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Ivrea in Azione

Sì, io sì. Ribellarsi all’apatia per far rinascere Ivrea

In un tempo di opportunismi e silenzi, la politica locale sembra aver smarrito il contatto con la realtà. Ma c’è ancora chi dice “sì” al coraggio di proporre, di agire e di credere in una città più viva, sicura e giusta

Municipio di Ivrea

Municipio di Ivrea

“No, io no”, dice una canzone. Ma io, mentre scrivo ascoltando le mie preferite, vorrei dire il contrario: “Sì, io sì.”
Non su questioni futili, ma su quelle che contano davvero: la politica, le scelte che plasmano la vita dei cittadini, la voglia di vedere un cambiamento reale nel nostro territorio.

Il problema è che viviamo immersi nella politica dell’opportunismo. Persone anche preparate, chiamate a decidere per la collettività, finiscono per pensare solo a se stesse. Le scelte vengono condizionate da interessi personali, da pressioni esterne, dal bisogno di mantenere il consenso. È come se molti amministratori fossero diventati automi, programmati per obbedire a chi ha più potere. Come possiamo aspettarci il bene comune, se domina l’egoismo?

Ecco perché tanti scelgono di non votare. Dicono che “la politica è sporca”. Io aggiungo: anche infantile. Un’astensione che è una protesta contro una politica che ha dimenticato le esigenze reali dei cittadini.
A Ivrea, questo significa perdere occasioni preziose, rinunciare a vitalità, a futuro. Si parla più di consenso che di soluzioni, e spesso si finisce per favorire pochi a scapito di molti. Io non ci sto. Preferisco perdere tutto piuttosto che piegarmi. Fare il consigliere comunale non deve voler dire seguire la corrente: deve voler dire proporre, agire, cambiare.

Desidero una città efficiente, pulita, sicura, viva, con un tessuto sociale forte. Ma l’apatia che respiro è disarmante. E nei momenti peggiori, sembra che esistano solo feste e folclore. Intanto la piscina comunale resta chiusa, privando tanti — anche malati di sclerosi multipla — di uno spazio riabilitativo. E le strade al buio continuano a mettere a rischio pedoni e automobilisti. Ma di questo non parla quasi nessuno.

Si dicono molte cose su di me — la più gentile è che sarei “ondivago”. Me ne infischio. Amo questa città perché è la mia. Sono nato, cresciuto e lavoro qui. Non come chi amministra da lontano, ignorando perfino i nomi delle vie o lo stato dei marciapiedi.
Come si può governare un luogo che non si conosce? Come si può parlare di politica senza toccare con mano i problemi? La vera politica nasce dall’ascolto e dalla presenza, non dal clientelismo o dall’autocompiacimento.

A Ivrea c’è tanto da fare, e serve una visione collettiva. Idee, coraggio, partecipazione. “Il mondo è un palcoscenico”, scriveva Shakespeare: e allora recitiamo la parte di chi vuole davvero cambiare le cose.
Diciamo “sì” a una città più giusta, accogliente, viva. Io dico “sì, io sì”. Spero che tanti altri si uniscano a me.
Perché non servono grandi gesti, ma scelte concrete, quotidiane, che migliorano la vita di tutti. L’importante è parlarne, confrontarsi, crederci. Solo così potremo scrivere insieme la vera colonna sonora di Ivrea: aperta, vitale, ospitale, sicura.
E soprattutto, vivibile. Ciao!!

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