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26 Ottobre 2025 - 08:00
Francesco Giglio
Una mozione, evidentemente concordata, per chiedere alla giunta di tornare a fare sul serio con i lavori pubblici. È firmata da Francesco Giglio e Barbara Manucci (PD), Andrea Gaudino (Laboratorio civico) e Vanessa Vidano (Viviamo Ivrea).
Punta a una cosa semplice ma concreta: obbligare (si fa per dire) l’amministrazione a predisporre e approvare entro la fine dell’anno un nuovo piano triennale dei lavori pubblici, da affidare alla società Ivrea Parcheggi.
I quattro partono da un dato evidente: Ivrea cade a pezzi, tra buche, piazze dissestate e lavori che si trascinano da anni. E intanto, l’ufficio tecnico del Comune è ormai sommerso di carte e cantieri PNRR, tanto che non riesce a stare dietro alla manutenzione ordinaria.
“Le risorse in bilancio ci sono”, si legge nella mozione, ma non vengono impiegate per dare risposte ai cittadini. Eppure – ricordano i proponenti – il Comune possiede l’85% di Ivrea Parcheggi, una società che per contratto può occuparsi non solo di parcheggi, ma anche della progettazione e realizzazione di strade, opere e impianti legati alla mobilità urbana. Insomma, uno strumento già pronto all’uso, previsto per legge e perfettamente in regola.
Nel documento si richiama anche un precedente: la convenzione approvata dal consiglio comunale nel 2017 e il piano triennale 2018 e 2020. Allora, tra gli interventi previsti figuravano il rifacimento di Piazza Credenza per 250 mila euro, di Piazza Fillak per 25 mila, di Piazza Pistoni per 120 mila e di Piazza Rondolino per 16 mila, per un totale complessivo di oltre quattrocentomila euro. Quello schema – sostengono i consiglieri di maggioranza – funzionò, e dimostrò che si può pianificare in modo serio, definendo un programma pluriennale da discutere e approvare in Consiglio comunale, invece di procedere a colpi di emergenze o annunci.
Per questo, la mozione chiede di tornare a quella logica: un nuovo piano triennale 2026–2028, costruito su tre criteri chiari. Primo: che rispetti la convenzione con Ivrea Parcheggi. Secondo: che si basi sulla reale capacità della società di seguire i lavori. Terzo: che sia calibrato sulle disponibilità economiche già presenti in bilancio. L’impegno richiesto al Sindaco e alla Giunta è di portare il piano in aula entro la fine del 2025, così da garantire l’approvazione e l’avvio operativo entro i primi mesi del 2026.
Per la cronaca a quei tempi il presidente di Ivrea Parcheggi era - toh guarda - lo stesso Giglio che oggi siede tra le file del Pd.
La mozione è anche una critica indiretta (si fa per dire) all’attuale amministrazione, accusata di aver abbandonato uno strumento utile per tenere in ordine la città e coordinare la manutenzione urbana.
In pratica, il messaggio politico è chiaro: basta improvvisazioni, servono scelte. E soprattutto serve una città che torni a pianificare le proprie opere pubbliche con serietà. I firmatari ricordano che la convenzione con Ivrea Parcheggi è ancora pienamente in vigore, e non usarla significa rinunciare a uno strumento che la stessa amministrazione possiede. “Le risorse ci sono, la società c’è, la convenzione pure: quello che manca è la volontà politica”, scrivono in sostanza i proponenti.
E fin qui tutto bene, quel che qualcuno si è dimenticato è il dibattito che in allora si fece in consiglio comunale. All'opposizione era seduto Francesco Comotto, oggi assessore. Fu proprio lui a dirne di cotte e di crude, talmente tante da far tremare i muri del palazzo municipale.
Qualcuno se lo ricorda ancora o no?

Francesco Comotto
Chissà se Comotto redarguirà Giglio, Manucci, Guadino e Vidano come a suo tempo fece con Carlo Della Pepa.
“Questa società - tuonò - si è occupata di tutto ai limiti dello statuto. Ha anche acceso un mutuo per acquistare gli immobili in cui oggi hanno sede gli uffici giudiziari. Che cosa c’entra con la gestione dei parcheggi l’acquisto di un edificio? Mica è un’immobiliare ...”.
“Non funziona così - si mise o a urlare come una cocorita - Se l’ufficio tecnico non serve chiudiamolo...”.
Su Ivrea Parcheggi ci furono divergenze tra Comotto e il Pd, entrambi seduti in Opposizione, anche nell'era di Stefano Sertoli.
E sul Pd, dobbiamo ammetterlo, l'idea di un impegno maggiore della Municipalizzata c'è sempre stato.
Non più tanto fresco di stampa uno dei battibecchi che si fece in consiglio sulla stato di salute delle "partecipate"
“Vogliamo conoscere il futuro e perché la si utilizza solo per controllare chi paga il parcheggio..." inforcava l'allora capogruppo del Pd Maurizio Perinetti che peraltro chiedeva di passare da un consiglio di amministrazione composto da tre persone all’Amministratore unico, tanto per risparmiare un po’ con le indennità.
“Basta! Chiudiamola! Controlla solo i tagliandi della sosta... - gli faceva eco Massimo Fresc, oggi assessore alle partecipate - E smettiamola di dire che non si può chiedere perché c’è un mutuo. A fare utili con le riduzioni del canone in favore del Comune sono capaci tutti... E parliamo di un canone stabilito 15 anni fa che non è mai stato indicizzato. Qualcuno me lo spiega perché quando aumenta l’introito il contributo non aumenta?’.
Con l’amaro in bocca anche Francesco Comotto, non solo con Ivrea Parcheggi, ma un po’ con tutto. Perché fosse stato per lui il Comune avrebbe dovuto uscire da tutte le aziende municipali.
“Vado a vedere quali sono le partecipazioni - stigmatizzava - e trovo una sfilza di società per le quali non si può incidere neanche se ci mettessimo attaccati al lampadario... Ci sono nove società partecipate da Smat di cui noi non sappiamo nulla ma non possiamo dire nulla. Mi chiedo che cosa serva investire qui il nostro tempo...”.
Comotto, peraltro, se la prendeva anche con il Consorzio per gli insediamenti produttivi made in Alberta Pasquero, intoccabile donna del Pd. “Qualcuno sa dirmi che cosa fa? Io non sono ancora riuscito a capirlo - stigmatizzava - Ricordo che a un certo punto il Comune ha affidato loro il piano di gestione Unesco pagato 60 mila euro. Senza quei soldi non sarebbero riusciti a chiudere il bilancio in pareggio...”.
Tant'è acqua passata. Oggi Comotto è un altro Comotto, un Comotto diverso, un Comotto che si incazza con chi gli ricorda il Comotto che era, insomma un Comotto targato "Pd" pronto a peroare certe causa più del Pd. Senza vergognarsi neanche un pochetto....
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