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10 Novembre 2025 - 15:38
Cinque tigli per cinque vite spezzate: Brandizzo non dimentica la strage del treno
A Brandizzo, questa mattina, è stato inaugurato il Giardino del Ricordo, il luogo dove la memoria si intreccia al dolore e alla speranza. Cinque alberi di tiglio, simbolo di vita e rinascita, sono stati piantati nel Parco Bresso per onorare i nomi di Giuseppe Aversa, Kevin Laganà, Saverio Giuseppe Lombardo, Giuseppe Sorvillo e Michael Zanera, i cinque operai travolti dal treno la notte del 30 agosto 2023. Cinque vite spezzate mentre lavoravano per mettere in sicurezza la linea ferroviaria Torino–Milano.
Gli alberi, donati dalla Filca Cisl di Torino nell’ambito della Settimana del Lavoro Sicuro, rappresentano un gesto di memoria civile. Alla cerimonia, promossa dal Comune di Brandizzo e dall’associazione Sicurezza e Lavoro, erano presenti le famiglie, i colleghi, i rappresentanti sindacali e istituzionali. Un rito sobrio, ma carico di significato: ricordare non solo per commuoversi, ma per chiedere giustizia.
«Brandizzo non può e non vuole dimenticare» ha detto la sindaca Monica Durante, ribadendo un impegno che da oltre un anno accompagna la comunità ferita. Accanto a lei, Massimiliano Quirico, direttore di Sicurezza e Lavoro, ha ricordato che la memoria è anche un atto politico: «In attesa che venga fatta giustizia, continuiamo a sostenere le famiglie e a promuovere una cultura della sicurezza. Quegli alberi sono un seme di speranza, ma anche una denuncia».
Denuncia contro un sistema che, quella notte, ha mostrato tutte le sue falle. La Procura di Ivrea ha iscritto nel registro degli indagati 24 persone e tre società – tra cui RFI, Sigifer e CLF di Bologna – per omicidio colposo plurimo e disastro ferroviario colposo. L’inchiesta ha svelato una catena di negligenze e omissioni: la linea non era stata formalmente bloccata, le comunicazioni erano confuse, la sicurezza ridotta a formalità.
Oggi, a più di due anni di distanza, Brandizzo sceglie la memoria come forma di resistenza. Quei cinque alberi, radicati nel terreno e nel cuore della città, sono la risposta più forte all’oblio. Perché la strage di Brandizzo non è stata una fatalità, ma il risultato di un sistema che ha dimenticato il valore della vita di chi lavora.
Il Giardino del Ricordo non è un monumento, ma un impegno: trasformare il dolore in coscienza, e la memoria in giustizia.



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