AGGIORNAMENTI
Cerca
30 Ottobre 2025 - 07:24
“Khaby Lame è morto”: la bufala che ha fatto impazzire il web. Ma lui ride, come sempre, senza dire una parola
Altro che incidente. Altro che tragedia. Khaby Lame è vivo, vegeto e probabilmente sta ridendo — a modo suo, senza dire una parola — di chi è cascato nell’ennesima bufala del web. Perché sì, anche stavolta Internet si è superato: nelle ultime ore, una presunta notizia della “morte del tiktoker più famoso al mondo” ha fatto il giro dei social, con tanto di foto d’archivio e titoli drammatici in stile “Addio al genio del silenzio”. Peccato che fosse tutto inventato, una trovata da quattro soldi per attirare clic, rubare dati e scatenare il solito panico collettivo che alimenta le piattaforme ogni volta che un algoritmo fiuta il dramma.
Eppure c’è un che di ironico in tutto questo. Khaby Lame, che ha costruito la sua fama mondiale svelando l’inutilità dei gesti complicati, diventa ora vittima del gesto più assurdo di tutti: quello di credere a una fake news. Mentre milioni di utenti condividevano il necrologio digitale del giovane senegalese cresciuto a Chivasso, lui continuava tranquillamente a postare contenuti, collaborare con brand internazionali e sorridere davanti all’ennesima follia del web.
Nato a Dakar il 9 marzo 2000, arrivato in Italia da bambino, Khaby è diventato in pochi anni un simbolo planetario dell’ironia senza parole. Con oltre 160 milioni di follower, è il creator più seguito al mondo su TikTok, l’unico capace di costruire un linguaggio universale fatto di gesti, espressioni e un semplice sguardo che dice: “Ma davvero c’era bisogno di fare tutto questo casino?” Una lezione che oggi calza a pennello.
Visualizza questo post su Instagram
E mentre il web si riempiva di “R.I.P. Khaby” e cuori spezzati, la realtà era altrove. Nessun incidente, nessun decesso. Solo l’ennesimo caso di disinformazione virale, smentito in poche ore da testate internazionali come Republic World e Sky News, che hanno confermato: Khaby Lame sta bene. Non solo: negli ultimi mesi ha vissuto una stagione di successi che avrebbero fatto invidia a qualunque celebrità. È stato inserito nella lista TIME 100 Creators 2025, ha sfilato al Met Gala vestito da BOSS, ed è diventato il volto di campagne globali che spaziano dalla moda al cinema, dal sociale alla tecnologia.
La sua storia resta una di quelle che sembrano scritte da uno sceneggiatore hollywoodiano con un debole per il lieto fine. Cresciuto in un quartiere popolare di Chivasso, perde il lavoro durante la pandemia e comincia a fare video. In pochi mesi diventa una leggenda. Nel 2022 ottiene la cittadinanza italiana, salutando la burocrazia con il solito sorriso e le mani aperte, come a dire: “Era ora.” Da allora, ha portato il nome dell’Italia nel mondo senza pronunciare quasi mai una parola, diventando ambasciatore involontario della semplicità e della genialità quotidiana.
E poi, certo, ci sono stati anche i momenti di tensione. A giugno 2025 Khaby è stato fermato per alcune ore all’aeroporto di Las Vegas da funzionari dell’immigrazione americana, per un problema legato al visto. Nessuna accusa, nessun reato: solo un eccesso di zelo amministrativo. È stato rilasciato e ha lasciato gli Stati Uniti con una partenza volontaria, giusto il tempo di ricordare che, nel mondo delle star globali, anche un modulo compilato male può diventare una notizia planetaria.
Ma la bufala sulla sua morte è di tutt’altra pasta. Qui non si tratta di burocrazia, ma di cinismo puro: qualcuno ha deciso che uccidere virtualmente Khaby Lame avrebbe generato traffico. E aveva ragione — almeno finché la rete non ha cominciato a smontare pezzo per pezzo la menzogna. Nel frattempo, milioni di fan hanno tirato un sospiro di sollievo e, ironia delle ironie, il tiktoker ha guadagnato ancora più visibilità. È la rivincita perfetta: mentre gli altri parlano, lui continua a non dire niente e a farsi capire da tutti.
Insomma, se qualcuno aveva fretta di scrivere l’epitaffio del re del silenzio, farebbe meglio a riscriverlo. Perché Khaby Lame non solo è vivo, ma più vivo che mai: viaggia, lavora, ispira e — soprattutto — resiste all’assurdità digitale meglio di chiunque altro. E in fondo, la sua risposta più geniale resta sempre la stessa: quel gesto con le mani che vale più di mille parole.
“Ecco come si fa.”
Edicola digitale
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.