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25 Ottobre 2025 - 19:15
Ivrea difende l’educazione sessuale: “Un danno alle nuove generazioni vietarla a scuola”
A Ivrea il dibattito sull’educazione sessuale e affettiva nelle scuole arriva in Consiglio comunale e lo fa con parole pesanti come pietre: “Un danno alle nuove generazioni”.
Così si intitola l’ordine del giorno presentato da Erna Restivo e Andrea Gaudino del Laboratorio Civico Ivrea, da Barbara Mannucci e Annalisa Bolzanello del Partito Democratico e da Vanessa Vidano di Viviamo Ivrea. Un documento politico e insieme civile, che è anche un grido d’allarme di fronte al disegno di legge del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, attualmente all’esame della Commissione Cultura, Scienza e Istruzione della Camera.
Il testo non gira attorno alle parole: quel disegno di legge, spiegano i firmatari, “in materia di consenso informato in ambito scolastico”, introduce un divieto esplicito. L’articolo 1, comma 4, esclude qualsiasi attività didattica o formativa sui temi della sessualità non solo nella scuola dell’infanzia e primaria, ma – dopo un emendamento voluto dalla Lega – anche nella scuola media. Niente lezioni, niente laboratori, niente progetti: il silenzio come nuova pedagogia. E alle superiori? Solo con il “consenso informato scritto dei genitori”.
Per i consiglieri eporediesi si tratta di “un brusco e grave salto indietro rispetto al diritto dei giovani a ricevere un’educazione di qualità”. Un passo indietro, non solo culturale, ma umano. Il documento cita un rapporto della Commissione Europea del 2022, basato su studi dell’OMS e dell’UNESCO, che afferma con chiarezza: “Insegnare gli aspetti cognitivi, emotivi, sociali e fisici della sessualità ha effetti positivi sulla salute sessuale e riproduttiva di bambini e giovani”. E aggiunge: “Emergono prove che i programmi di educazione alla sessualità nelle scuole contribuiscono all’uguaglianza di genere, ai diritti umani e al benessere dei ragazzi”.

Îl Municipio di Ivrea
A sostenere questa posizione è anche la Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi, Maria Antonietta Gulino, che il 17 ottobre ha scritto direttamente alla premier Giorgia Meloni e ai ministri Valditara e Roccella. Nella sua lettera parla di “una scelta miope, un passo indietro su un tema fondamentale per la crescita sana e consapevole delle nuove generazioni”.
Gli eporediesi non usano toni diversi. “L’età evolutiva, e in particolare l’adolescenza, costituisce il pilastro su cui poggia l’intero sviluppo dell’identità personale e relazionale”, si legge nel testo. E ancora: “Percorsi educativi adeguati all’età, condotti da professionisti competenti, rappresentano una tutela della salute psicologica dei giovani e un fattore protettivo contro la violenza in tutte le sue forme”.
Il riferimento è diretto ai troppi episodi di femminicidio e violenza di genere che ogni giorno riempiono le cronache. Per i promotori dell’ordine del giorno, la prevenzione deve partire da lì, dai banchi di scuola: “Senza educazione all’affettività e al rispetto, non ci sarà mai vera parità”.
Il documento mette in guardia anche contro i rischi del vuoto educativo. “In assenza di spazi qualificati, le ragazze e i ragazzi rischiano di formarsi su fonti non attendibili o su materiali diseducativi facilmente reperibili online”, con il risultato di interiorizzare modelli di relazione tossici e stereotipi di genere. Un terreno fertile per violenza, bullismo e cyberbullismo, che la scuola avrebbe invece il dovere di disinnescare.
E allora a Ivrea, la maggioranza di centrosinistra, dice no al silenzio imposto per legge. Dice sì a un’educazione che unisca famiglie, insegnanti e studenti in un “Patto di corresponsabilità” fondato sul rispetto, sulla conoscenza e sull’autonomia. Perché – si legge nel testo – “un’educazione affettiva e sessuale scientificamente fondata aiuta a sviluppare la consapevolezza, il rispetto reciproco e la capacità di riconoscere e gestire le emozioni”.
Non è solo un atto formale: al prossimo consiglio comunale la maggioranza chiederà che l’ordine del giorno venga trasmesso alla Presidenza del Consiglio dei ministri, al Ministero dell’Istruzione e del Merito, al Ministero della Famiglia, della Natalità e delle Pari Opportunità e alla VII Commissione della Camera, affinché riconsiderino la loro posizione.
In fondo, la battaglia non è soltanto politica. È una questione di dignità e di futuro. A Ivrea lo sanno bene: la libertà si impara, come si impara l’empatia. E la scuola – quella vera, non la scuola del silenzio – serve proprio a questo. A crescere esseri umani capaci di scegliere, capire, amare e rispettare.
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