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È morta Anna Laura Braghetti, la brigatista del caso Moro e di Bachelet

Ex militante delle Brigate Rosse, scontò oltre vent’anni di carcere per il sequestro Moro e l’omicidio Bachelet. Dopo la prigione si dedicò ai detenuti, lontana dai riflettori e dai clamori del passato

È morta Anna Laura Braghetti, la brigatista del caso Moro e di Bachelet

È morta Anna Laura Braghetti, la brigatista del caso Moro e di Bachelet

È morta a Roma, a 72 anni, Anna Laura Braghetti, l’ex brigatista che visse da protagonista alcune delle pagine più oscure della storia italiana. Era malata da tempo e si è spenta circondata dai suoi cari, lontano dai riflettori, in quella stessa discrezione che aveva scelto dopo aver scontato oltre vent’anni di carcere. La sua vita resta una parabola estrema: da impiegata a militante armata delle Brigate Rosse, da carcerata all’impegno civile accanto ai detenuti. Una traiettoria che attraversa senza indulgenze mezzo secolo di memoria repubblicana.

Aveva solo venticinque anni quando divenne l’intestataria dell’appartamento di via Montalcini, alla Magliana, dove Aldo Moro trascorse i 55 giorni di prigionia. In quella casa, la giovane Braghetti fingendo di convivere con “l’ingegner Altobelli” – in realtà il brigatista Germano Maccari – portava viveri e coperture logistiche. “Moro non mi vide mai e non sentì la mia voce”, raccontò poi ai giudici. E fu lei, quella mattina del 9 maggio 1978, a udire i colpi che segnarono la fine dello statista democristiano. “Non gridò, non disse nulla. Ma andandosene ci salutò tutti”, disse in aula, con un distacco che suonava più come resa che come pentimento.

Fuggì, si nascose, e continuò a imbracciare le armi. Nel maggio del 1979 partecipò al blitz di piazza Nicosia, in cui due poliziotti vennero uccisi. L’anno dopo, insieme a Bruno Seghetti, assassinò il giurista Vittorio Bachelet all’università La Sapienza. Un’esecuzione fredda, davanti agli studenti, raccontata con terrore da Rosy Bindi, allora giovane assistente: “Ho visto il volto di Braghetti. Ho capito. E ho sperato in una gambizzazione, ma sapevo che non sarebbe successo”.

Arrestata nel 1980, condannata all’ergastolo, in carcere sposò Prospero Gallinari, altro volto storico delle Brigate Rosse. Non chiese mai sconti di pena, né benefici. Solo dopo ventidue anni tornò libera, nel 2002. Da allora iniziò una seconda vita: volontaria nelle carceri, impegnata a fianco di detenuti ed ex detenuti, collaborando con associazioni e con Francesca Mambro, altra ex militante armata. Insieme pubblicarono Nel cerchio della prigione, un libro che cercava di dare voce a chi vive dietro le sbarre.

Braghetti era anche autrice de Il prigioniero, scritto con Paola Tavella, da cui nacque il film Buongiorno, notte di Marco Bellocchio. Un’opera in cui il passato tornava come eco irrisolta: la memoria di chi aveva creduto nella rivoluzione, finendo per uccidere la democrazia.
La sua famiglia ha annunciato la morte con poche righe: “Ci ha lasciati la nostra cara Anna Laura, circondata dall’amore dei familiari e degli amici. I funerali si terranno in forma privata, nella sua comunità degli affetti”.
Un epilogo silenzioso per una donna che attraversò il cuore nero degli anni di piombo e che, fino all’ultimo, ha cercato nel volontariato una fragile forma di redenzione.

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