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07 Novembre 2025 - 10:37
Il paese soffoca nel traffico: la visita dell’onorevole non porta nulla. "Il Canavese è bloccato!"
Il 31 ottobre, a San Benigno Canavese, si è rifatto vivo l’onorevole Alessandro Giglio Vigna. È arrivato in Municipio assieme al sindaco di San Giusto Giosi Boggio, accolto dal primo cittadino Alberto Graffino, dal vicesindaco e dal responsabile dell’Ufficio tecnico. La vice dei pendolari della linea SFM1, Roberta Crosa, aveva proposto l’incontro per parlare di due temi che a San Benigno conoscono tutti: la circonvallazione e la messa in sicurezza della SP40.
Sulla carta, doveva essere un vertice politico-istituzionale per sbloccare un dossier fermo da anni. Nella realtà, si è rivelato un’altra tappa del pellegrinaggio delle buone intenzioni. Il post pubblicato dal sindaco Graffino il giorno dopo è un capolavoro di diplomazia: “Abbiamo ricevuto i complimenti per la comprensione del problema, per le soluzioni proposte e per la trafila burocratica seguita”. Tradotto: battute sulle spalle, zero soldi. La frase successiva lo conferma: “Purtroppo le risposte di chi possa determinare gli investimenti necessari non sono ancora arrivate”.
Il post del sindaco Graffino
Ecco, non sono ancora arrivate. È la formula che in Canavese accompagna ogni promessa di cantiere che non parte mai. Una specie di mantra burocratico, utile a coprire l’assenza di fatti con la retorica della speranza.
Il problema, però, è reale e quantificato. Lo racconta nei dettagli la relazione tecnica del Comune di San Benigno, aggiornata a gennaio 2025: un documento che fotografa senza pietà la condizione del paese. Ogni mattina, tra le 7.30 e le 8.30, 1.440 veicoli attraversano il centro abitato. La SP40, strada provinciale nata per collegare la pianura al Canavese, taglia in due il paese e passa davanti a scuole, case, negozi. La sua capacità progettuale – 3.400 veicoli al giorno – viene superata del 50% in un’ora sola.
E non si parla solo di auto. C’è di tutto: tir diretti alle aree industriali di Lombardore e Bosconero, mezzi privati provenienti da Foglizzo, San Giusto, Montanaro, famiglie dirette alle Scuole Salesiane, studenti che arrivano alla stazione SFM1. In media, il 78% del traffico non è locale: significa che quasi otto auto su dieci non hanno nulla da fare a San Benigno, se non attraversarlo.
Le immagini raccontano più delle parole. In via Roma, la mattina, la carreggiata è stretta, i marciapiedi inesistenti, le file di macchine si accodano tra muri e finestre. I pedoni camminano a pochi centimetri dagli specchietti, schiacciati tra il traffico e i muri delle case. Davanti alla scuola, l’incrocio si trasforma in un imbuto: clacson, gas di scarico, attese interminabili. La sicurezza è un miraggio.
Sulla SP40, poco fuori dal centro, le cose non vanno meglio. L’asfalto si trasforma in un serpentone di fari accesi sotto la pioggia, e basta il passaggio di un treno sul passaggio a livello del Malone per paralizzare tutto. Sei convogli ogni ora, dice il Comune, e ogni volta le sbarre chiuse generano code di oltre un chilometro. La rete viaria si blocca in tutte le direzioni: una scena da ingorgo metropolitano, solo che qui siamo in un paese di cinquemila abitanti.
Di fronte a questa realtà, la proposta della circonvallazione non è un capriccio, ma un’urgenza. Il progetto prevede una variante est che colleghi la SP40 con la SP87, fuori dal centro abitato, alleggerendo il paese dal traffico di attraversamento. È un piano ragionevole, coerente con i Piani Regolatori di San Benigno e Volpiano, inserito anche nel Piano Territoriale Generale della Città Metropolitana di Torino.
Il tracciato sarebbe suddiviso in due lotti, a nord e a sud del torrente Malone, per contenere i costi e procedere per fasi. Anche solo il primo lotto, secondo gli ingegneri, basterebbe a ridurre drasticamente i rischi e migliorare la qualità della vita nel centro storico.
Perché allora tutto è fermo? Perché manca il finanziamento del PFTE, il Progetto di Fattibilità Tecnico-Economica, senza il quale non si può neppure accedere ai fondi per la progettazione definitiva. È un passaggio che dipende dalla Regione Piemonte, e qui si apre il vuoto politico. La Città Metropolitana, lo scorso anno, ha ascoltato il sindaco Graffino e una delegazione di amministratori del Basso Canavese: Chivasso, Montanaro, San Giorgio, Foglizzo, Volpiano, Brandizzo. Tutti uniti nel chiedere la stessa cosa: un impegno formale della Regione.
Da Torino, però, non è arrivata nessuna risposta. Solo la raccomandazione – peraltro sensata ma inefficace – di avviare “uno studio delle alternative progettuali”. Un modo elegante per dire: ci risentiamo quando avremo i soldi.
Intanto, il Comune di San Benigno ha fatto la sua parte. Ha documentato il traffico, ha raccolto dati, ha individuato i flussi, ha coinvolto i sindaci vicini. Ha persino trovato la convergenza politica tra enti di colori diversi, cosa rara di questi tempi. Eppure, il 31 ottobre, quando l’onorevole Giglio Vigna si è seduto al tavolo accanto a Graffino (foto diffusa sui social: tutti in posa, sorridenti, davanti al vessillo del Comune), l’unica vera notizia è stata che non ci sono notizie.
Nessuna promessa, nessun impegno scritto, nessun passo avanti. Solo un nuovo capitolo del grande libro delle attese: “abbiamo capito il problema, ma dobbiamo trovare le risorse”. In altre parole: il solito rinvio istituzionale.



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