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Telecontact, sale la tensione anche a Ivrea: il M5S denuncia la svendita del gruppo TIM

Il deputato Antonino Iaria attacca: «Il Governo Meloni guarda e tace mentre si smantella un presidio strategico nazionale». Nella sede eporediese di Telecontact lavorano oggi circa cento persone, molte delle quali arrivate dopo la chiusura di Pont-Saint-Martin

Telecontact, sale la tensione anche a Ivrea: il M5S denuncia la svendita del gruppo TIM

Antonio Maria

La notizia arriva da Roma, ma tocca da vicino anche Ivrea. La società Telecontact Center (TCC), ramo del gruppo TIM che si occupa di assistenza clienti e servizi di contact center, è finita al centro di un nuovo caso politico e sindacale.

Il deputato Antonino Iaria, del Movimento 5 Stelle, ha annunciato un’interrogazione urgente al Ministero delle Imprese e del Made in Italy per chiedere chiarezza sul destino della società e sul futuro dei suoi lavoratori, distribuiti tra le varie sedi italiane: Napoli, Roma, Catanzaro, Caltanissetta, Ivrea, Carsoli e Pont-Saint-Martin.

Secondo quanto si è venuto a sapere, TIM avrebbe avviato la procedura di cessione di Telecontact Center, un passaggio che, se confermato, rischia di avere pesanti conseguenze occupazionali e di indebolire ulteriormente la presenza pubblica in un settore strategico come quello delle telecomunicazioni.

telecontact

«Non si può continuare a spacchettare il gruppo TIM come fosse un supermercato, mentre il Governo Meloni resta fermo a guardare, non solo su Telecontact, ma su tutta la partita delle telecomunicazioni», commenta Iaria, accusando l’esecutivo di inerzia e chiede «trasparenza, numeri chiari e garanzie per chi lavora».

Le preoccupazioni, però, non riguardano solo la capitale. A Ivrea, dove oggi lavorano circa un centinaio di dipendenti, l’annuncio ha già scatenato ansia e incertezza tra gli operatori, molti dei quali erano stati trasferiti nel 2023 dalla sede di Pont-Saint-Martin, chiusa ufficialmente per ragioni di “razionalizzazione dei costi” e “contenimento delle spese energetiche”.

Quel trasferimento aveva già fatto discutere. Secondo i documenti sindacali, 87 lavoratori furono coinvolti nella chiusura dello stabilimento valdostano e 47 di loro accettarono il trasferimento a Ivrea, mentre altri 40 furono ricollocati ad Aosta. La sede eporediese contava già una sessantina di addetti e, dopo l’arrivo dei colleghi valdostani, è arrivata a superare quota cento.

Negli ultimi mesi, però, sul futuro di Telecontact si è addensata un’altra ombra pesante. Secondo fonti sindacali nazionali, TIM starebbe valutando la cessione del ramo aziendale a una nuova società denominata DNA, separando di fatto i servizi di customer care dal gruppo principale. Una mossa che preoccupa i lavoratori e le organizzazioni sindacali, che temono ulteriori esternalizzazioni e una progressiva perdita di tutele contrattuali.

«Tutto questo — accusa Iaria — avviene nel silenzio del Governo, che ancora una volta sembra assistere passivamente allo smantellamento di un’infrastruttura strategica nazionale».

Parole dure, che trovano eco anche tra i sindacati piemontesi, i quali ricordano come, solo due anni fa, la chiusura della sede valdostana fu accompagnata da settimane di scioperi, assemblee e mobilitazioni.

Oggi Ivrea rappresenta uno dei tre “Advanced Caring Center” del gruppo — insieme a Carsoli e alla ex sede di Pont-Saint-Martin — e gestisce milioni di contatti ogni anno per grandi aziende e servizi pubblici. Il rischio, ora, è che anche questa realtà finisca travolta da una nuova riorganizzazione che metterebbe in discussione posti di lavoro e competenze consolidate nel territorio canavesano.

La prospettiva di uno “spacchettamento” totale del gruppo TIM, con la vendita di pezzi considerati “non strategici”, suscita preoccupazione anche sul piano nazionale. Telecontact Center S.p.A. conta oggi circa 1.600 dipendenti in Italia, con oltre 1.900 postazioni operative e un volume di oltre 13 milioni di contatti annui. Numeri che la rendono un presidio importante non solo per l’economia, ma anche per la qualità dei servizi pubblici digitali.

A Ivrea, però, la percezione è un’altra: quella di una comunità del lavoro sospesa, che teme di rivivere lo stesso destino di altre aziende smantellate o delocalizzate negli ultimi anni.

E intanto, mentre il Parlamento si prepara a discutere l’interrogazione del Movimento 5 Stelle, la domanda che resta è semplice e amara: quale sarà il destino dei cento lavoratori di Ivrea, ancora una volta pedine in una partita giocata altrove?

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