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14 Ottobre 2025 - 15:01
Il vescovo
A Rivarolo Canavese c’è un mistero che neanche Agatha Christie riuscirebbe a risolvere: l’Istituto Santissima Annunziata è ormai un guscio vuoto, un relitto economico e pedagogico, eppure resiste. Non funziona, non paga, non insegna — ma esiste. La domanda, a questo punto, è semplice: che cosa si aspetta per chiuderlo?
Da mesi, anzi da anni, si parla di “riorganizzazione”, “transizione”, “continuità educativa”. Parole grandi dietro cui si nascondono conti piccoli — anzi, in rosso. Solo all’inizio di ottobre, dopo mesi di silenzi e richieste inevase, la cooperativa che gestisce l’istituto ha finalmente mostrato ai soci un bilancino provvisorio: meno novantamila euro. Ma se si aggiungono i costi di competenza, si arriva a meno duecentomila. Una voragine. E questo è un documento ufficiale, non una voce di corridoio.
E dire che solo due anni fa l’Annunziata galleggiava beata nel suo piccolo paradiso contabile: patrimonio vicino ai 200 mila euro, liquidità oltre i 300 mila, un “filotto” di esercizi positivi. Poi, improvvisamente, il disastro. Prima l’ispezione ministeriale, che scopre insegnanti senza titoli abilitanti. Poi la revoca della parità scolastica, con la conseguente perdita dei contributi pubblici. E infine l’effetto domino: stipendi non pagati, genitori che chiedono indietro le rette, fornitori che bussano alla porta. Nel mezzo, la Diocesi di Ivrea che dice di voler risolvere ma è sparita da tutti i radar e sembra più interessata a chiudere i conti che i catechismi.
Ma non è solo una questione di soldi. È una questione di metodo, di responsabilità, di verità. Dentro la cooperativa – “La Risposta”, un nome che oggi suona come una beffa – si erano infatti formate due fazioni: i titolati e i non titolati. I primi, con i requisiti per insegnare; i secondi, no. E come nelle migliori tradizioni italiane, a vincere sono stati i secondi. Così, quando nel febbraio 2023 si doveva scegliere il nuovo presidente, la figura del professor Alberto Turigliatto – una vita tra scuole medie, superiori e università – venne scartata in favore del signor Gabriele Cibrario Rossi, che di scolastico aveva poco più che l’indirizzo email. Alla vicepresidenza, la dottoressa Valeria Orso Manzonetta, la stessa che sarà poi protagonista della relazione ispettiva ministeriale.
E che cosa racconta quella relazione che siamo riusciti ad avere per vie non tanto traverse? Racconta un istituto allo sbando.
“Durante la visita del 22 gennaio 2025 – si legge nel verbale – sono stati richiesti i fascicoli del personale docente ed ATA. Gli stessi, contenuti in idonei faldoni, sono risultati incompleti. I contratti presentati riguardavano solo i docenti della scuola dell’infanzia. Per i docenti delle altre sezioni risultavano mancanti o inesistenti i requisiti per l’accesso alla professione docente.”
Più avanti: “La prof.ssa Orso Manzonetta Valeria è stata nominata Coordinatore didattico della scuola secondaria di I e II grado con decorrenza 1° agosto 2023, ma durante il periodo di aspettativa non è stata sostituita. Si ritiene pertanto che nell’a.s. 2023/24 l’Istituto abbia operato senza Coordinatore didattico.”
E ancora: “Le docenti di scuola dell’infanzia Camagna, Castagno, Gobbo, Mussetti svolgono attività di insegnamento senza i prescritti titoli previsti dalle norme vigenti. […] Le docenti Guccione e Marchetti, assunte a tempo indeterminato, risultano anch’esse prive di abilitazione. […] Le docenti Jdhi, Lamenta (sostegno) e Visaggio, assunte a tempo determinato, svolgono attività di insegnamento senza i prescritti titoli previsti dalle norme vigenti.”
In un Paese normale, basterebbe un solo punto di quel documento per fermare tutto. E invece, qui, non solo non si è fermato nulla: si è andati avanti come se niente fosse.
L’istituto ha proseguito l’anno scolastico con due o tre alunni per classe, migliaia di euro di debiti, e – ciliegina sulla torta – premi assicurativi scaduti. Già, scaduti. Per la cronaca da oggi! Risultato: bambini, insegnanti e personale senza copertura assicurativa.
Una scuola senza parità, senza preside, senza contabilità e senza assicurazione. L’immagine perfetta dell’Italia amministrativa che si rifiuta di guardarsi allo specchio.
Nell’ultima assemblea dei soci – quella del 3 ottobre – poi, è arrivato il colpo di scena. Poiché la Diocesi di Ivrea che aveva già inviato la risoluzione del contratto di comodato e che s'era impegnata a discutere un nuovo affidamento dei locali alla società Coros Scuole Srl non si è ancora vista all'orizzonte, quelli della Cooperativa l’8 ottobre, hanno inviato una pec per dire che “la situazione economica della cooperativa non permette di garantire ancora per molto la continuità. Si richiede con urgenza di conoscere le determinazioni di Coros in merito al personale docente e ATA ancora in servizio.”
La stessa PEC fa riferimento a “gravi problematiche legate alla sostenibilità economica” e al rischio concreto che la cooperativa non riesca più a pagare nemmeno le utenze.
Insomma un dramma da qualunque parti lo si guardi... Eppure, anche di fronte a queste parole, nessuno ha il coraggio di dire la frase più semplice: “È finita...”. C’è ancora chi parla di “ripartenza”.
Ma ripartenza di che cosa. C'è infatti un problema fino ad oggi sottovalutato ed è l’edificio stesso – come certificato dall’ASL – che necessita di centinaia di migliaia di euro di lavori di adeguamento? Se ci stai dentro vai avanti con i rimproveri ma vai avanti. Se arriva un nuovo gestore devi prima sistemare tutto: serramenti, pavimenti, servizi igienici.
Chi pagherà? E soprattutto, con chi?
In questo scenario surreale, la cooperativa si muove come un malato che rifiuta la diagnosi.
“La parità si può recuperare, il bilancio si può riequilibrare, la fiducia si può ricostruire.”
Tutto possibile, in teoria. Ma nella pratica la realtà è scritta nei numeri, nei verbali e nelle ispezioni ministeriali. E tutti dicono la stessa cosa: l’Istituto Santissima Annunziata non è più sostenibile.
Non sul piano didattico, non su quello finanziario, e neppure su quello morale.
Continuare a fingere che l’Annunziata sia viva non serve a nessuno: non ai bambini, non alle famiglie, non ai lavoratori. Serve solo a prolungare un’agonia che non ha più senso.
Insomma, l’unica “Risposta” vera – stavolta senza virgolette – sarebbe dire la verità.
E la verità è che l’Annunziata è finita.
Assieme alla sua assicurazione, ai suoi conti, e a quel briciolo di credibilità che ancora qualcuno finge di vedere.
Sì. Ci vorrebbe un "miracolo"....
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