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15 Novembre 2025 - 10:23
Il sindaco
Cinquanta tombe da estumulare perché il Comune non ha più spazio. Succede a Groscavallo, nelle Valli di Lanzo, dove una comunicazione ufficiale del sindaco Giuseppe Giacomelli ha trasformato un problema ignorato per anni in un’emergenza vera e propria. Una vicenda che, al di là dei confini del piccolo centro montano, racconta molto del modo in cui viene gestita – o non gestita – l’amministrazione pubblica nelle aree periferiche italiane.
Giacomelli, che governa il paese ininterrottamente dal 2004, scrive nero su bianco di aver riscontrato «una grave situazione di insufficienza dei cimiteri comunali» e «l’impossibilità di provvedere tempestivamente all’ampliamento o alla costruzione di un nuovo cimitero». Una presa d’atto che arriva dopo ventun’anni di rassicurazioni, promesse e progetti annunciati e mai mostrati, e che oggi presenta un conto salatissimo.

Il provvedimento pubblicato il 27 ottobre 2025 non lascia spazio a interpretazioni: nella stagione invernale 2026/2027 verranno avviate estumulazioni “ordinarie” nei cimiteri di Bonzo, Groscavallo e Forno per liberare sepolture occupate da decenni. Si parla di una cinquantina di salme. Non persone scomparse da poco, ma nonni e bisnonni sepolti sessanta, settanta, ottant’anni fa. Per molte famiglie la prospettiva è durissima: trasferire i resti in altri Comuni o accettare la destinazione all’ossario, descritto dall’opposizione come «una fossa dove le ossa sono buttate tutte insieme e mischiate».
L’avviso comunale impone ai parenti una scadenza precisa: entro il 1° giugno 2026 bisogna comunicare al Comune la destinazione dei resti. Chi non risponderà verrà automaticamente considerato rinunciatario, «in qualsiasi caso» – come specifica il documento –, e il Comune procederà senza ulteriori comunicazioni alla collocazione nell’ossario. La procedura avverrà anche in assenza totale di parenti o aventi titolo, e nel caso di resti completamente mineralizzati la destinazione sarà comunque l’ossario comune. Una rigidità burocratica che, per chi ha antenati in quelle tombe, equivale alla perdita definitiva del luogo della memoria familiare.
È a questo punto che la vicenda assume una dimensione più ampia. Come può un’amministrazione che guida un Comune da ventun’anni dichiarare oggi, quasi all’improvviso, che “non c’è più spazio”? Groscavallo Cambia, il gruppo di opposizione, riassume la questione con una frase che ha fatto il giro del paese: «Il sindaco da anni dice di voler ampliare il cimitero. Non lo fa, e per trovare posto estumula tombe».
La decisione ha scosso profondamente la comunità. Per questo l’opposizione ha adottato un’iniziativa mai presa prima: un Consiglio comunale aperto, il primo dopo sedici anni di presenza in aula. È un gesto politico che segnala una rottura netta, una richiesta collettiva di spiegazioni che travalica la dialettica di maggioranza e minoranza e coinvolge direttamente i cittadini.
La minoranza chiede innanzitutto che venga dimostrata la reale scadenza delle concessioni interessate. Una verifica che dovrebbe essere scontata, ma che in un contesto segnato da anni di immobilismo diventa fondamentale. E da qui discendono le altre domande, quelle che ogni cittadino si sta ponendo da settimane: perché ricorrere a quella che l’opposizione definisce «una pietosa soluzione»? Perché non si è intervenuti quando il problema era già evidente da decenni? Perché un Comune sa gestire una scadenza amministrativa solo quando diventa emergenza sanitaria, logistica e perfino etica?
Il nodo centrale, però, resta uno: com’è possibile che dopo ventun’anni di governo ininterrotto non sia mai stato ampliato il cimitero? Giacomelli parla da tempo di un “progetto già pronto”, un’opera che sarebbe lì, in attesa solo di finanziamenti o di un via libera. Ma l’opposizione osserva che «nessuno lo ha effettivamente visto». Il documento ufficiale non lo cita, non lo allega, non indica tempi né costi, e soprattutto non spiega dove si intendano reperire le risorse. È un’assenza che pesa. Perché un progetto “pronto”, se davvero esiste, non può rimanere invisibile mentre cinquanta famiglie attendono di sapere dove finiranno i resti dei loro morti.
E così, mentre il Comune scandisce la data del 1° giugno 2026 come termine ultimo per decidere il destino dei defunti, l’opposizione reclama la trasparenza che finora è mancata. «Chiediamo trasparenza, onestà e dettagli concreti, perché le belle parole rassicuranti che vengono proposte da anni, sul cimitero, non bastano più». È una posizione dura, ed è anche una posizione che ha raccolto consensi in una comunità che si sente tradita da un’amministrazione che oggi si scopre impreparata persino su un tema così elementare come la gestione dei cimiteri.
La storia di Groscavallo, al di là delle Valli di Lanzo, è il ritratto di un’Italia che arriva tardi a ogni appuntamento, che non pianifica, che si ricorda dei problemi solo quando diventano emergenze e che tratta persino la memoria dei morti come un affare amministrativo da risolvere all’ultimo minuto. Il Consiglio comunale aperto sarà il banco di prova di un’amministrazione chiamata a rispondere pubblicamente, forse per la prima volta, a domande che non possono più essere eluse. E mentre la politica si prepara a quel confronto, cinquanta famiglie aspettano una risposta semplice e fondamentale: dove riposeranno i loro morti?
Perché a Groscavallo, e ovunque in Italia, la memoria non dovrebbe mai essere gestita come un’emergenza.
Ecco le salme coinvolte:
BERARDO Bartolomeo 1958, BOTTINO Francesco 1957, SALVETTI Lodovico 1942, BERARDO Giovanni Angiolino 1930, SALVETTI Giuseppe 1957, RAPELLI Lorenzo 1945, PERROCCHIETTI Caterina 1938, RAPELLI Antonio 1946, GARBOLINO Boot Maddalena 1961, TORRENO Pietro 1941, MILONE Teresa in Torreno 1956, BERARDO Pietro 1961, GIRARDI Teresa 1943, RAPELLI Pietro 1943, BORGIOTTO Pierina 1962, MAGNETTI Maddalena 1944, RAPELLI Giovanna ved. Berardo 1944, GIRARDI Antonietta 1952, GIRARDI Battista 1951, GIRARDI Caterina nata Plano 1958, GERARDI Pietro 1934, GIRARDI Giuseppe 1938, GIRARDI Guglielmo 1929, PEROTTO Domenica 1965, GIRARDI Luigi 1952, COSTA Adelaide 1954, PECCHIO Maria 1965, VENERA Andrea 1920, GIRARDI Matteo 1938, VENERA Caterina 1922, GOFFI Angela 1943, GIRARDI Matteo 1951, GIRARDI Bartolomeo 1959, GERARDI Domenico 1958, SOBRILE Giuseppe 1956, VENERA Elisabetta 1925, VENERA Michele 1961, GRIVA Alessandro 1957, VIVENZA Marianna 1952, VIVENZA Edoardo 1957, VIVENZA Domenica 1948, VIVENZA Domenico 1949, VIVENZA Ernesto 1916, Parroco Don Quaranta 1946, GRIVA Maria Maddalena 1955, MICHIARDI Domenico 1950, MICHIARDI Maria Anna 1959, VIVENZA Pietro 1951, VIVENZA Giovanni 1958, MANGIARDI Battista 1953, VIVENZA Adelaide 1935, BONADE’ Cristina 1958, SIBILLA Lucia Maria ved. Griva 1957, DRAPPERO Agostino 1957, ENRIETTA Bernardo 1957, CHIANALE Luigi 1959.

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