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Permessi di soggiorno in calo del 12%, ma crescono lavoro e domande di asilo: il nuovo volto dei cittadini non comunitari in Italia

Il report Istat 2024 fotografa un Paese che cambia: 3,8 milioni di residenti extracomunitari, più richieste di lavoro e cittadinanze, ma oltre il 64% delle domande d’asilo respinte

Permessi di soggiorno in calo del 12%, ma crescono lavoro e domande di asilo: il nuovo volto dei cittadini non comunitari in Italia

Permessi di soggiorno in calo del 12%, ma crescono lavoro e domande di asilo: il nuovo volto dei cittadini non comunitari in Italia (foto di repertorio)

Meno permessi di soggiorno, più richieste di lavoro e un netto aumento delle domande d’asilo: è questa la fotografia che emerge dal rapporto dell’Istat “Cittadini non comunitari in Italia – anno 2024”, pubblicato oggi. Secondo i dati, al 31 dicembre 2024 i cittadini non comunitari con regolare permesso di soggiorno erano oltre 3 milioni e 800mila, ma i nuovi permessi rilasciati nel corso dell’anno sono stati 290.119, in calo del 12,3% rispetto al 2023.

A trainare il ribasso è il crollo degli arrivi dall’Ucraina (-54,2%), mentre aumentano i nuovi permessi per i cittadini provenienti da Tunisia (+30,7%) e Perù (+25,7%). Diminuiscono invece i permessi per motivi familiari e di studio, ma crescono quelli per lavoro, in aumento del 3,8% rispetto all’anno precedente. Il dato, sottolinea l’Istat, riguarda quasi esclusivamente gli uomini, poiché la crescita dei permessi per motivi lavorativi non ha riguardato le donne.

Nel 2024 sono state 151.120 le persone che hanno presentato domanda di asilo in Italia, 20.555 in più rispetto al 2023. Tuttavia, le Commissioni territoriali per la protezione internazionale hanno esaminato 78.565 prime istanze, respingendone il 64,1%. Un numero che conferma la difficoltà di accesso alla protezione internazionale per la maggior parte dei richiedenti.

Sul fronte delle acquisizioni di cittadinanza italiana, l’Istat segnala oltre 217mila nuovi italiani di origine non comunitaria, un dato in leggera crescita rispetto al 2023. I minori non comunitari divenuti cittadini italiani sono aumentati del 7,3% in un solo anno, e quasi uno su tre vive in Lombardia.

Il report evidenzia anche la struttura demografica della popolazione: gli italiani di origine non comunitaria hanno un’età media di 39 anni, quasi nove anni più giovane rispetto ai cittadini nativi. Oltre la metà risiede in tre regioni del Nord: Lombardia (26,2%), Emilia-Romagna (12,5%) e Veneto (12,1%). Nel Mezzogiorno, i valori sono molto più bassi: in Sicilia i residenti di origine non comunitaria rappresentano il 2,8%, in Campania il 2,3%.

A livello provinciale, oltre alle grandi città metropolitane di Milano, Roma e Torino, si distinguono Brescia, con oltre 81mila italiani di origine non comunitaria, e poi Bergamo, Treviso e Vicenza, con circa 50mila presenze ciascuna.

I nuovi cittadini italiani provengono soprattutto da Albania e Marocco: nel corso del 2024 sono diventati italiani quasi 32mila albanesi e 28mila marocchini, le due comunità storicamente più radicate in Italia. Oltre l’84% di queste naturalizzazioni è avvenuto per residenza o per trasmissione ai minori. Seguono, ma con numeri più contenuti, Argentina, India e Brasile.

Un quadro complesso, quello tracciato dall’Istat, che mostra un’Italia in lenta trasformazione, dove i flussi migratori si stabilizzano ma restano influenzati da fattori geopolitici, economici e sociali che continuano a ridefinire la composizione del Paese.

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