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Il Cinema come specchio del mondo: storia e futuro dell' Associazione Culturale Immagina di Casalborgone

Dalle prime esperienze scolastiche a Leinì al MonFilmFest, l’associazione guidata da Giuseppe Selva ripercorre un quarto di secolo di progetti, autonomia e sperimentazione.

Il presidente

Giuseppe Selva

Il cinema non è soltanto intrattenimento: nel Novecento è stato una delle forme d’arte che più hanno saputo riflettere i cambiamenti sociali, offrendo strumenti di lettura antropologica e creando collegamenti tra culture diverse. Dalla sperimentazione dei fratelli Lumière alle molteplici declinazioni del linguaggio contemporaneo, il racconto per immagini ha contribuito a modellare l’immaginario collettivo e a offrire uno spazio di ricerca agli autori. Con questa idea di cultura intesa come educazione e laboratorio nasce, venticinque anni fa, l’Associazione culturale Immagina, oggi con sede a Casalborgone e attiva su un territorio che comprende il Monferrato, il Torinese e parte del Canavese.

Fondata nel dicembre 2000, Immagina celebra un quarto di secolo dedicato alla promozione del cinema e dell’apprendimento attraverso il laboratorio. Il presidente Giuseppe Selva ripercorre una storia che parte dagli anni Ottanta, tra i banchi di scuola, e che trova poi un respiro internazionale con il MonFilmFest.

Le origini dell’associazione affondano infatti in un’esperienza ventennale di laboratori scolastici. La prima sede fu la scuola media di Leinì, dove nacque il primo festival “Immagina”, rivolto esclusivamente alle scuole. “Si facevano le cose essenziali che una manifestazione deve avere, senza esagerare: insegnanti e volontari, mai stati esosi”, ricorda Selva. Le prime dodici edizioni del festival-laboratorio ottennero un buon riscontro anche grazie al sostegno dei genitori del consiglio d’istituto, ma il progetto si interruppe quando nuove esigenze e impegni resero difficile proseguire. “Ci sono momenti di forte tensione creativa, poi la vita richiede altre energie e non riesci ad andare avanti”, aggiunge.

Un nuovo impulso arrivò dall’esperienza maturata da Selva con il laboratorio di cinema per Radio Torino Popolare (1997-1999), che portò alla nascita del primo festival regionale “Comincio da tre”, pensato per dare ai ragazzi un obiettivo concreto, anche attraverso premi in denaro in lire.

La giuria

Il pubblico 

Il set

I partecipanti 

Pur sostenuta da finanziamenti regionali e della Fondazione CRT, l’associazione scelse progressivamente un percorso più autonomo, scelta che si consolidò nel 2003 con il MonFilmFest. “Si è preferito essere più indipendenti”, osserva Selva. L’idea iniziale arrivò dal padre di una giovane partecipante ai laboratori di Radio Torino Popolare, che propose di creare un evento capace di valorizzare il Monferrato. Selva non voleva però replicare l’ennesimo festival in un Piemonte già dominato da grandi realtà come il Torino Film Festival. A convincerlo fu un’intuizione semplice e originale: “Sette giorni per un film”.

Le troupe arrivano sul territorio e, in una settimana, devono girare, montare e proiettare il loro cortometraggio. La giuria vota nell’ultimo giorno. “Questa idea mi convinse perché legata al gioco, alla didattica, al laboratorio. Per me la componente ludica è sempre stata determinante nell’apprendimento”, spiega Selva.

Già il primo “Immagina” aveva introdotto una forma di laboratorio in cui le classi non inviavano un film già pronto, ma lo realizzavano sul posto, spesso legandolo al territorio di Leinì. “Non ho mai imposto binari rigidi, ma le storie si sviluppavano a Leinì e parlavano di Leinì”, ricorda.

Il MonFilmFest, giunto nel 2025 alla sua ventiquattresima edizione, ha superato difficoltà economiche, cambiamenti organizzativi e persino le restrizioni della pandemia. “In parte racconta il Monferrato, in parte racconta il mondo”, sintetizza Selva. Nel tempo ha accolto autori provenienti da Iran, Portogallo, Brasile, Canada e altri Paesi, con storie che spaziano dalle colline monferrine alle Ande. L’impegno richiesto alle troupe è significativo: “Fare film è come scrivere Guerra e Pace su un autoscontro, diceva Kubrick. Un cortometraggio in sette giorni richiede organizzazione ferrea”. La settimana, nonostante i ritmi serrati, è caratterizzata da un forte spirito di collaborazione.

Il festival può vantare risultati rilevanti: “Un film è arrivato agli Oscar dei cortometraggi, alcuni autori hanno vinto i David di Donatello. Di cose se ne sono fatte”, sottolinea Selva.

Al centro di tutto resta l’idea di indipendenza e autenticità. L’associazione cerca di offrire ciò che spesso il cinema di puro intrattenimento non dà: uno spazio per sperimentare e sviluppare una voce personale. “Se imiti male i grandi autori perdi il senso, ma se racconti con il tuo modo e la tua sensibilità, allora sì che c’è un percorso. Il MonFilmFest può diventare parte di quel percorso”, afferma il presidente. Un invito rivolto tanto ai professionisti quanto agli esordienti: “È possibile che un esordiente realizzi un bel film”.

La storia di Immagina e del MonFilmFest, con i loro successi e le inevitabili difficoltà, mostra come la forza del cinema risieda nella libertà espressiva e nella dimensione collettiva del lavoro creativo. L’obiettivo dell’associazione è individuare autori autentici, capaci di evitare l’omologazione di un’industria che talvolta privilegia prodotti poco curati. Valorizzare le visioni personali significa contribuire a una cinematografia più consapevole.

Guardando avanti, Immagina continua a credere nella vitalità dei giovani talenti e nella capacità del cinema di raccontare il presente con strumenti sempre nuovi. Come ricordava Ingmar Bergman, “non c’è arte più popolare del cinema, e forse nessuna ha un influsso così grande sull’umanità. È importante che gli esseri umani si vedano, si comprendano e si amino”.

Per chi è interessato, può seguire il sito https://www.immagina.net/ e aggiornarsi con https://www.monfilmfest.eu/ . 

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