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07 Novembre 2025 - 19:31
Xi Jinping
Dalla spiaggia di Sanya alle acque contese del Pacifico: l’ingresso in servizio della Fujian segna un salto tecnologico e strategico per Pechino — e un nuovo calcolo per Taipei e Washington.
Il rumore secco della catapulta che scatta, il profilo scuro di un caccia che si stacca dal ponte e sfreccia verso l’orizzonte. È l’immagine che Pechino ha voluto consegnare al mondo: la portaerei Fujian (CV-18), terza unità della Marina dell’Esercito Popolare di Liberazione e prima interamente progettata e costruita in Cina, è ora in servizio attivo. La cerimonia, tenuta a Sanya, sull’isola di Hainan, il 5 novembre 2025 e presieduta da Xi Jinping, sancisce un passaggio storico: l’abbandono della tecnologia “a rampa” (ski-jump) delle prime due portaerei per passare alle catapulte elettromagnetiche, fino a ieri esclusiva americana. Non è solo un traguardo tecnico: è un messaggio geopolitico indirizzato a Taiwan, a Washington e a tutto l’Indo-Pacifico.
Con la Fujian, la Cina porta a tre le proprie portaerei operative — dopo la Liaoning (CV-16) e la Shandong (CV-17)— diventando il secondo Paese al mondo per numero di unità di questo tipo, dietro solo agli Stati Uniti. Ma la novità non è nei numeri: è nella qualità. Il sistema CATOBAR con catapulte elettromagnetiche, basato su potenza “pulita” e modulabile, consente decolli a pieno carico e un’aviazione imbarcata più pesante, autonoma e connessa. In sintesi: più raggio, più sensori, più opzioni operative.
Prima portaerei cinese dotata di questo sistema, analogo all’EMALS statunitense, la Fujian disloca tra 80.000 e 85.000 tonnellate, superando per dimensioni le unità europee e avvicinandosi a quelle americane, pur con propulsione convenzionale. Dal varo nel giugno 2022 alle prove in mare del 2024 fino alla messa in servizio del novembre 2025, il suo sviluppo è stato rapidissimo, segno di una cantieristica che non conosce pause.
Le catapulte elettromagnetiche rappresentano il cuore della rivoluzione: rispetto al vecchio ski-jump, eliminano i compromessi su peso e carburante, consentendo missioni più lunghe e carichi più pesanti. Ogni decollo significa più autonomia, più armamento e più sensoristica: una moltiplicazione di potenza che estende la “bolla” cinese ben oltre la prima catena di isole, dove finora la presenza di Pechino era limitata.

Le prime due portaerei, derivate da progetti sovietici, restavano ancorate a una concezione obsoleta. Con la Fujian, la flotta cinese entra nel club ristretto delle supercarrier moderne, accanto alle americane classe Ford. Da oggi può imbarcare aerei come il KJ-600 (AEW), il caccia pesante J-15T e il nuovo stealth J-35, tutti in grado di decollare a pieno carico. È un salto di categoria: significa superiorità aerea, capacità di strike profondo e comando e controllo avanzato.
Le immagini ufficiali diffuse da Pechino mostrano già i tre velivoli — J-35, J-15T e KJ-600 — in piena attività sul ponte. Il J-35 combina bassa osservabilità e flessibilità multiruolo; il J-15T, evoluzione catapultabile del J-15, resta la spina dorsale per le missioni di difesa e attacco; il KJ-600 garantisce l’occhio radar del gruppo navale, prolungando il raggio di sorveglianza e migliorando il coordinamento tra le unità.
Costruita nei cantieri Jiangnan di Shanghai a partire dal 2018, la Fujian ha completato un ciclo serrato di prove in mare tra il 2024 e il 2025, con esercitazioni nel Mar Cinese Meridionale e la successiva assegnazione alla base di Sanya. Non un dettaglio: la collocazione nel Southern Theater Command indica chiaramente la priorità strategica del quadrante meridionale, dove si gioca la partita con Taiwan e le rotte del Pacifico.
Il nodo strategico, infatti, è l’isola di Taiwan. Una portaerei CATOBAR con capacità AEW consente alla Cina di proiettare una cupola aerea mobile, capace di coprire rotte e snodi logistici lontani dalla costa. È un vantaggio operativo che complica l’intervento di forze esterne e permette a Pechino di mantenere la pressione senza escalation immediate. Per Taipei, questo significa ridefinire le difese e potenziare la rete di allerta. Per Washington, riduce margini di reazione e costringe a ripensare la postura nell’Indo-Pacifico, fino a Guam.
Ma il debutto operativo non equivale a piena prontezza. Gli analisti concordano: la Fujian avrà bisogno di almeno un anno di addestramento per consolidare dottrine, manutenzioni e cicli di decollo e appontaggio. La propulsione convenzionale impone rifornimenti più frequenti rispetto alle unità nucleari americane e la piena integrazione con scorte e logistica è un processo che richiede tempo. Tuttavia, la curva di apprendimento della Marina cinese cresce in modo costante: le esercitazioni con doppia portaerei e gruppi di battaglia complessi sono ormai routine.
Sul piano tecnico, la Fujian si avvicina alle portaerei classe Ford, ma non le eguaglia. Le tre catapulte e il ponte piatto la collocano tra le “supercarrier”, ma restano differenze di propulsione, autonomia e dottrina operativa. Gli Stati Uniti conservano un vantaggio in termini di esperienza, logistica globale e capacità di generare sortite continue a grande distanza. Tuttavia, la Cina ha colmato uno dei gap più significativi: la capacità di lanciare velivoli pesanti a pieno carico.
Cosa vuole ottenere Pechino? Tre obiettivi: rafforzare la deterrenza verso Taiwan, estendere la propria presenza nel Pacifico Occidentale e mostrare al mondo il simbolo tangibile di una modernizzazione militare che guarda al 2035. La Fujian, da sola, non ribalta lo scenario, ma inserita in una flotta in espansione, supportata da missili ipersonici, droni stealth e una cantieristica instancabile, cambia la percezione della potenza cinese.
Per Taipei, la priorità è “vedere prima”: estendere le capacità di allerta e accorciare i tempi di risposta. La vera difesa non è inseguire Pechino sul terreno simbolico delle grandi navi, ma costruire una rete di sistemi mobili, sensori ridondanti e una catena C4ISR resiliente.
Le immagini della Fujian con il ponte gremito di aerei sono spettacolari, ma la sfida è la routine: operare in condizioni difficili, lontano dalle coste amiche, mantenendo cadenze di lancio e recupero regolari. Finché la Marina cinese non dimostrerà questa continuità, la potenza resterà potenziale.
Il 5 novembre 2025, però, resta una data storica. Da quel giorno, la Cina è diventata la seconda potenza al mondo capace di mettere in mare una portaerei con catapulte elettromagnetiche operative. Non è solo un salto di prestigio: è l’inizio di una nuova fase di addestramento e messa a punto che potrebbe ridurre, in pochi anni, il divario con gli Stati Uniti.
La Fujian è insieme simbolo e strumento: simbolo di un Paese che vuole mostrarsi maturo nella tecnologia militare, strumento di una strategia che mira a proiettare potere aeronavale ben oltre le acque di casa. Il messaggio è chiaro: l’orizzonte strategico dell’Indo-Pacifico si è spostato, e questa volta è Pechino a dettare la rotta.
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