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Pur essendo in carcere resta incinta. La rabbia dell’OSAPP. “Altro che rieducazione, ormai è Disneyland”

Nel carcere di Vercelli una detenuta scopre di aspettare un figlio dopo i colloqui con un altro recluso. Il sindacato della Polizia Penitenziaria attacca: “Sistema allo sbando, dirigenti incapaci e sicurezza a pezzi”. Intanto lei, incinta di nove settimane, è tornata in cella

Pur essendo in carcere resta incinta. La rabbia dell’OSAPP. “Altro che rieducazione, ormai è Disneyland”

Pur essendo in carcere resta incinta. La rabbia dell’OSAPP. “Altro che rieducazione, ormai è Disneyland”

Altro che “rieducazione” e percorsi di reinserimento sociale: nelle carceri piemontesi, ormai, succede davvero di tutto.
A Vercelli, dietro le sbarre di Billiemme, una detenuta è rimasta incinta. Sì, incinta. In carcere. Un fatto che neppure il cinema di Totò avrebbe osato immaginare.

La notizia, pubblicata da La Stampa, ha fatto il giro del Paese e sollevato la furia del sindacato autonomo della Polizia penitenziaria OSAPP, che parla senza mezzi termini di “sistema penitenziario modello Disneyland”.

La protagonista — chiamiamola Angela — è una giovane donna rinchiusa a Vercelli dal giugno 2024 per furto e rapina. Nove settimane fa, in un colloquio con un altro detenuto, Mario, suo ex compagno e padre della bambina nata nel 2018, è rimasta incinta.
Sì, perché Mario è rinchiuso nello stesso carcere, anche se in un reparto separato. I due avevano ottenuto di incontrarsi per questioni di “genitorialità”, prima insieme alla figlia, poi da soli. E in uno di questi colloqui, evidentemente, la genitorialità è andata ben oltre il previsto.

La scoperta è arrivata solo pochi giorni fa, dopo un malore. Angela è stata portata al Pronto Soccorso di Vercelli, dove i medici hanno confermato la gravidanza. E da lì è partita la bomba.
Il direttore della Casa circondariale, Giovanni Rempiccia, si è limitato a un laconico «sono in corso accertamenti».
Accertamenti, sì. Ma il punto è che qualcuno — dentro un carcere dove tutto dovrebbe essere controllato, filmato e sorvegliato — ha chiuso gli occhi.

carcere

La stanza dei colloqui, infatti, è dotata di vetrata e di videosorveglianza da remoto. Un operatore segue più colloqui contemporaneamente.
Eppure, nessuno si è accorto di nulla. Forse per distrazione, forse per “rispetto dell’intimità”. Fatto sta che, come dice il vecchio proverbio, “l’amore trova sempre una via”, anche quando ci sono le sbarre.

E l’OSAPP non ci sta. Il segretario generale Leo Beneduci ha diffuso un comunicato stampa che è una vera e propria bordata contro l’Amministrazione penitenziaria.

«Siamo ormai al paradosso penitenziario – dichiara Beneduci –. Mentre la Polizia penitenziaria è abbandonata tra violenze, aggressioni e carenze di organico croniche, l’Amministrazione pensa a favorire le esigenze sentimentali dei detenuti. La sicurezza è crollata, la disciplina è un ricordo e il sistema è allo sbando totale.»

Il sindacato denuncia una gestione allo sfascio, chiedendo l’immediato intervento del Ministro della Giustizia Carlo Nordio e l’invio di ispettori a Vercelli e al Provveditorato Regionale di Torino.

«Nel Distretto Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta si sta consumando un fallimento gestionale senza precedenti – prosegue Beneduci –. Fatti come quelli di Vercelli dimostrano che il sistema penitenziario non funziona: i detenuti fanno quello che vogliono, e chi dovrebbe vigilare non vigila.»

L’ironia amara dell’OSAPP non risparmia nulla e nessuno. Nel comunicato si legge: «Tra stanze dell’amore e caos gestionale – ora anche gravidanze interne. Complimenti al sistema penitenziario modello Disneyland!»

Poi la stoccata finale, degna di una commedia nera: «Almeno a Pavia distribuiscono i preservativi...»

Un sarcasmo che fotografa bene lo stato di un sistema penitenziario sempre più simile a una farsa burocratica.
Perché, mentre nelle carceri esplodono le aggressioni, aumentano i suicidi e mancano gli agenti, c’è chi pensa alle “stanze dell’affettività”. E a Vercelli, l’affettività ha fatto centro.

Angela, intanto, è tornata in cella. È colpevole, sì, ma anche incinta. E dentro un carcere che non è riuscito a impedire l’impossibile.
Se non è caos, questo, poco ci manca.
E mentre si discute di “rieducazione”, “umanità” e “nuovi modelli penitenziari”, qualcuno — come l’OSAPP — ha già trovato la definizione più precisa e impietosa: “Il carcere italiano è diventato Disneyland. Ma senza Topolino. Solo confusione e illusioni”.

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