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31 Ottobre 2025 - 21:50
Dolcetto o protocollo? L’Halloween (molto presidenziale) di Donald e Melania alla Casa Bianca
La scena resta negli occhi come un frammento sospeso tra galanteria d’altri tempi e ironia digitale. Donald Trumpstringe una barretta di cioccolato, un bambino mascherato tende il sacchetto per riceverla, ma l’ex presidente, invece di lasciarla cadere, la posa — ancora una volta — sulla testa del piccolo. Un gesto brevissimo, interrotto solo dalla mano di Melania sul braccio del marito, poi la fila riparte come nulla fosse. In quell’attimo si riaccende il déjà vu del 2019, un ricordo virale che spiega meglio di mille discorsi come l’Halloween alla Casa Bianca sia ormai un rito mediatico: una passerella dove la politica flirta con la cultura pop. L’edizione del 2025, andata in scena il 30 ottobre sul South Lawn, ha riproposto la formula collaudata: stand tematici, banda militare, dolci commemorativi e accesso riservato a famiglie di militari, agenti, adottive e dipendenti federali. Dalle 16 alle 20.30, ingressi scaglionati e controlli del Secret Service, come da protocollo. L’annuncio ufficiale, diramato dall’Ufficio della First Lady il 24 ottobre, sembrava più un comunicato logistico che un invito, ma sanciva il ritorno puntuale di una liturgia d’autunno.
Quella della festa di Halloween alla Casa Bianca è ormai una tradizione moderna. Nata in forma intima ai tempi degli Eisenhower, esplosa con gli Obama nel 2009, ha trasformato il South Lawn in un palcoscenico simbolico. Zucche giganti, balle di fieno, ragnatele finte e bambini travestiti da supereroi raccontano ogni anno la fantasia americana. Le note delle U.S. Air Force Strolling Strings — da Thriller a Harry Potter — tessono la colonna sonora di un’America che ama vedersi in costume, ma dentro i confini del potere. Con Trump la scenografia ha raggiunto la dimensione dell’evento-spettacolo: nel 2018 Twizzlers e Hershey’s venivano consegnati a una folla di astronauti e principesse davanti a un portico addobbato come un quadro autunnale, senza discorsi ma con sorrisi fotografici, il giorno dopo la tragedia di Pittsburgh.
E proprio da quell’estetica nasce il simbolo del 2025. La scena del cioccolatino sulla testa, ripresa e rilanciata, è la replica consapevole del meme del 2019, quando un bimbo vestito da Minion divenne involontario protagonista della viralità presidenziale. Oggi il gesto ritorna, identico, con un nuovo bambino e una nuova maschera, ma con la stessa coreografia studiata. Per la stampa e i social è ormai una “firma” di comunicazione: una battuta visiva che strizza l’occhio al pubblico e trasforma un semplice dolcetto in gesto politico. I video corrono in rete come allora, rimbalzano, vengono remixati, commentati, e infine si normalizzano tra le immagini della festa. Intanto, il comunicato ufficiale elenca orari, percorsi, oggetti vietati (dai selfie stick alle armi giocattolo) e ricorda che il Secret Service può interrompere tutto “per qualsiasi motivo”. Halloween, insomma, ma con l’ordine di un briefing militare.
Dietro zucche e coriandoli, c’è una macchina organizzativa imponente. I partner del 2025 sono un piccolo atlante della cultura americana: U.S. Postal Service con camioncini-giocattolo e cartoline Be Best, Department of Agriculture con maxi zucche, International Fresh Produce Association con mele di Washington, National Confectioners Association per le caramelle, NASA, National Park Service, U.S. Mint, Secret Service, White House Historical Association, Center of Science and Industry. Insieme, trasformano il trick-or-treat in un racconto civico: l’agricoltura, la scienza, la sicurezza, l’identità nazionale. Sullo sfondo, ancora una volta, le Strolling Strings, impeccabili nell’equilibrio tra marcia militare e atmosfera fiabesca.
Come ogni anno, anche questa edizione ha richiesto ore di code, controlli e pazienza. Bambini e genitori percorrono i viali del South Lawn per arrivare alle postazioni dove la Casa Bianca mostra il suo volto più accessibile: la limousine presidenziale The Beast, le tute spaziali della NASA, i mezzi d’emergenza del Department of Health, i trattori del Department of Agriculture. È la rappresentazione plastica di un Paese che mette in scena se stesso, concedendo per qualche ora la possibilità di toccare, vedere, fotografare il potere.
Halloween resta una festa per bambini, ma in un’America polarizzata ogni dettaglio assume una risonanza politica. Anche la scelta di non travestirsi, costante negli anni Trump, diventa una dichiarazione: sobrietà contro spettacolo, adulti in abiti ufficiali davanti a un mondo di maschere. Nel 2019 il richiamo cinematografico all’Addams Family o a Ghostbusters aveva reso evidente la volontà di giocare con i simboli. Quest’anno la regia conferma l’impianto: un’America accesa a festa, fotografata dai genitori, vigilata dal protocollo, incorniciata da foglie e luci.
Ripercorrere le edizioni passate significa leggere l’evoluzione di una messinscena: nel 2017 le prime scolaresche di Washington, Maryland e Virginia; nel 2018 la consacrazione del format con decorazioni agricole e caramelle simboliche; nel 2019 l’immagine virale del bambino-Minions e la NASA protagonista. Ogni anno un tassello, un equilibrio tra istituzione e intrattenimento, tra educazione e marketing patriottico.
Il 2025 conferma il modello: South Lawn trasformato in circuito tematico, musica live, doni da agenzie federali, frutta e dolciumi come filo conduttore. La presenza di America 250, l’organismo che prepara le celebrazioni per i 250 anni dell’Indipendenza, ricorda che anche le streghe e i supereroi in miniatura servono alla costruzione della memoria collettiva. E che la ripetizione del “trucco” del cioccolatino non è una distrazione, ma un marchio riconoscibile, perfettamente allineato ai codici della comunicazione social: la nostalgia che diventa notizia.

Nel mosaico visivo della serata, Melania Trump resta il contrappunto sobrio. Cappotto nei toni caldi, sorriso misurato, gesti brevi e precisi: il suo tocco si percepisce nella regia dell’evento, dalla disposizione dei percorsi alle decorazioni interne. Una presenza calibrata, elegante, che mantiene il controllo anche mentre il marito ripete la gag del cioccolatino. La sua firma è quella della misura, dell’ordine, del rigore estetico.
Alla fine, l’Halloween della Casa Bianca è molto più che una festa. È un dispositivo di comunicazione, un messaggio in forma di gioco. Parla di un’America che cerca di vedersi ancora unita, almeno per qualche ora, sotto le luci del South Lawn, con i figli dei militari e degli agenti a rappresentare la comunità. Tra zucche e dolci, tra dolcetti e divieti, si consuma l’eterna metafora della politica americana: la distribuzione del potere, una barretta alla volta.
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