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Cronaca
25 Ottobre 2025 - 11:08
Uova, striscioni e minacce al liceo Curie di Pinerolo: la condanna del M5S
Le uova sulla facciata, lo striscione strappato e poi riapparso con una scritta che è un insulto e una minaccia: "Zecche rosse per voi le fosse". È l’istantanea più cruda dell’occupazione del liceo Curie di Pinerolo, nata per esprimere solidarietà al popolo palestinese e trasformata, suo malgrado, in un caso che riaccende il dibattito su libertà di espressione, dissenso e confini del confronto dentro la scuola. Dalla politica locale arriva una presa di posizione netta: il Movimento 5 Stelle Pinerolese, forza che guida la coalizione al governo della città, ha espresso piena solidarietà agli studenti e una condanna senza appello di ogni forma di violenza.
Secondo quanto riferito, durante l’occupazione organizzata dal collettivo studentesco in accordo con la scuola, sono stati affissi tre striscioni: alcuni recavano la bandiera della Palestina, altri contestavano il Decreto sicurezza. Nel corso della manifestazione, conclusa ieri, tre ragazzi incappucciati sarebbero entrati nell’istituto, lanciando uova contro la facciata e strappando uno degli striscioni. Nella notte quello stesso striscione è ricomparso con una scritta rivolta agli studenti: "Zecche rosse per voi le fosse". Un gesto che, per modalità e contenuto, ha assunto i contorni di un’intimidazione.
In un post diffuso sui social, il Movimento 5 Stelle Pinerolese — che guida la coalizione che amministra la città — "esprime la propria vicinanza e solidarietà agli studenti e alle studentesse del liceo Curie, vittime di un’aggressione inaccettabile. La scuola è e deve restare un luogo di libertà, confronto e crescita civile, non un campo di violenza o intimidazione. Chi pensa di usare violenza contro chi esprime le proprie idee, colpisce i valori fondamentali della democrazia e del vivere comune. Siamo al fianco dei giovani che hanno il coraggio di partecipare, manifestare e pensare con la propria testa. Difendere il loro diritto a farlo significa difendere il futuro del nostro Paese. Nessuna violenza, mai, potrà mettere a tacere la voce di chi crede nella libertà e nella giustizia. Oggi e sempre contro ogni deriva".
L’occupazione del Curie aveva un obiettivo dichiarato: testimoniare vicinanza al popolo palestinese. Una mobilitazione che, stando a quanto riportato, era stata concordata con l’istituto. Le parole d’ordine della protesta — i simboli della Palestina e la contestazione del Decreto sicurezza — si collocano dentro un perimetro di partecipazione civile che gli studenti rivendicano come diritto e dovere: esprimere un punto di vista, aprire un dibattito, chiamare la comunità scolastica a interrogarsi sul presente.
Il blitz dei tre incappucciati, con l’uso di uova e lo strappo dello striscione poi deturpato, segna un salto di qualità nel clima del confronto: dal dissenso alla delegittimazione, fino all’intimidazione verbale. La scuola, per vocazione, è il luogo dove idee diverse si misurano senza ricorrere alla forza. Per questo la condanna della violenza non è solo un riflesso istituzionale, ma un argine a tutela di un bene comune: la possibilità, soprattutto per i più giovani, di imparare a dissentire senza ferire. È qui che si gioca la credibilità di tutti gli attori — studenti, dirigenti, politica — chiamati a dimostrare che il pluralismo non è un rischio, ma una risorsa se accompagnato da regole chiare e responsabilità condivise.
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