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Rifiuti a Candia, il Comune sbotta: “pochi deficienti rovinano il paese”

Il post del sindaco contro gli incivili riaccende il dibattito sulla gestione dei rifiuti e sulla mancanza di controlli nelle vie del paese

Rifiuti a Candia

Rifiuti a Candia, il Comune sbotta: “pochi deficienti rovinano il paese”

A Candia torna la rabbia, quella vera, davanti a un gesto tanto piccolo quanto irritante: un cestino stradale colmo di bottiglie di plastica, a cinquanta metri dalle campane per la differenziata, e un cassonetto dell’organico trasformato in discarica per stracci e sacchi d’indifferenziato. È bastato questo per far esplodere la frustrazione del Comune, che in un post pubblico ha definito gli autori “pochi deficienti che non vogliono capire e non hanno rispetto per la comunità e per l’ambiente”. Parole dure, che suonano come un grido d’esasperazione più che come una dichiarazione istituzionale.

Perché, a Candia, il problema non è nuovo. Ogni stagione porta con sé la stessa scena: pochi incivili che si liberano dei rifiuti dove capita, mandando in fumo anni di campagne educative, raccolte porta a porta e appelli alla responsabilità. E così, mentre l’amministrazione si vanta — giustamente — di un territorio generalmente pulito e di una cittadinanza attenta, la presenza di quei “pochi” diventa un insulto collettivo.

Il tono del post non lascia spazio ai giri di parole. Il sindaco o chi gestisce la pagina ufficiale parla con la voce di chi ha perso la pazienza, di chi si trova ogni settimana a fare i conti con gli stessi errori, gli stessi sacchetti lasciati dove non dovrebbero essere. Un linguaggio diretto, forse spigoloso, ma che fotografa una realtà che le cifre dei report ambientali non raccontano: la stanchezza delle comunità locali davanti alla maleducazione cronica.

Le immagini pubblicate dal Comune raccontano la banalità dell’inciviltà quotidiana. Bottiglie di plastica stipate nei cestini pedonali, quando il contenitore corretto si trova a pochi metri di distanza. Rifiuti non conformi gettati nell’organico, come se la regola valesse solo per gli altri. Gesti minimi che, sommati, compromettono la qualità dell’ambiente e sviliscono il lavoro dei volontari, degli operatori ecologici e di chi ogni giorno si sforza di tenere Candia pulita.

La polemica, però, non può fermarsi al semplice insulto agli incivili. Perché se pochi riescono a rovinare ciò che molti cercano di proteggere, significa che qualcosa non funziona. Dove sono i controlli? Dove finisce la responsabilità collettiva e dove comincia quella individuale? Gli appelli del Comune si ripetono da anni, ma senza un sistema di sanzioni rigido, con telecamere o pattugliamenti, il messaggio resta nel vuoto.

Candia, piccolo centro abituato a difendere il proprio paesaggio, non è immune alla deriva che tocca tanti Comuni piemontesi: l’abbandono dei rifiuti diventa un termometro di civiltà, un segno di rispetto (o di disprezzo) verso il luogo in cui si vive. E mentre le campagne sull’educazione ambientale si moltiplicano, il gesto di chi lascia un sacchetto dove non deve rimane il simbolo più concreto di un egoismo radicato.

Il post del Comune, con tutta la sua rabbia, è anche un atto di resa parziale: la consapevolezza che spiegare, da solo, non basta più. Servono controlli, multe, regole fatte rispettare. Perché la buona volontà — da sola — non argina l’inciviltà.

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