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Ombre su Torino
26 Novembre 2025 - 06:33
26 novembre 1977.
Via Lancia 87/d, Borgo San Paolo.
All’interno di un centro ottico, insieme al proprietario, c’è il figlio di 13 anni che ha insistito per restare ad attendere la madre uscita per fare delle commissioni.
Il padre gli ha detto più volte di andare a casa perché la donna sarebbe tornata dopo l’orario di chiusura ma, alle 19,45, il ragazzino è ancora lì.
Mentre parlano del più e del meno, il bambino si ricorda che il giorno dopo sarebbe dovuto partire in gita con gli scout e che gli sarebbe piaciuto comprarsi un’aranciata da bere durante il viaggio.
Poco male perché, di fianco al negozio, c’è un piccolo supermercato: se si sbriga lo trova ancora aperto.
Ore 20.
In via Isonzo, a 400 metri dall’ottico, tre ragazzi hanno appena dato fuoco a una Autobianchi A112 e sono scappati su una 850.
Lo stesso gruppetto, un quarto d’ora prima, è arrivato davanti al piccolo supermercato di via Lancia. Uno è restato in macchina e gli altri due sono scesi armi in pugno: è una rapina. Trovata la serranda mezza abbassata, uno dei due si è messo ad urlare e a battere col calcio di una rivoltella sul vetro della porta per farsi aprire. Non si è accorto che, nel frattempo, è arrivato un ragazzino.
Passano pochi secondi e un boato squarcia il silenzio di quella sera. Una pallottola, per sbaglio, è partita da quella pistola usata come un corpo contundente e ha colpito in testa il figlio dell’ottico. Muore così, a 13 anni, Giorgio Appella, colpevole di aver scelto l’attimo sbagliato per andare a comprare un’aranciata.

Nella Torino violentissima di quegli anni è il quarto omicidio (dopo un pregiudicato ucciso durante un inseguimento da un carabiniere, una prostituta accoltellata e uno studente ucciso a pistolettate durante una lite) in quattro giorni, con la settimana che finirà con una coppia di amanti fatta fuori dal marito tradito 24 ore dopo.
I colpevoli, tutti pregiudicati per piccoli furti, vengono presi in due giorni.
Sono Mario Santoro, l’autore materiale, 19 anni, Angelo Alosi e Lucio Americo (entrambi 17enni) e Lino Poletti, 25, il proprietario dell’850.
A processo arriveranno in tre perché Americo si suicida in carcere due mesi dopo.
Santoro viene condannato a 10 anni per omicidio colposo e Alosi e Poletti a 6 anni per tentata rapina, detenzione d’armi e furto d’auto.
Per tutti e tre sarà il primo crimine vero di una “carriera” che li vedrà venire accusati e condannati, nel corso degli anni, per una lista enciclopedica di reati.
Rapine, spaccio, altri omicidi, sequestri di persona. Continuamente arrestati, liberati e finiti dentro di nuovo sprecando tantissime seconde possibilità.
Al contrario di Giorgio Appella a cui, il destino, non ha dato un’altra occasione.
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