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10 Novembre 2025 - 11:20
Pendolari di Settimo Torinese in rivolta: “Ci trattano come passeggeri di scarto”
Nasce il Comitato Pendolari Settimo, e nasce arrabbiato. Non è l’ennesimo gruppo social dove ci si lamenta del treno in ritardo. È qualcosa di più concreto, organizzato e deciso a “far sentire le ragioni di chi ogni giorno sopporta disservizi da terzo mondo su un servizio che si chiama metropolitano, ma che di metropolitano non ha più nulla”.
A unirli è, per l'appunto, la rabbia. Quella di chi ogni mattina affronta carrozze gelide d’inverno e bollenti d’estate, sedili vandalizzati, annunci che non si sentono, treni che non si vedono. Quella di chi paga abbonamenti sempre più cari — perché i rincari, quelli, arrivano sempre puntuali — e in cambio ottiene vecchi TAF traballanti che sembrano usciti da un museo ferroviario. Eppure, fino a qualche mese fa, sulla linea SFM2 Pinerolo–Chivasso viaggiavano i Rock, convogli moderni, puliti, accessibili, con spazi per bici e monopattini. Poi, da un giorno all’altro, la doccia fredda: i Rock spariscono, dirottati altrove, e al loro posto arrivano i TAF.
Un ritorno al passato che nessuno ha capito. O meglio: qualcuno lo ha capito fin troppo bene. I Rock, quelli nuovi, finiscono sulle linee considerate “strategiche” — come la SFM4 Alba–Germagnano o i collegamenti a media percorrenza come Torino–Milano — mentre ai pendolari metropolitani tocca arrangiarsi con il ferrovecchio. “Linee di serie A e linee di serie B: eccola, la nuova mobilità piemontese”, ironizzano dal neonato Comitato.
Già accreditato presso l’Agenzia della Mobilità Piemontese (AMP), il gruppo ha cominciato a partecipare agli incontri regionali con gli altri comitati, portando a quei tavoli una voce chiara: basta discriminazioni tra chi prende il treno per lavorare e chi lo prende per affari. Perché i cittadini di Settimo, Chivasso e Pinerolo si muovono ogni giorno su binari che sembrano di seconda mano, mentre gli investimenti promessi restano sulla carta. Le nuove linee SFM8 e SFM5, inserite nel contratto di servizio, sono ancora fantasmi.
Quando i rappresentanti del Comitato hanno chiesto spiegazioni all’AMP, la risposta è stata a metà tra la beffa e la farsa. L’Agenzia ha ammesso che i TAF sono “vetusti” ma che “andranno sostituiti gradualmente”. Con che cosa? Con altri Rock, certo. Ma non per la SFM2. Quelli nuovi andranno prima alle linee regionali. Tradotto: i pendolari quotidiani possono aspettare.
E poi, come se non bastasse, la giustificazione “tecnica”: i TAF sarebbero stati spostati sulla SFM2 perché hanno problemi di trazione sulle pendenze della linea Alba–Germagnano, soprattutto con neve o foglie sui binari. Davvero? Treni progettati per circolare in mezza Italia che non riescono a salire un pendio piemontese? Una spiegazione che, più che una motivazione, suona come una barzelletta.
L’AMP ha anche promesso di “migliorare” i TAF, intervenendo su pulizia e accessibilità. In pratica, una mano di vernice sul rottame. “Un rattoppo per guadagnare tempo, niente di più”, dicono i pendolari. “Non ci servono lavoretti cosmetici: servono treni che funzionino e rispettino chi li usa ogni giorno.”
La situazione è talmente esasperata che il Comitato ha chiesto una redistribuzione più equa del materiale rotabile: non è accettabile che ci siano convogli moderni solo su certe linee, mentre altre vengono abbandonate ai residuati bellici del parco Trenitalia. Ma l’Agenzia si trincera dietro un vago “non è semplice tecnicamente”.
Nel frattempo, i disagi aumentano. Ritardi, cancellazioni improvvise, sovraffollamento. E la stazione Stura, che fino a poco tempo fa era servita da cinque linee, oggi ne conta solo due, dopo l’apertura della tratta verso l’aeroporto. Una decisione che ha reso ancora più complicato il pendolarismo da Settimo verso Torino Nord.
Intanto, i prezzi aumentano. Gli abbonamenti costano di più, i biglietti anche. Ma il servizio, quello, peggiora. Una proporzione inversa che ormai è diventata il marchio di fabbrica del trasporto pubblico piemontese.
Il Comitato, però, non sembra intenzionato a fermarsi. “Se non vedremo miglioramenti, coinvolgeremo direttamente la Regione Piemonte. Non resteremo a guardare mentre ci trattano come passeggeri di scarto”, promettono. E qualcuno, tra i pendolari, già sussurra che la mobilitazione potrebbe presto uscire dalle chat e approdare in stazione, con proteste e iniziative pubbliche.
Perché la verità è semplice: i cittadini sono stanchi di sentirsi derubati due volte, prima nei portafogli e poi nella dignità. E quando la pazienza finisce, anche il treno più lento del mondo rischia di deragliare.
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