AGGIORNAMENTI
Cerca
Esteri
12 Novembre 2025 - 18:24
Boualem Sansal
Un aereo per Berlino, una cartella clinica e una cella che si apre in un pomeriggio di novembre. Nella fredda grammatica della diplomazia, poche immagini raccontano meglio la velocità con cui, il 12 novembre 2025, il caso dell’autore franco-algerino Boualem Sansal si è capovolto. Dopo un anno di carcere e una condanna a cinque anni per “attentato all’unità nazionale”, è arrivata la grazia presidenziale concessa ad Algeri per ragioni umanitarie. Da quel momento, tutto si è mosso rapidamente: un trasferimento sanitario verso la Germania, la promessa di cure e il “sollievo” pronunciato in Aula dal primo ministro francese Sébastien Lecornu. È l’epilogo, almeno parziale, di un dossier che per quasi dodici mesi ha appesantito le relazioni tra Algeria, Francia e Germania.
Il comunicato della presidenza algerina è netto: Abdelmadjid Tebboune ha accolto la richiesta del suo omologo tedesco Frank-Walter Steinmeier e ha concesso la grazia a Sansal, in carcere dal novembre 2024. La Germania si farà carico del trasferimento e delle cure dell’autore, la cui salute è stata descritta più volte come precaria. Un dettaglio tutt’altro che marginale, che rivela l’esistenza di un canale umanitario costruito da Berlino nelle ultime settimane, dopo mesi di tentativi vani da parte di Parigi. E infatti, nelle stesse ore, davanti ai deputati francesi, Lecornu ha ringraziato “di cuore chi ha lavorato con rispetto e calma per raggiungere questo risultato”, sottolineando la necessità di non esasperare ulteriormente il rapporto con Algeri.

L’arresto di Boualem Sansal risale al novembre 2024, all’aeroporto di Algeri, di ritorno da Parigi. Il processo, fondato sull’articolo 87 del codice penale algerino – quello che nel nome della lotta al terrorismo viene spesso utilizzato per reprimere opinioni dissidenti – si è concluso in marzo con una condanna a cinque anni di reclusione e una multa di 500.000 dinari. L’appello, in estate, ha confermato la pena. Alla base, alcune dichiarazioni rese in Francia sui confini e sulle memorie coloniali, interpretate ad Algeri come un appoggio implicito alla posizione marocchina sul Sahara Occidentale. Quando, il 5 luglio 2025, l’autore non era stato incluso in alcuna amnistia collettiva, ai suoi sostenitori era apparso chiaro che l’unica via d’uscita fosse una grazia individuale. E quella previsione si è avverata, ma solo dopo l’intervento tedesco.
Perché proprio la Germania? La richiesta di Steinmeier è stata presentata come un gesto umanitario, ma dietro c’è una regia più complessa. Berlino è intervenuta dove Parigi, con la sua pressione pubblica e parlamentare, aveva fallito. Per Algeri, concedere la grazia su sollecitazione tedesca è apparso più sostenibile che farlo su richiesta francese, in un anno in cui i rapporti con la Francia erano stati deteriorati da scelte simboliche – come il riconoscimento, da parte di Emmanuel Macron, della sovranità del Marocco sul Sahara Occidentale. In altre parole, Algeri ha preferito offrire a Berlino un gesto politico che non apparisse come una concessione a Parigi. È un messaggio sottile ma chiaro: l’Algeria vuole ribadire la propria autonomia, scegliendo partner europei meno conflittuali e più pragmatici.
Le reazioni in Francia sono state trasversali. Da destra, Laurent Wauquiez ha parlato di “speranza per chi crede nella forza delle convinzioni” e ha ringraziato “chi non ha mai rinunciato”. Dall’area ecologista, Marine Tondelier ha espresso “sollievo” e ha immediatamente collegato il caso Sansal a quello del giornalista Christophe Gleizes, chiedendo che la Francia “faccia tutto il possibile per la sua liberazione”. Anche l’ex presidente François Hollande ha salutato la grazia come un gesto di umanità, richiamando anch’egli il caso Gleizes. Da Matignon, la linea è chiara: parlare poco, negoziare molto. Persino i ringraziamenti alla Germania hanno avuto un tono bipartisan, ripetendo la formula “grazie alle autorità tedesche”, a sottolineare che la soluzione è maturata lontano dai riflettori.
Il cuore giuridico della vicenda resta l’articolo 87 del codice penale algerino, che punisce “l’attentato all’unità nazionale” e “l’offesa alle istituzioni” e che da anni viene criticato da giuristi e associazioni per la libertà d’espressione. Norme nate per combattere il terrorismo, oggi impiegate per colpire scrittori, attivisti e giornalisti. Boualem Sansal, autore pluripremiato – dal Grand Prix du Roman in Francia al Premio della Pace degli editori tedeschi nel 2011 – era un bersaglio sensibile. La grazia non cancella la sentenza, ma ne sospende l’esecuzione. Potrà ricevere cure in Germania e, se la salute lo permetterà, tornare a parlare in pubblico. Ma per ora, l’accordo tacito è chiaro: evitare di riaprire ferite politiche.
La vicenda esplode in un contesto politico già teso. La Francia, nel 2025, ha scelto una linea più netta sul Sahara Occidentale, irritando Algeri. L’Algeria, dal canto suo, ha irrigidito il proprio discorso identitario, ponendo l’unità nazionale come tema sacro e intoccabile. In mezzo, un intellettuale, un romanziere e la sua voce. È bastata un’intervista per accendere una crisi diplomatica che, da Parigi, è rimbalzata fino a Berlino. La lezione per la Francia è duplice: evitare che i casi individuali diventino prove di forza pubbliche e costruire reti europee di mediazione quando il bilaterale si inceppa.
Il nome di Christophe Gleizes, 36 anni, giornalista sportivo freelance per So Press (So Foot, Society), è tornato più volte nelle ore successive alla grazia. Condannato in Algeria a sette anni di carcere per “apologia del terrorismo” e “possesso di pubblicazioni di propaganda”, è detenuto dal maggio 2024. Il suo appello è fissato per il 3 dicembre 2025 al tribunale di Tizi-Ouzou. Organizzazioni come Reporters sans frontières chiedono la sua liberazione e denunciano la criminalizzazione del lavoro giornalistico. Il ministero degli Esteri francese definisce la condanna “particolarmente severa”. Molti sperano che l’“effetto Sansal” possa sbloccare anche questo dossier, ma le accuse sono diverse e il clima politico in Algeria resta teso. Tuttavia, la menzione pubblica del suo nome nel giorno della grazia ha riacceso i riflettori.
Nel suo intervento, Sébastien Lecornu ha insistito su due parole: rispetto e calma. In un anno di attriti, tra accuse reciproche di “sentimento antifrancese” e tensioni sui visti, la sobrietà è sembrata la vera notizia. La Francia ha ottenuto un risultato senza trionfalismi, la Germania un riconoscimento diplomatico, e l’Algeria ha dimostrato che la clemenza può essere un atto di sovranità, non di debolezza. Tre capitali, tre interessi e una storia che si ricompone in silenzio.
Per Boualem Sansal, adesso, la priorità è medica. Il viaggio in Germania segna la fine di una detenzione e l’inizio di una convalescenza. Per le relazioni tra Francia e Algeria, la decisione apre un varco, ma non scioglie i nodi di fondo: la memoria coloniale, la cooperazione nel Sahel, la questione migratoria, il Sahara Occidentale. La “soluzione tedesca” dimostra che l’Unione europea, quando agisce in modo corale, può sostituire i duelli bilaterali con reti di pragmatismo. E per i casi pendenti, il nome di Christophe Gleizes resta un banco di prova: il 3 dicembre, davanti ai giudici di Tizi-Ouzou, si capirà se davvero l’atmosfera è cambiata.
Un anno di prigione, una grazia e un volo sanitario raccontano molto più di un caso individuale. La grazia a Boualem Sansal è un atto di clemenza, ma anche un atto politico. Dice che la diplomazia, quando abbandona la retorica, può ancora ottenere risultati. Dice che l’Europa, se si muove con discrezione, può incidere dove il vecchio rapporto coloniale si è logorato. E ricorda che dietro ogni nome noto ci sono decine di casi senza volto. Oggi un volo per Berlino porta con sé la speranza di un uomo libero. Domani, forse, in un tribunale della Cabilia, un altro cancello si aprirà.
Edicola digitale
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.