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28 Ottobre 2025 - 18:50
“Manca il muretto da trent’anni”. Ponte sull’Orco, oltre dieci anni di denunce ignorate: ora il caso arriva in Consiglio comunale
Da oltre dieci anni lo segnala. Lo scrive, lo fotografa, lo denuncia. Daniele Mancin, pensionato chivassese con un passato da coordinatore per la sicurezza ambientale, non ha mai smesso di indicare un pericolo concreto: il ponte sull’Orco, lungo la SS11, a ovest di Chivasso. Un manufatto che migliaia di automobilisti attraversano ogni giorno senza sapere che quel parapetto basso, corroso e in parte mancante dal 1994, è oggetto di una lunga sfilza di segnalazioni.
Oggi, finalmente, la vicenda approda in Consiglio comunale, grazie a una raccolta firme e a un’interrogazione del consigliere Bruno Prestìa del gruppo Per Chivasso.
Tutto comincia più di dieci anni fa, quando Mancin fotografa il ponte insieme a due vigili urbani. Nella relazione allegata scrive che il livello del parapetto è troppo basso rispetto al piano stradale e che una parte della spalletta, crollata nel 1994, è stata tamponata con due guardrail metallici. Da allora, nonostante i solleciti e i cambi di amministrazione, la situazione resta invariata. Nel 2014, a guidare Chivasso era Libero Ciuffreda, e Claudio Castello, oggi sindaco, ricopriva il ruolo di assessore ai Lavori Pubblici. Quel ponte, già allora, era considerato una criticità irrisolta. Undici anni dopo, la segnalazione è la stessa, identica nelle parole e nei fatti.
Agli inizi di settembre 2025, Mancin decide di provarci ancora. Redige un documento, lo firma e lo fa firmare da 250 chivassesi, poi lo deposita a Palazzo Santa Chiara.
Il testo, di tono tecnico e misurato, non è una protesta ma una richiesta ragionevole: mettere in sicurezza il transito, pedonale e veicolare, sul ponte dell’Orco. Nel documento, indirizzato al sindaco e all’assessore alla Viabilità, si ricorda che la SS11 Padana Superiore è un’arteria di grande traffico e che quel ponte collega due estremità strategiche della città, in una zona percorsa ogni giorno da pendolari, lavoratori e ciclisti. Si segnala che il parapetto in cemento è mancante per alcuni metri verso il greto del torrente e che la riparazione provvisoria fatta mediante tamponamento con guardrail metallici sovrapposti non può più essere considerata accettabile. A questo si aggiunge il tema dell’illuminazione insufficiente: sul ponte c’è un solo punto luce, mentre sul vicino ponte del Malone ce ne sono quattro. Piccole differenze che diventano grandi, se pensiamo alla sicurezza notturna.

La foto che segnala la mancanza del muretto
La richiesta è chiara: mettere in sicurezza la viabilità, garantendo la protezione di pedoni, ciclisti e mezzi che attraversano quotidianamente il ponte. Non una battaglia ideologica, ma un appello civico. Nella nota finale della petizione, i firmatari — tra cui molti residenti e lavoratori della zona industriale — ringraziano l’amministrazione “per l’attenzionamento” e chiedono solo “una soluzione in un tempo ragionevole”. Eppure, quel tempo è già durato troppo.
A settembre Mancin deposita la petizione. A ottobre, il consigliere Bruno Prestìa presenta un’interrogazione formale al Consiglio comunale. L’atto, datato e protocollato, sarà discusso il 4 novembre.
Nel documento, Prestìa ripercorre la vicenda e chiede risposte puntuali all’amministrazione: vuole sapere se siano state effettuate valutazioni tecniche sullo stato del ponte, se siano stati programmati interventi di manutenzione o consolidamento, se siano previste nuove verifiche statiche, se esistano fondi stanziati e in quali tempi si prevede di usarli, quali misure provvisorie garantiscano la sicurezza nel frattempo e quali iniziative concrete si intendano prendere per tutelare chi attraversa ogni giorno quella struttura.
Le fotografie allegate all’interrogazione parlano da sole: muretti mancanti, guardrail deformati, vegetazione cresciuta sul cemento. Una freccia, tracciata a mano, indica la frattura con la scritta “manca muretto”. È la stessa immagine che Mancin avrebbe potuto scattare dieci, venti o trent’anni fa. Nulla è cambiato.
La forza di questa vicenda non sta solo nel degrado materiale del ponte, ma nella costanza di un cittadino che non ha mai smesso di segnalare. Mancin, ex tecnico, non parla per sentito dire: ha vissuto per mestiere la sicurezza dei cantieri, la responsabilità della prevenzione, la burocrazia che spesso rinvia. Oggi la sua voce, amplificata dalle firme e da un atto consiliare, costringe l’amministrazione a rispondere pubblicamente. È una svolta, se non altro simbolica: dopo anni di segnalazioni, la questione arriva in aula, dove non potrà più essere archiviata come “segnalazione privata”.
Daniele Mancin e Bruno Prestìa segnalano le criticità del ponte sull'Orco tra Chivasso e Brandizzo
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