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Sanità, firmato il nuovo contratto: aumenti fino a 172 euro, settimana corta e nuove tutele. Ma Cgil e Uil dicono no

Aumenti fino a 172 euro e arretrati da novembre per 581 mila operatori della sanità: nuovi profili, quattro giorni a settimana, maggiori indennità e forti divisioni sindacali

Sanità, firmato il nuovo contratto: aumenti fino a 172 euro, settimana corta e nuove tutele. Ma Cgil e Uil dicono no

Andrea Bottega

Arrivano finalmente gli aumenti in busta paga per oltre 581 mila lavoratori del comparto Sanità: infermieri, ostetriche, tecnici, amministrativi e personale sanitario. Gli incrementi, che potranno raggiungere fino a 172 euro lordi al mese, saranno visibili già da novembre, con l’erogazione degli arretrati per il biennio 2024-2025. Si tratta del primo effetto concreto del nuovo contratto collettivo nazionale 2022-2024, firmato definitivamente all’Aran dopo mesi di trattative complesse e la preintesa raggiunta a giugno.

Il rinnovo introduce novità sostanziali: dall’ampliamento dei percorsi di carriera alla possibilità di lavorare su quattro giorni a settimana per un totale di 36 ore, fino alla creazione del nuovo profilo professionale di Assistente infermiere. Vengono inoltre introdotte le ferie “a ore”, una maggiore flessibilità nella gestione dei turni, e il patrocinio legale gratuito per chi subisce aggressioni sul luogo di lavoro, con la possibilità di ricevere anche supporto psicologico. Tra i benefici economici più rilevanti figura l’aumento delle indennità specifiche, in particolare quelle del pronto soccorso, che potranno arrivare fino a 500 euro mensili per chi è impegnato nei reparti di emergenza.

Il presidente dell’Aran, Antonio Naddeo, ha definito la trattativa “difficile, ma positiva”, sottolineando che il nuovo contratto rappresenta “una buona base di partenza per la prossima tornata 2025-2027”. Nel testo vengono introdotte anche misure a favore dei lavoratori più anziani, che potranno chiedere il part-time, l’esonero dai turni notturni o dalla pronta disponibilità, o essere impiegati come tutor dei neoassunti, in un’ottica di valorizzazione dell’esperienza maturata. Viene inoltre prevista la possibilità di cedere parte delle proprie ferie per assistere familiari di primo grado, le cosiddette ferie solidali, un gesto di solidarietà che riconosce il valore umano del lavoro di cura.

Soddisfatto anche il ministro per la Pubblica amministrazione, Paolo Zangrillo, che ha parlato di “un passo importante, frutto di una trattativa complessa ma necessaria”. Gli aumenti medi, ha ricordato, “sono pari a circa 170 euro mensili, con significativi incrementi delle indennità specifiche”. Zangrillo ha poi richiamato la necessità di “rendere effettivi gli stanziamenti per il nuovo triennio 2025-2027”, per garantire una continuità contrattuale e consolidare gli impegni presi con i lavoratori del servizio sanitario.

Positivo anche il commento del presidente del Comitato di settore Regioni-Sanità, Marco Alparone, che ha parlato di una nuova fase “da costruire subito, per assicurare una negoziazione continua e migliorare l’attrattività del sistema sanitario”. Ottimismo condiviso dai due sindacati di categoria che hanno firmato l’intesa. Per Andrea Bottega, segretario nazionale del sindacato infermieristico Nursind, “la firma è un momento importante perché consente di sbloccare subito l’iter della prossima tornata contrattuale 2025-2027”. Più cauto ma comunque favorevole il commento del presidente del Nursing Up, che definisce il nuovo contratto “un buon punto di partenza, ma non un traguardo: ora la battaglia sarà per ottenere stipendi più dignitosi e percorsi di carriera reali”.

Paolo Zangrillo

Paolo Zangrillo

Di tutt’altro segno le reazioni della Fp Cgil e della Uil, che non hanno sottoscritto l’accordo. Per la Cgil si tratta di un “contratto al ribasso che mortifica i lavoratori della sanità pubblica”, al punto da determinare, secondo le stime del sindacato, “una perdita media di 172 euro mensili rispetto al costo della vita”. Ancora più dura la Uil, che parla di “un contratto basato su meccanismi accessori e temporanei”, fondato su straordinari e prestazioni aggiuntive invece che su aumenti strutturali e stabilità retributiva. Nel mirino anche la nuova figura dell’Assistente infermiere, ritenuta “vaga e priva di un adeguato inquadramento normativo”, con il rischio di creare confusione nei ruoli e indebolire i livelli essenziali di assistenza.

Tra soddisfazioni e bocciature, la firma all’Aran segna comunque la fine di una lunga attesa e apre una nuova stagione contrattuale. Ma il giudizio complessivo resta sospeso. Per molti operatori, si tratta di un passo avanti importante ma non risolutivo: la sanità pubblica continua a soffrire di carenza di personale, carichi di lavoro insostenibili e stipendi troppo bassi rispetto alla complessità delle mansioni. La speranza è che il rinnovo appena firmato non resti un episodio isolato, ma rappresenti davvero l’inizio di un percorso di rilancio e di riconoscimento concreto per chi ogni giorno tiene in piedi ospedali, reparti e servizi di emergenza.

Insomma, il contratto 2022-2024 è un segnale di movimento dopo anni di stasi, ma la vera sfida sarà quella di non fermarsi qui, di trasformare gli impegni sulla carta in miglioramenti reali nella vita dei lavoratori e nella qualità del sistema sanitario nazionale.

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