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Cronaca

Iren stacca il riscaldamento a 400 famiglie per le bollette non pagate dai morti

A Torino il teleriscaldamento viene interrotto per morosità vecchie di dieci anni, intestate a inquilini che non ci sono più. Centinaia di famiglie regolari restano due giorni al freddo: “Paghiamo per chi è morto o si è trasferito”. L’amministratore: “Distacco senza preavviso, una vergogna”.

Iren stacca il riscaldamento a 400 famiglie per le bollette non pagate dai morti

Iren stacca il riscaldamento a 400 famiglie per le bollette non pagate dai morti

A Torino, nel quartiere Mirafiori Sud, tra via Pavese, via Ugolini e via Togliatti, l’inverno è arrivato prima del previsto. Non tanto per le temperature, quanto per il gelo che da due giorni ha invaso i condomìni di un intero comprensorio.

Quattrocento famiglie, tra cui anziani, bambini e persone fragili, sono rimaste senza riscaldamento per decisione di Iren, la multi-utility che gestisce la rete del teleriscaldamento cittadino.

Il motivo? Morosità accumulate negli anni, in alcuni casi risalenti addirittura al 2014.

Il paradosso, che ha fatto esplodere la rabbia dei residenti, è che molte delle bollette non pagate riguardano persone ormai decedute o trasferite altrove. Eppure, la società ha deciso di staccare la fornitura per l’intero stabile, senza distinguere tra chi è in regola e chi no. “Abbiamo sempre pagato, non capiamo perché dobbiamo restare al freddo per colpe non nostre”, racconta una residente con un neonato in braccio.

Secondo quanto riferito dal nuovo amministratore condominiale, la sospensione è avvenuta senza una preventiva diffida di messa in mora, come previsto dalle procedure.

riscaldamento

“Iren ha interrotto il servizio in blocco, senza preavviso, costringendo centinaia di famiglie a due notti al gelo. Alcune di loro non avevano neppure idea che esistessero debiti arretrati”, ha dichiarato. La società, da parte sua, si è limitata a confermare la morosità pluriennale, spiegando che si tratta di fatture rimaste inevase da precedenti gestioni condominiali.

La vicenda è l’ennesimo segnale di una città in cui le grandi aziende dei servizi pubblici sembrano ormai ragionare più come istituti di credito che come enti a servizio della comunità. E intanto, in via Pavese e dintorni, i termosifoni restano gelidi. Gli abitanti si arrangiano come possono: stufette elettriche, coperte, termosifoni a olio e tanta rabbia. “È inaccettabile – denuncia un inquilino – che si tagli il riscaldamento a un intero condominio per qualche debito del passato. Non siamo evasori, siamo cittadini che pagano regolarmente. E ora ci ritroviamo a dormire con il cappotto”.

La storia è iniziata una settimana fa, quando Iren ha inviato al condominio una comunicazione di sospensione del servizio, motivandola con “inadempienze contrattuali”.

In realtà, i debiti contestati risalgono a gestioni precedenti, quando la contabilità era in mano a un altro amministratore e alcune unità abitative erano state abbandonate o intestate a persone decedute. Secondo quanto emerso, la morosità complessiva ammonterebbe a decine di migliaia di euro. Il nuovo amministratore, insediato da pochi mesi, ha subito versato un acconto per avviare un piano di rientro e convocato un’assemblea straordinaria per discutere una rateizzazione del debito. Ma nel frattempo, Iren ha chiuso le valvole.

Il problema, però, è anche giuridico. Il Codice civile tutela gli utenti “non morosi” in casi di servizi indivisibili come il teleriscaldamento, prevedendo che l’interruzione possa essere limitata ai soli debitori. Tuttavia, nella pratica, la disattivazione del sistema centralizzato ha penalizzato tutti. “È come se per un inquilino che non paga la luce si staccasse la corrente all’intero palazzo”, commenta un residente.

La vicenda ha scatenato una bufera politica. Alcuni consiglieri di opposizione chiedono l’intervento del Comune, ricordando che Iren – partecipata pubblica – ha comunque un obbligo di tutela verso le famiglie fragili.

Dalla parte dei cittadini anche le associazioni degli inquilini, che chiedono di bloccare i distacchi collettivi finché non saranno verificate le posizioni dei singoli.

La risposta della multi-utility, per ora, resta fredda come i termosifoni: Iren sostiene di aver operato secondo le norme contrattuali, ribadendo che le somme non saldate gravano sull’intero condominio in quanto utenza unica. Una posizione che lascia poco margine di interpretazione: “Fino a quando non verrà regolarizzato il debito, la fornitura non potrà essere riattivata”, fanno sapere dall’azienda.

Nel frattempo, in via Pavese, le voci si rincorrono tra le scale fredde e le finestre appannate. Qualcuno parla di class action, altri pensano di rivolgersi a un avvocato. Ma la realtà è che, ancora una volta, i cittadini pagano per l’inerzia di altri, per i ritardi delle burocrazie condominiali e per la rigidità di un colosso dei servizi che non guarda in faccia a nessuno.

E così, mentre in città si parla di “smart energy”, di “sostenibilità” e di “transizione verde”, a Mirafiori il progresso si ferma alla porta di casa. Dentro, i termosifoni restano spenti e la solidarietà si scalda con un caffè tra vicini.

“Non chiediamo regali, chiediamo solo di poter vivere al caldo come tutti”, dice una pensionata. E in questa frase c’è tutto il dramma di un quartiere lasciato al freddo — non solo dalle caldaie, ma anche da chi dovrebbe garantirgli il diritto più elementare: quello di non gelare in casa propria.

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