismuth: le intercettazioni tra Sarkozy e il suo avvocato emerse nel quadro libico, che hanno portato alla condanna per corruzione e traffico di influenze. La Cassazione ha reso definitiva quella sentenza nel dicembre 2024 e l’ex presidente ha raccontato l’esperienza in un libro di memorie, “Diario di un prigioniero”, pubblicato in Francia nel dicembre 2025. Un continuo giudiziario senza precedenti nella Quinta Repubblica.

L’effetto Bygmalion, però, si estende oltre la biografia giudiziaria dell’ex capo dell’Eliseo. La sentenza ridefinisce il perimetro della responsabilità del candidato in Francia. Il messaggio è chiaro: chi guida una campagna presidenziale non può considerarsi estraneo alla contabilità, anche se demandata ad agenzie o assorbita dalle strutture di partito. Se la soglia di spesa, 22,5 milioni di euro, viene oltrepassata in modo macroscopico, e se il candidato continua a sollecitare iniziative costose, la responsabilità penale può essere accertata anche senza una “firma” materiale. È un precedente destinato a pesare sulle prassi future, in un Paese che da tempo tenta di ricucire lo strappo tra politica e trasparenza contabile.

La dinamica del superamento dei tetti è nota, sezionata negli anni dai giudici di primo grado nel 2021, dalla corte d’appello nel 2024 e ora dalla Cassazione il 26 novembre 2025: 22,5 milioni contro oltre 42 spesi, doppia fatturazione, convenzioni fittizie, spostamento artificiale dei costi dei mega-comizi dal comitato di Sarkozy all’UMP, ruolo operativo dell’agenzia Bygmalion, rappresentazioni contabili distorte destinate a mascherare agli occhi del Consiglio costituzionale il superamento del tetto. Il rigetto del ricorso chiude definitivamente il cerchio giudiziario.

Dal fronte difensivo, i legali di Sarkozy hanno fatto sapere che l’ex presidente sta valutando un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Una strada lunga, incerta, che potrebbe spostare la partita sul terreno dell’equo processo, ma che non sospende l’esecuzione della pena: la Cassazione ha l’ultima parola sul suolo francese. Sul piano politico, la decisione arriva in una fase di rimescolamento della destra francese. L’ombra dell’ex presidente continua a gravare sulle scelte di Les Républicains, mentre la galassia della destra si muove in modo competitivo e frammentato, erodendo quello che un tempo era il suo elettorato naturale. Ma i giudici parlano con le sentenze, la politica risponderà con le urne.

Il calendario resta fitto: 26 novembre 2025, ricorso rigettato; nelle prossime settimane, convocazione davanti al giudice dell’applicazione delle pene; dal 16 marzo al 3 giugno 2026, il processo d’appello sul finanziamento libico; in retrospettiva, il 18 dicembre 2024 la condanna definitiva nell’affaire Bismuth e il braccialetto indossato tra febbraio e maggio 2025. In questo intreccio resta al lettore una bussola semplice: la responsabilità personale del candidato, la tracciabilità delle spese, la continuità di tre procedimenti che, per la prima volta, compongono la traiettoria penale di un ex presidente della Repubblica.

La pagina Bygmalion è chiusa, almeno sul piano giuridico. Ma il nome Sarkozy resterà un corpo caldo nell’attualità: l’appello sul dossier libico, le eventuali mosse davanti alla Corte di Strasburgo, l’eco editoriale del suo diario carcerario. E poi c’è la cronaca, che non si ferma. Nelle prossime settimane sapremo se all’ex presidente verrà applicato un nuovo braccialetto elettronico. Sarà un altro clic, di nuovo secco e burocratico. Ma, ancora una volta, destinato a generare un’onda politica che non si spegnerà presto.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori