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08 Novembre 2025 - 23:40
Richard Henry Budden, l’inglese che raccontò la Val Chiusella al mondo
Il viaggiatore e alpinista inglese Richard Henry Budden (Stoke Newington 1826 - Torino 1895) ha legato il proprio nome a due vette valdostane, entrambe con la medesima denominazione, Punta Budden: una (3630 m) nella catena delle Grandes Murailles tra Valpelline e Valtournenche, l’altra (3683 m) sul massiccio del Gran Paradiso.
Viaggiò molto per l’Europa, stabilendosi poi in Italia: a Nizza, Genova, Aosta ed infine a Torino.
Poliglotta, frequentò vari club alpini europei e scrisse per riviste internazionali.
«Canavèis» ne richiama la figura pubblicando la seconda parte della traduzione di un suo articolo in lingua francese dal titolo Une excursion dans la vallée de la Chiusella, apparso sul «Bollettino del Club Alpino Italiano», n. 18, 1872 (la prima parte è stata pubblicata nel numero precendente della rivista).
* * *
Consiglio al viaggiatore di fare l’affascinante passeggiata tra i noci a una mezz’ora di distanza fino al villaggio di Brosso per godere, dalla piazza dietro la chiesa, del magnifico panorama sulla pianura del Piemonte; questo punto d’osservazione si trova abbastanza vicino a questa singolare montagna La Serra che sembra essere stata livellata dai muratori (1).
L’indomani del mio arrivo a Vico sono partito di buon’ora accompagnato da una guida, Saudino Scaletta Stefano, per visitare le miniere di Traversella e la Val Chiusella. Occorrono cinque ore di marcia da Vico al fondo della valle; si scorge sulla sinistra la montagna di Pal, e a destra la catena che dalla Cavallaria si estende alla Bocchetta de’ Corni, e in fondo il Monte Marzo che sembra chiudere la valle.
Arrivando a Traversella ho visitato, in compagnia del direttore (2), le officine contenenti le macchine a cilindri forniti di magneti inventate anni fa dal signor Quintino Sella per separare il ferro dal rame.
Come in molti altri luoghi in Italia, vi è la mancanza di legna per combustibile a causa della distruzione delle foreste, ma c’è da sperare che si troverà il modo di impiegare un giorno la torba, mescolandola con del bitume o qualche altra sostanza infiammabile.
Dopo una visita di più di un’ora abbandonammo Traversella per continuare il nostro cammino lungo la valle fino al villaggio di Fondo, dove trovammo una buona accoglienza presso il curato Don Minola, la cui sede deve essere eccellente se si deve giudicare dalla buona cucina preparata in mezzo alla stanza, così come dal caffè nero che mi fu graziosamente offerto dalla giovane maestra della scuola. Il viaggiatore apprezza particolarmente questi modi di fare nei paesi di montagna, dove gli alberghi sono rari e l’appetito al contrario sempre molto acuto.
Dopo Traversella non ci sono più alberghi, ed il turista è obbligato a chiedere l’ospitalità, in caso di bisogno, al signor curato Don Minola, di Fondo, o al signor curato di Succinto, oppure nella stagione estiva, da giugno all’inizio di settembre, al prete della borgata di Tallorno.
La borgata di Fondo (3) è molto triste, e Don Minola mi ha detto che durante molti mesi dell’anno non si vedeva mai il sole; tuttavia una mezz’ora prima di arrivare in questo luogo il viaggiatore gode di un bello scorcio sulle vaste pianure del Piemonte che contrasta singolarmente per la ridente vegetazione con la solitudine di questo luogo.

Succinto, nell’alta Valchiusella. L’inglese Henry Budden scriveva del «bel panorama che si gode dal villaggio. Forse un giorno qualche buon fotografo realizzerà una veduta panoramica da questo punto». In effetti la borgata è posizionata in un punto di straordinaria bellezza. In alto, nei pressi della Cima di Bonze (m 2516) e del Bec delle Strie (m 2544), il Colle della Finestra (m 2309) permette il collegamento con gli alpeggi situati nel vallone valdostano che sta a meridione di Bard e Donnaz
Stringendo la mano al simpatico Don Minola, che mi offriva con cortesia l’ospitalità per la notte, ammiravo la sua abnegazione che gli permetteva di passare la sua vita in quest’angolo sperduto della terra per portare aiuto e consolazione ai suoi simili.
Dalla borgata di Fondo continuammo la nostra strada costeggiando il torrente Chiusella per Tallorno, che fu animata dalle narrazioni della mia guida Saudino Scaletta che era stato capo minatore in America centrale, nell’isola di Sardegna e in Francia. Era un uomo (sulla sessantina) universalmente rispettato nel suo paese, benvoluto da tutti; le sue massime preferite erano queste: «Rispettiamo tutti e facciamo male a nessuno», e sembrava veramente seguire questi principi, a giudicare dalla maniera cordiale con cui fu accolto da tutti. Aveva tutto l’aspetto di un vecchio diplomatico travestito, poiché sapeva appianare tutte le difficoltà con poche parole pronunciate a proposito; possedeva soprattutto il dono molto apprezzato dal viaggiatore assetato in montagna, quello di fare sgorgare il vecchio vino dei suoi compatrioti incantati dalla sua visita, per rallegrare un po’ la monotonia della loro esistenza.
Saudino Scaletta conosceva a fondo tutti i caratteri di cui vi raccontava in anticipo le buone qualità o le piccole debolezze, affinché voi sapeste quali insidie bisognasse evitare e quali lodi prodigare tra i vostri ospiti di passaggio, lasciando loro un’impressione gradevole di questo turista straniero che vedevano per la prima volta, e la cui presenza inaspettata li stupiva così poco. Aveva una parola buona per tutti gli anziani ed i giovani, e soprattutto per le giovani ragazze che sorridevano maliziosamente vedendolo arrivare; i cani stessi si disputavano le sue carezze, e i bambini salutavano il suo arrivo con grida gioiose.
Arrivati a Tallorno guardammo le montagne coperte di nubi che parevano sbarrare il nostro passaggio, e siccome la giornata era già inoltrata decidemmo di ritornare a Vico passando per i sentieri di montagna che attraversano il villaggio di Succinto (4).
Consiglio vivamente al turista di seguire il percorso di Travond, Succinto, Lasass e Fondo lasciando Traversella se la mattinata è bella e limpida, in questo modo godrà maggiormente delle vedute di tutta la pianura del Piemonte e della valle della Chiusella distese ai suoi piedi, tornando la sera per il fondo della valle lungo il torrente Chiusella.
Sono persuaso che se i turisti stranieri conoscessero l’esistenza del bel panorama di cui si gode dal villaggio di Succinto e da un luogo che nel paese viene chiamato Cappia di Sotto per andare attraverso il passo d’Arnod in tre o quattro ore a Quincinetto o a Donnas, in Valle d’Aosta, verrebbero volentieri a godere di questo magnifico spettacolo. Forse un giorno qualche buon fotografo realizzerà una veduta panoramica da questo punto.
Da queste alture s’intravede il Monte della Torre vicino al Pal sopra Tallorno e Pasquere.

Il ponte in pietra di Fondo, costruito nel 1727. Da qui il sentiero prosegue per Tallorno (m 1222) e per l’alta valle. Attraverso la Bocchetta delle Oche (m 2415), alle pendici del monte Marzo (m 2756), si raggiunge Piamprato in Val Soana, mentre dal Colle degli Orti si raggiungono i Laghetti Gelati nella valle della Legna, già in valle di Champorcher.
È stato bello in questa stagione primaverile attraversare le praterie colorate di bei fiori, non essendo ancora stati falciati i fieni, ed incontrare i montanari in cammino verso le loro baite ai piedi delle montagne per prepararle per l’arrivo delle loro mandrie.
Verso le nove di sera ero di nuovo a Vico, incantato da questa escursione; rammaricavo soltanto la mancanza del tempo per attraversare il colle del Monte Marzo per andare in Val Soana, ma quello che ho già visto mi spronerà a fare un’altra visita alla Val Chiusella per conoscere tutti i dintorni.
L’indomani mi sono levato di buon’ora per fare un’altra escursione affascinante all’Acqua Bella ritornando per l’Acqua Rossa (5): questa passeggiata impegna circa quattro ore. Il turista dovrebbe scegliere la frescura della mattinata per intraprendere questo giro, perché il calore è talvolta eccessivo in certi tratti del percorso. Sarebbe auspicabile, nell’interesse dei turisti, che il consiglio comunale di Vico facesse aggiustare una strada mulattiera fino all’Acqua Bella, o almeno fino alle belle praterie che il comune possiede nelle vicinanze; non sarebbero necessarie grandi spese servendosi delle corvé degli abitanti, le cui proprietà aumenterebbero di valore.
Prima di partire sono andato a visitare il bel giardino e il magnifico bosco di pini e altre essenze straniere appartenenti al signor conte Ricardi di Netro nel villaggio di Meugliano. Fui sorpreso dalla bellezza di questi alberi che hanno raggiunto una grandezza ed un’altezza notevoli, anche se vecchi soltanto di quarant’anni. C’è una bellissima Abies taxifolia di 45 anni, vicino alla porta d’ingresso del parco che merita la visita di tutti i viaggiatori.
È deplorevole che gli abitanti di Vico e dei dintorni non abbiano seguito questa eccellente iniziativa del Signor conte Ricardi di Netro piantando e curando le loro foreste invece di distruggerle, poiché i boschi di Meugliano dimostrano ciò che la buona volontà può compiere in questi casi, e nello stesso tempo che il suolo del paese è particolarmente adatto alla silvicoltura; le acque a Vico e nei dintorni sono di una purezza e di una freschezza notevoli, e la mia guida Scaletta mi ripeté a questo riguardo una battuta del signor ministro Quintino Sella durante un suo soggiorno a Traversella.
Quando gli si vantava la bontà dell’acqua egli rispondeva: «Bisogna allora bere del vino e conservare quest’acqua eccellente». Durante la mia visita a Vico feci la conoscenza del signor notaio Gillio, che viene chiamato il padre del paese a causa del suo carattere conciliante e i suoi modi amichevoli per risolvere le dispute che sorgono tra i suoi compatrioti.
Ha avuto la bontà di spiegarmi cose interessanti e di condurmi con lui al villaggio di Brosso per godere del panorama su tutta la pianura del Piemonte. Mi ha raccontato una storia assai curiosa di un sedicente figlio d’Albione che era venuto una volta a stabilirsi nel villaggio di Drusacco; questi, divenuto spasimante di una bella ragazza del villaggio, ed essendo il suo vocabolario estremamente limitato, per esprimerle la sua ammirazione si ridusse a queste tre parole: «Come è bellina»; gli abitanti non potendo mai pronunciare il suo vero nome lo hanno battezzato con quello di Bellino, con il quale fu conosciuto durante tutto il suo soggiorno a Drusacco.
Ciò che rende soprattutto la Val Chiusella e i dintorni di Vico gradevoli al viaggiatore è che egli non incontra mendicanti; un’atmosfera di benessere rustico regna ovunque, dal momento che ogni coltivatore possiede il suo pezzo di terra in montagna (..).
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