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Il Tunnel del Monte Bianco vicino alla riapertura. E per tutto il 2026 non chiuderà più

Dal 12 dicembre la nuova apertura al traffico. Nell'autunno del prossimo anno nessuna chiusura: un'ottima notizia per gli autotrasportatori e tutto il Piemonte e la Valle d'Aosta

Il Tunnel del Monte Bianco vicino alla riapertura. E per tutto il 2026 non chiuderà più

Il Tunnel del Monte Bianco vicino alla riapertura. E per tutto il 2026 non chiuderà più

Il 12 dicembre il traforo del Monte Bianco riaprirà al traffico dopo oltre tre mesi di chiusura totale. Una data che nelle ultime settimane è diventata un punto fisso per trasportatori, imprese e automobilisti che da settembre attendono il ripristino della viabilità ordinaria tra Italia e Francia. Questa riapertura, attesa e programmata, arriva mentre si registra una novità significativa sul calendario dei lavori futuri: nel 2026 non ci sarà la chiusura autunnale, inizialmente prevista all’interno della lunga sequenza di cantieri che accompagnerà il tunnel fino al 2040-2050.

Quest’anno l’interruzione è iniziata il 2 settembre, con un cronoprogramma di 15 settimane dedicato al rifacimento della volta e degli impianti in un tratto di circa 250 metri, collegato al cantiere test dell’anno precedente. L’obiettivo è la progressiva sostituzione dei conci, l’impermeabilizzazione del tunnel, la modernizzazione dei sistemi di sicurezza e la verifica delle strutture originarie degli anni Sessanta. L’insieme di questi interventi richiede una gestione complessa: circa duecento persone al lavoro, trenta cantieri attivi contemporaneamente, operazioni che vanno dalla bonifica delle bocche di ventilazione alla realizzazione dei nuovi piedritti, fino ai test sugli impianti di raffreddamento e illuminazione.

Il direttore dei lavori, l’ingegnere Riccardo Rigacci, ha confermato che il cantiere sta procedendo secondo il programma. Una parte degli sforzi è stata dedicata alla gestione dell’acqua che attraversa la volta, con una portata stimata in 300 litri al secondo. Per reindirizzare questo flusso verso la nuova canalizzazione è stato creato un vano di ispezione e, durante i lavori, si è formato temporaneamente un lago che ha costretto gli operai a utilizzare mute da kayak per operare in sicurezza. Elementi che descrivono un cantiere tecnicamente impegnativo, ma sotto controllo.

I conci prefabbricati impiegati per la nuova volta arrivano dall’Olanda e sono 220 in totale. Sopra di essi è posizionato un grande sistema impermeabilizzante che prevede teli sovrapposti e resine iniettate attraverso piccoli tubi. Il lavoro ha l’obiettivo di garantire una vita utile di circa 100 anni alla struttura rinnovata. All’interno del tunnel, inoltre, sono attivi strumenti di monitoraggio come telecamere, opacimetri per il rilevamento dei fumi e un filo termosensibile che segnala variazioni anomale di temperatura.

Il costo dell’intervento 2025 è di 21 milioni di euro, parte di un investimento molto più ampio che verrà distribuito nell’arco di numerosi anni. Al momento, la programmazione prevede che il prossimo cantiere con chiusura totale si svolga nel settembre 2027, secondo un modello ormai consolidato: tre mesi consecutivi di lavori ogni due anni. È una scansione che, in assenza di modifiche strategiche, continuerà a ripetersi fino al completamento dell’intero tunnel, previsto indicativamente in sedici anni.

La notizia più rilevante degli ultimi giorni riguarda però la rinuncia alla chiusura autunnale del 2026. Si tratta di una decisione comunicata dai gestori del traforo in base all’andamento dei lavori e alla necessità di una pausa tecnica dopo i due cantieri test consecutivi del 2024 e 2025. In pratica, nel 2026 il tunnel rimarrà aperto e si procederà solo con attività compatibili con la circolazione, mentre le lavorazioni più invasive riprenderanno nel 2027. È una modifica del calendario che non cambia il quadro complessivo, ma offre un anno di continuità ai flussi di traffico.

Il Monte Bianco, come noto, è una monocanna bidirezionale: un’unica galleria in cui transitano veicoli nei due sensi di marcia. Questa caratteristica, insieme all’età della struttura – il traforo è stato inaugurato nel 1965 –, rende necessaria una manutenzione periodica approfondita. La chiusura del 2025 ha comportato lo spostamento di una quota di traffico pesante verso il traforo del Frejus, con conseguenze previste e monitorate sugli assi viari piemontesi. Secondo le stime, si tratta di circa 30-40 mila mezzi pesanti al mese, una deviazione che aumenta i flussi sulla tangenziale di Torino e sui collegamenti verso la Valle di Susa.

Dal punto di vista della sicurezza interna, il cantiere di quest’anno ha riportato alla luce anche alcuni ancoraggi degli anni ’60, testimonianze materiali della costruzione originale del traforo. Le squadre tecniche hanno inoltre rinnovato la mensola che sorregge la statua di Santa Barbara, patrona dei minatori, presente storicamente all’interno della galleria. Sono dettagli che raccontano il rapporto fra passato e presente di un’infrastruttura che continua a essere strategica nel collegamento tra Italia e Francia.

In parallelo, la Regione Piemonte ha chiesto nelle settimane scorse un confronto stabile con imprese, associazioni e operatori del trasporto per monitorare gli effetti delle chiusure cicliche. La vicepresidente della Commissione Trasporti, Nadia Conticelli, ha segnalato la necessità di coordinare gli interventi sulle infrastrutture alpine, considerando che negli ultimi anni anche altri valichi – come il Gran San Bernardo – hanno subito limitazioni per lavori o manutenzioni, mentre la galleria ferroviaria della Torino-Lione resta chiusa dopo la frana dell’agosto 2023.

Il quadro complessivo, dunque, è quello di un sistema viario alpino impegnato in una fase di ristrutturazione profonda. Il Monte Bianco rappresenta uno dei tasselli principali, ma non l’unico. La riapertura del 12 dicembre è un passaggio atteso e importante, soprattutto per chi opera nel trasporto merci, ma non segna la fine dei cantieri: il percorso di modernizzazione sarà ancora lungo e scandito da chiusure periodiche.
Il 2026 sarà un’eccezione utile a tirare il fiato, ma a oggi la prospettiva resta quella di interventi programmati fino alla completa rigenerazione del tunnel.

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