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Bonus sport, buone intenzioni e pochi risultati. E' vero che a Settimo le famiglie rinunciano per dignità?

In Consiglio comunale la Lega incalza l’amministrazione sul sostegno alla pratica sportiva dei minori. L’assessore Giancarlo Brino ammette: «Abbiamo messo risorse, ma molte famiglie non hanno chiesto il bonus per riservatezza». Il Comune promette sinergie con le società, ma per la Lega servono strumenti più concreti

Bonus sport, buone intenzioni e pochi risultati. E' vero che a Settimo le famiglie rinunciano per dignità?

Manolo Maugeri e Giancarlo Brino

Giovedì scorso in Consiglio comunale a Settimo Torinese s'è parlato del bonus sport per le famiglie settimesi. A sollevare l'argomento, con un’interpellanza, i due consiglieri della Lega Manolo e Moreno Maugeri. Chiaro l’obiettivo: capire se e come il Comune di Settimo Torinese intenda concretamente sostenere le famiglie con minori che praticano attività sportive, alla luce del nuovo Fondo Dote per la Famiglia introdotto dalla Legge di Bilancio 2025. Un fondo nazionale che consente contributi fino a 300 euro per ogni figlio tra i 6 e i 14 anni, ma riservato solo ai nuclei con ISEE inferiore a 15 mila euro e alle società sportive accreditate.

La Lega ha chiesto all’amministrazione di non limitarsi alla misura nazionale, ma di intervenire anche a livello locale, magari istituendo un bonus sport comunale, capace di includere anche quelle famiglie che, pur non rientrando nei parametri, vivono comunque situazioni di fragilità economica. Non solo: l’interpellanza chiedeva se il Comune intendesse prevedere misure di sostegno anche per chi frequenta società non aderenti al fondo statale e se esistessero programmi di inclusione dedicati a minori con disabilità o difficoltà sociali.

Comune di semi

A rispondere, giovedì sera in aula, è stato l’assessore allo Sport Giancarlo Brino, che ha difeso l’operato dell’amministrazione ricordando come Settimo fosse stata, a suo dire, «precursore di queste politiche già nel 2020 e nel 2021, con uno stanziamento di 20 mila euro l’anno per il bonus sport».

Brino ha spiegato che l’iniziativa, pur animata da buone intenzioni, non ha mai avuto il successo sperato.

«Ci siamo resi conto che non tutte le famiglie accedono al contributo, nonostante le risorse stanziate. A volte – ha detto – c’è una questione di riservatezza, di dignità. Molti genitori preferiscono non dichiarare pubblicamente di averne bisogno».

Secondo l’assessore, il problema non è solo economico, ma anche culturale.

«Quando organizziamo eventi sportivi – ha aggiunto – cerchiamo sempre di sensibilizzare le società e le famiglie. Sappiamo che fare sport ha dei costi, e che non tutti possono permetterselo. Ma il nostro obiettivo resta favorire lo sport per tutti, attraverso agevolazioni sugli spazi e sinergie con le associazioni del territorio».

La Lega, tuttavia, resta scettica. L’interpellanza – che cita anche gli obiettivi del Documento Unico di Programmazione 2026–2028 – chiede azioni più strutturate e concrete, sottolineando che l’accesso allo sport è un diritto, non un privilegio, e che le diseguaglianze si combattono non solo con buoni propositi, ma con strumenti efficaci e inclusivi.

«Non basta dire che ci si crede nello sport per tutti – ha commentato il consigliere Maugeri a margine del Consiglio – servono politiche che traducano le parole in fatti, perché per una famiglia in difficoltà anche cento euro possono fare la differenza».

In aula, Brino ha lasciato intendere che l’amministrazione potrebbe rivedere il meccanismo in futuro, magari trovando forme più “discrete” per l’erogazione del contributo. «Una volta – ha ricordato – c’erano i patronati a fare da tramite. Oggi bisogna trovare nuovi strumenti per conciliare sostegno e riservatezza».

Una dichiarazione che, di fatto, riapre il dibattito su come un Comune possa conciliare la tutela della dignità dei cittadini con l’efficacia delle proprie politiche sociali.

Insomma, il bonus sport rischia di restare un buono sulla carta, tra le pieghe della burocrazia e la reticenza di chi dovrebbe beneficiarne. La Lega chiede chiarezza, l’assessore difende il lavoro fatto, ma il nodo resta: come garantire davvero lo sport per tutti, al di là delle belle parole e delle slide sui piani triennali.

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