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Incidenti, corse notturne e zero dissuasori: Via Monviso sul banco degli imputati

L’interpellanza di Maiolino, D’Ambrosio e Zigiotto denuncia incidenti, corse notturne, segnaletica consumata e nessun dissuasore: chiesti numeri, interventi e un semaforo col countdown. Il Comune dovrà finalmente rispondere.

Incidenti, corse notturne e zero dissuasori: Via Monviso sul banco degli imputati

Vincenzo Maiolino, Francesco D’Ambrosio e Giorgio Carlo Zigiotto

A Settimo Torinese c’è una strada che i residenti conoscono bene. Troppo bene. Via Monviso, nel tratto tra Corso Piemonte e i giardini di Via Monterosa, è diventata negli anni una piccola zona franca del traffico veloce, dove auto e moto passano come se il limite fosse un optional e il semaforo un consiglio.
Lo scrivono, nero su bianco, i consiglieri di Fratelli d’Italia Vincenzo Maiolino, Francesco D’Ambrosio e Giorgio Carlo Zigiotto in un’interpellanza depositata il 17 novembre 2025, documento che riporta con chiarezza quello che molti cittadini ripetono da tempo: lì qualcosa non va 

Non si tratta infatti della solita segnalazione di malcontento, ma di un elenco preciso di criticità.
La zona, spiegano i consiglieri, è frequentata da anziani e bambini che raggiungono i giardini pubblici e l’area della tensostruttura installata al posto del Centro Polifunzionale Adelaide Aglietta. Una strada di quartiere, insomma, che però negli ultimi anni è diventata scenario di numerosi sinistri automobilistici all’incrocio con Corso Piemonte. Sinistri che non di rado hanno richiesto l’intervento di Vigili del Fuoco, ambulanze e Polizia Municipale.

Le cause? L’interpellanza non lascia spazio a interpretazioni: velocità troppo elevata, mancato rispetto del semaforo per chi arriva da Via Leinì, e una segnaletica orizzontale definita senza mezzi termini “in pessimo stato”, rovinata da lavori stratificati e rattoppi consecutivi.
Di giorno la situazione non è rosea, ma la notte — denunciano i residenti — diventa un vero problema. Auto che sfrecciano oltre il limite, frenate improvvise, attraversamenti rischiosi: un quadro che stride con l’immagine di città “a misura di famiglia” che l’amministrazione propone da anni.

C’è poi un altro punto che i consiglieri mettono con forza sul tavolo: in Via Monviso non esiste un solo dissuasore della velocità. Nessun dosso, nessun restringimento, nessun accorgimento come quelli che invece sono stati installati — e più volte rivendicati dal Comune — in altre vie del territorio, tra cui Via Provana e il tratto di Corso Piemonte vicino al cavalcavia.
Perché lì sì e qui no? È una delle domande implicite che emerge dal testo.

Da qui, le richieste ufficiali rivolte al sindaco Elena Piastra e all’assessore competente: "Quanti incidenti, negli ultimi tre anni, si sono verificati all’incrocio tra Via Monviso e Corso Piemonte? Quanti di questi hanno richiesto l’intervento dei mezzi di soccorso? Quali interventi concreti intende adottare l’amministrazione per limitare la velocità e aumentare la sicurezza dei pedoni?". E soprattutto: "Si può valutare un semaforo dotato di countdown, strumento già adottato in molte città per ridurre l’incertezza e l’“effetto sprint” al giallo?".

Domande semplici, dirette, circostanziate. Domande che fotografano un problema reale, quotidiano, vissuto dai cittadini molto più spesso di quanto non emerga negli annunci istituzionali.
Perché — ed è qui che arriva la nota stonata — Via Monviso non compare quasi mai nella narrazione della Settimo “che funziona”, quella dei progetti europei, dei rendering immersivi, delle inaugurazioni e dei Pnrr. Eppure è lì, tra la pista ciclabile immaginata e il marciapiede scolorito, che la vita quotidiana chiede risposte concrete.

L’interpellanza di Maiolino e dei colleghi non porta attacchi personali né slogan: porta numeri, fatti e una richiesta di responsabilità politica.
Sarà interessante capire come risponderà l'assessore Alessandro Raso, e se in Via Monviso arriveranno finalmente interventi strutturali o se tutto sarà rimandato all’ennesima commissione, all’ennesimo tavolo tecnico, all’ennesimo “ci stiamo lavorando”.

Per ora resta la fotografia di una strada dove incrociare le dita non dovrebbe essere parte dell’attraversamento pedonale.
E dove i cittadini chiedono — con pazienza quasi imbarazzante — solo di poter passare senza rischiare troppo.

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