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19 Novembre 2025 - 19:22
Giovanni La Valle
Dateci un pizzicotto. Diteci che non è vero. Diteci che abbiamo letto male, che ci siamo confusi, che la macchina amministrativa ha prodotto un abbaglio. Perché se fosse tutto vero – e lo è, purtroppo lo è – ci sarebbe solo da piangere. E infatti piangiamo. Piangiamo quando vediamo una sanità che chiede risorse, che chiude reparti, che non trova personale, che rimanda interventi, mentre un atto ufficiale, firmato e protocollato, decide di “premiare” chi quella stessa sanità l’ha portata dritta dentro un’aula di tribunale.
La delibera è lì, limpida, sfacciata, imbarazzante nella sua semplicità contabile: 82.725,09 euro di premi per “obiettivi raggiunti” nel 2023 alla Città della Salute. Premi a chi? Premi per cosa? Premi sulla base di quali risultati? Chi li ha dettati questi obiettiviÈ scritto tutto: Giovanni La Valle, indagato nel processo per falso in bilancio, riceve 21.613,72 euro; la direttrice amministrativa Beatrice Borghese, anche lei sotto indagine, altri 17.290,97 euro; il direttore sanitario Lorenzo Angelone, altri 17.290,97 euro. E poi il Collegio sindacale: quello che secondo la Procura avrebbe “omesso di vedere”. Tutti premiati. Tutti gratificati. Tutti celebrati da una delibera che sembra uscita da un universo parallelo dove lo scandalo non esiste e il buon senso è un optional.
Nel frattempo, ricordiamolo, la Procura di Torino contesta dieci anni di bilanci creativi, crediti inesigibili trasformati in ricavi, fondi spariti, errori strutturali, un danno da dieci milioni di euro. Sedici dirigenti a processo dal 2026. La Regione Piemonte si costituisce parte civile. Le associazioni dei medici fanno altrettanto. E mentre l’inchiesta scuote le fondamenta della sanità piemontese, mentre la credibilità dell’intero sistema è già a pezzi, mentre i cittadini attendono mesi per una visita, mentre gli infermieri non bastano e i pronto soccorso scoppiano, cosa accade? Accade che la Regione – sì, la Regione Piemonte – approva una delibera che certifica “obiettivi raggiunti” dai vertici che ora sono sul banco degli imputati.

Una contraddizione talmente gigantesca che non ci sono parole abbastanza forti. È uno schiaffo ai cittadini. Uno schiaffo ai lavoratori della sanità. Uno schiaffo ai pazienti che aspettano ore in barella. Uno schiaffo a chiunque ancora credesse che le istituzioni avessero un minimo di pudore. E non basta più raccontarla, questa vicenda: bisogna fermarla.
Per questo oggi, con la massima chiarezza e con tutta la responsabilità che un giornale deve avere, chiediamo pubblicamente al presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, di bloccare immediatamente questa delibera.
Lo chiediamo senza giri di parole: presidente Cirio, fermi questa vergogna. La sospenda. La ritiri. La annulli. La corregga. Faccia ciò che è giusto. Non c’è bisogno di commissioni, di tavoli tecnici, di approfondimenti: basta leggere due righe della delibera per capire che è indecente.
Lo chiediamo anche all’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi, che fino a pochi giorni fa parlava di trasparenza, di chiarezza, di conti da sistemare e di fiducia da ricostruire. Assessore Riboldi: come si può consentire che in questo momento storico, in questa situazione, con questi procedimenti in corso, la "Città della salute" paghi premi a chi è indagato per falso in bilancio? Come si può pensare che i cittadini possano accettare tutto questo?
E lo chiediamo infine al nuovo direttore generale della Città della Salute, Livio Tranchida. Lei ha la possibilità – anzi, il dovere morale – di intervenire. Lei sa bene quanto questo documento sia un macigno sulla credibilità dell’Azienda. Lei sa cosa ha lasciato dietro di sé Thomas Schael quando si è rifiutato di firmare un bilancio che giudicava incoerente e rischioso. Lei sa che, oggi più che mai, i cittadini guardano alla Città della Salute con sospetto, paura, sfiducia.
Direttore Tranchida: blocchi tutto. Subito. Prima che sia troppo tardi.
Perché mentre i premi volano verso l’alto, in basso resta la solita realtà: reparti chiusi, attese interminabili, personale allo stremo, interventi rinviati, pronto soccorso in tilt. Restano le persone che soffrono e vedono una sanità che cade a pezzi. Restano le famiglie che non sanno più dove andare. Restano i lavoratori che fanno turni impossibili. Restano i pazienti abbandonati nei corridoi.
E allora basta. E' arrivato il momento di dire che questa delibera è una vergogna nazionale, altro che regionale.
È il momento di chiedere che chi governa dimostri di esserci. Non con le conferenze stampa: con i fatti.
Con un gesto semplice, immediato, necessario: STOP AI PREMI. STOP A QUESTA DELIBERA. ADESSO.
Perché questa volta non è solo una questione amministrativa. È una questione morale.
E la morale, quando si parla di sanità pubblica, non può essere facoltativa.
Tant'è!
Pare che alla Città della Salute sia scoppiata una nuova, prodigiosa epidemia: l’Ottimistite Acuta, una rara patologia che colpisce solo i piani alti. I sintomi sono inconfondibili: si vede tutto bene, anche quando è male; si raggiungono obiettivi che nessuno aveva mai visto; e soprattutto si manifesta una misteriosa urgenza di premiare chi, altrove, verrebbe invitato alla porta.
Capita quindi che mentre si discute di falso in bilancio, qualcuno si alzi e dica: “Ottimo lavoro, continuate così”. E firmi pure un assegno, perché la gratitudine, si sa, va dimostrata. C’è chi regala cioccolatini, chi regala fiori e chi preferisce 82 mila euro pubblici: questione di stile.


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