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Veneto, la Lega umilia FdI: Stefani vola al doppio dei meloniani e conquista la Regione

Salvini esulta, Zaia lo benedice e il neo governatore promette ascolto e pragmatismo

Zaia e Stefani

Zaia e Stefani

Il nuovo presidente del Veneto ha 33 anni, è appena diventato il più giovane governatore in carica d’Italia e dedica subito la vittoria a sua nonna, che ha passato una notte difficile. Alberto Stefani conquista la Regione con un risultato ampio e atteso, ma sorprende la dimensione del successo della Lega, capace di quasi doppiare Fratelli d’Italia e ribaltare le previsioni di un derby all’ultima scheda. Un trionfo che nasce da una campagna elettorale-lampo di un mese e mezzo e da un rapporto politico coltivato negli anni, prima come commissario, poi dal 2023 come segretario regionale della Liga Veneta, ruolo che ora lascerà mentre Matteo Salvini, volato a Padova per congratularsi, lo conferma già suo vice.

Il neo governatore sceglie di presentarsi ai veneti con un messaggio diretto, costruito sull’ascolto e sulla prossimità ai territori: «Credo che ai veneti nei prossimi cinque anni serva un sindaco dei veneti, una persona capace di ascoltarli, capace di affrontare in maniera pragmatica, senza polemiche, senza provocazioni, in maniera diretta quelle che sono le necessità dei nostri territori. Il sindaco è il sindaco di tutti i cittadini e io sarò il presidente di tutti i cittadini del Veneto».

La prima promessa riguarda il sociale: Stefani annuncia che istituirà un nuovo assessorato dedicato, con attenzione particolare alle rsa e ai servizi più fragili. Un settore che considera prioritario per contrastare la crisi di fiducia e riportare al voto soprattutto i giovani, dato che questa tornata elettorale ha registrato l’affluenza più bassa nella storia del Veneto.

Sul fronte politico interno, Stefani rassicura gli alleati che lo avevano accettato solo a condizione di avere la maggioranza degli assessorati: «Pacta sunt servanda», afferma, puntualizzando che ciò che conta è la qualità delle persone scelte. Tra il pubblico spunta il leader veneto di FdI, Luca De Carlo, che prende atto del risultato schiacciante del nuovo governatore.

Il successo di Stefani chiude un lungo braccio di ferro per la successione di Luca Zaia, il “Doge” che ha guidato la Regione negli ultimi quindici anni. Stefani è cresciuto politicamente all’interno della Lega: prima tessera a 15 anni, consigliere comunale a Borgoricco a 20, deputato a 25, sindaco della stessa Borgoricco a 26. Una carriera rapida che oggi lo porta al vertice del Veneto senza rinunciare a temi considerati di sinistra: «Abbiamo dimostrato che non ci sono temi di proprietà di una coalizione, ma che tutti i temi possono essere affrontati anche dal centrodestra proponendo iniziative concrete. L'abbiamo fatto sul sociale, sulla sanità, sull'ambiente, sul lavoro».

Il suo omaggio a Zaia è immediato e affettuoso: «Mi auguro che resti in Consiglio regionale, ma soprattutto in squadra per i prossimi 30 anni. Poi le scelte saranno di Luca Zaia. Lui ha dato un contributo straordinario a questo territorio, ha scritto la storia del Veneto degli ultimi 15 anni, continueremo a scriverla insieme». Zaia lo chiama un minuto dopo la chiusura dei seggi: «Sono certo che saprà affrontare questo incarico con senso del dovere e responsabilità».

A 35 punti di distanza arriva il candidato del centrosinistra Giovanni Manildo, che però può rivendicare «il miglior risultato dal 2010» e un raddoppio della consistenza della coalizione in Veneto: «Penso che sia importante da qui in poi concretizzare un bel piano di rilancio del nostro Veneto. Ringrazio la mia coalizione che ha permesso di segnare un punto importante. Da qui si riparte».

L’ultima sorpresa arriva da un ex leghista, il medico “free vax” Riccardo Szumski, che supera il 5% regionale e tocca un clamoroso 14% a Conegliano, dove era stato sindaco. La lista Resistere Veneto approderà in Consiglio regionale, aggiungendo un tassello inaspettato alla geografia politica uscita dalle urne.

La vittoria di Stefani ridisegna il panorama politico veneto e segna un passaggio storico nella Lega: il Veneto resta la sua roccaforte più forte, rinnovata dal successo personale di un presidente che promette di “fare il sindaco dei veneti” e che da oggi viene osservato con attenzione anche a livello nazionale.

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