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10 Novembre 2025 - 21:53
Elena Piastra, Aldo Corgiat e Alberto Cirio
Con un post su Facebook non proprio a sorpresa, sui “fatti tragici” che stanno investendo l’ospedale di Settimo Torinese, interviene Aldo Corgiat, ex sindaco ed ex direttore amministrativo del nosocomio prima del “nuovo corso”. E non risparmia nessuno: chiama in causa la sindaca Elena Piastra, in quanto azionista per conto del Comune nella società Saapa, e il governatore Alberto Cirio. A entrambi, in sintesi, dice di smetterla con le “finte notizie” e di cominciare a fare sul serio nel percorso di trasformazione della struttura in un vero ospedale pubblico, sotto l’egida dell’Asl To4.
Vale la pena ricordarlo: l’ospedale di Settimo, in realtà, ospedale non lo è mai stato. Nasce come Rsa per lungodegenti e terapie riabilitative, sul modello del Fatebenefratelli di San Maurizio Canavese o del Trompone di Moncrivello.
L’idea è di una classe politica decisamente più “politica” di quella che oggi popola Settimo (creator, ballerini, attori...). Una stagione in cui si pensa in grande e si costruisce, mattone dopo mattone, ciò che si sogna. Ci riescono nel 1997, con al loro fianco l’allora assessore regionale di Alleanza Nazionale, Antonio D’Ambrosio. Convinti com’erano che la città meritasse un presidio sanitario vero e che da qualche parte bisognasse partire, firmano un patto tra gentiluomini.
Per dare concretezza al progetto viene coinvolta la società francese Sias, incaricata di costruire l’immobile su un terreno dell’Asl e, in parte, del Comune di Settimo.
I lavori finiscono, ma la storia no. L’edificio rimane per anni vuoto, abbandonato, con un solo inquilino: Michel Veillet, francese trapiantato a Settimo, che ogni giorno telefona ai giornali per dire che lo hanno “ciulato”. Lo dice con accento d’oltralpe ma in un italiano tagliente. Un giorno chiama anche il Gabibbo, e così Settimo finisce su Striscia la Notizia. Indimenticabile la sua intervista, quella in cui definisce l’Italia una “repubblica bananiera”.
Ne dice tante, e con tale convinzione, che alla fine la politica – a ogni livello – si vergogna e decide di mantenere le promesse fatte. La prima parte della telenovela si chiude il 25 giugno 2008, con la cessione delle azioni di Sias Italia Spa a una nuova compagine composta da Asl To2 e Asl To4 (52%), Asm Spa (31,5%) e Cooperativa Frassati(16,5%).
Alla conferenza stampa di presentazione siedono Marina Fresco e Giulio Fornero per le Asl, Silverio Benedetto per Asm, Giuseppe Palena (assessore alla Sanità di Settimo) e Amelia Argenta per la Frassati.
La Regione Piemonte, con la legge regionale 12/2008, autorizza una sperimentazione gestionale rinnovabile ogni cinque anni: alle Asl la parte sanitaria, ad Asm la gestione energetica, alla Frassati l’assistenza. Il progetto parte con 170 posti letto: 90 per le dimissioni protette, 20 per la lungodegenza e 60 per la riabilitazione.
È un successo. Un riscatto politico e civico firmato Aldo Corgiat e Mercedes Bresso, allora presidente della Regione.
Nel 2008 nasce Saapa S.p.A. – Società Assistenza Acuzie e Post Acuzie – a controllo pubblico, che subentra alla Sias. Contestualmente la Regione sottoscrive con Monte dei Paschi di Siena un mutuo da circa 30 milioni di euro, con scadenza al 31 dicembre 2041.
In origine l’ospedale è inserito nella rete pubblica come struttura di post-acuzie, ma nel 2015 viene declassato a struttura privata accreditata. È la svolta, e l’inizio del declino.
Dopo alcuni anni di perdite – circa 7 milioni di euro – la Saapa riesce comunque a raggiungere il pareggio e poi un utile di circa 200 mila euro annui. L’obiettivo della sperimentazione è chiaro: restituire il debito e coprire gli interessi, pari a 1,5 milioni di euro l’anno.
Dal 2017 al 2019, la gestione funziona: surplus di oltre 1,8 milioni di euro annui. E tutto questo anche grazie al lavoro di Aldo Corgiat, che, smessi i panni di sindaco, accetta, part-time, l’incarico di direttore amministrativo, passando al part-time anche all’Istituto Zooprofilattico di Torino.
Poi arriva il 2020, l’anno del caos. La sindaca Elena Piastra tenta il colpaccio di far nominare alla guida di Saapa Alessandro Scopel, ma non ci riesce. Arriva Alessandro Rossi, che si dà subito da fare per rimuovere Corgiat – e ci riesce. Si impegna anche ad allontanare la Cooperativa Frassati, che in quanto socia evidentemente guardava agli anziani in modo diverso. Poi arrivano la Cm Service e la pandemia.
Due piani su tre dell’ospedale vengono convertiti in reparti Covid per casi non gravi: una scelta necessaria, ma costosa. Le perdite superano i 3,5 milioni di euro, solo in parte riconosciute dalla Regione.
Da lì, la caduta. Invece di tentare un piano di risanamento – come i decreti Covid del Governo consentono, spalmando le perdite su cinque esercizi – si sceglie la via più facile: vendere tutto.
Nel marzo 2023, la struttura viene messa all’asta a 50 milioni di euro. Nessuno la compra. Così, nell’aprile 2024, la Regione annuncia trionfalmente l’acquisto dell’ospedale. Sembra la fine del tormentone. "Finte notizie..." dice oggi Corgiat... O "fake news"!
La verità è che oggi, tra inchieste, bilanci in rosso e liquidazione in corso, quel “salvataggio” rischia di entrare nella lunga lista delle incompiute piemontesi.
E nel frattempo, a ben vedere, manca un pezzo: la voce della sindaca Elena Piastra. Socia, ma – almeno dal 2020 – non pervenuta.
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